Il buon senso che cresce

da | 30 Mar 2012

Ci sono almeno due dati importanti, uno aggiornato in tempo reale e l’altro annualmente, che dimostrano una cosa ovvia, il buon senso esiste e viene perseguito nonostante l’élite degenerata tenti di rallentare la reale crescita umana; un buon senso facilmente comprensibile dalla maggioranza dei cittadini molto meno dal “potere invisibile” poiché farebbe ridurre i profitti delle SpA aderenti al dogma della crescita infinita.
Il primo dato è il numero degli Enti locali che aderiscono al “Patto dei Sindaci”, circa 3773 firmatari di cui ben 1813 sono italiani, e l’altro dato è pubblicato da Legambiente circa il rapporto dei “comuni rinnovabili 2012”, il documento rivela che aumenta la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile e si riduce la quota parte petrolifera.

Questo buon senso sarebbe potuto crescere più velocemente se noi avessimo avuto un Parlamento e un Governo adeguati alle opportunità che le idee semplici mostrano a tutti. Ad esempio bisognerebbe avere un “conto energia” maggiormente prolungato nel tempo e meglio incentivato, anziché ridurlo progressivamente, inoltre la percentuale delle detrazioni fiscali (55%) andrebbe alzata all’80% o al 90% anziché prevederne una riduzione fino al 36%. Tutti interventi fiscali che non producono debito pubblico perché si autofinanziano, ma incentivano il buon senso, muovono economia reale, e fanno crescere posti di lavoro in settori socialmente utili.

I cittadini possono fare molto in tal senso, basta non delegare le nostre libertà a gruppi politici corrotti e inadeguati e impegnarsi a sviluppare le reali capacità umane. I fatti dimostrano che le idee diffuse ampiamente, persino, negli anni ’70 erano valide, la Terra ha limiti fisici evidenti ed esistono tecnologie che ci consentono di vivere in armonia con la natura, oggi esistono persino programmi politici, metodi e indagini, che ci aiutano a capire come trasformare e produrre le merci per ridurre al minimo gli impatti, in diversi casi possiamo trasformare l’energia senza inquinare.

L’insieme di queste politiche annunciate e intraprese dagli Enti locali condurrà alla riduzione o alla cancellazione degli sprechi perché l’energia sarà impiegata in maniera più razionale e ci sarà come effetto la riduzione del Prodotto Interno Lordo (PIL), ma nello stesso tempo un aumento della qualità vita, quindi una decrescita felice. E’ banale ricordarlo, ma una casa che disperde energia contribuisce a far crescere il PIL, ma peggiora il comfort abitativo, mentre una ristrutturazione adeguata fa decrescere il PIL, ma migliora il comfort. Ricordo anche che è stata confrontata sia la domanda dell’energia che il costo nel ciclo vita di un edificio, secondo la consuetudine costruttiva – 50 anni -, e risulta scoveniente non intervenire per eleminare i costi, poiché è molto maggiore la domanda di energia (edifico in classe D, E, F, G) rispetto a quella impiegata per estrarre le materie prime e smaltire l’edificio stesso, fine ciclo vita.

Dobbiamo far crescere questo buon senso e puntare all’autosufficienza energetica, alla sovranità alimentare e monetaria, la moneta non è ricchezza, ma un mezzo banale per scambiarsi le merci, mentre bisogna far crescere la quota parte di beni autoprodotti e servizi immateriali presi in gestione diretta dalla comunità locale.

Fonte: Blog di Peppe Carpentieri