Il Vangelo e il casinò mondiale

da | 27 Mar 2012

In questo periodo quaresimale sento l’urgenza di condividere con voi una riflessione sulla “tempesta finanziaria” che sta scuotendo l’Europa, rimettendo tutto in discussione: diritti, democrazia, lavoro… In più arricchendo sempre di più pochi a scapito dei molti impoveriti. Una tempesta che rivela finalmente il vero volto del nostro Sistema: la dittatura della finanza.

L’Europa, come l’Italia, è prigioniera di banche e banchieri. È il trionfo della finanza o meglio del “finanzcapitalismo”, come lo definisce Luciano Gallino: «Il finanzcapitalismo è una mega-macchina, che è stata sviluppata nel corso degli ultimi decenni, allo scopo di massimizzare e accumulare sotto forma di capitale e insieme di potere, il valore estraibile sia del maggior numero di esseri umani sia degli eco-sistemi». Estrarre valore è la parola chiave del finanzcapitalismo che si contrappone al produrre valore del capitalismo industriale, che abbiamo conosciuto nel dopoguerra. È un cambiamento radicale del Sistema!

Il cuore del nuovo Sistema è il denaro che produce denaro e poi ancora denaro. Un Sistema basato sull’azzardo morale, sull’irresponsabilità del capitale, sul debito che genera debito. È la cosiddetta “finanza creativa”, con i suoi “pacchetti tossici” dai nomi più strani (sub-prime, derivati, futuri, hedge-funds…) che hanno portato a questa immensa bolla speculativa che si aggira, secondo gli esperti, sul milione di miliardi di dollari! Mentre il prodotto interno lordo mondiale si aggira sui sessantamila miliardi di dollari. Un abisso separa quei due mondi: il reale e lo speculativo. La finanza non corrisponde più all’economia reale. È la finanziarizzazione dell’economia.

Per di più le operazioni finanziarie sono ormai compiute non da esseri umani, ma da algoritmi, cioè da cervelloni elettronici che, nel giro di secondi, rispondono alle notizie dei mercati. Nel 2009 queste operazioni, che si concludono nel giro di pochi secondi, senza alcun rapporto con l’economia reale, sono aumentate del 60% del totale. L’import-export di beni e servizi nel mondo è stimato intorno ai 15mila miliardi di dollari l’anno. Il mercato delle valute ha superato i 4mila miliardi al giorno: circolano più soldi in quattro giorni sui mercati finanziari che in un anno nell’economia reale. È come dire che oltre il 90% degli scambi valutari è pura speculazione.

Penso che tutto questo cozzi radicalmente con la tradizione delle scritture ebraiche radicalizzate da Gesù di Nazareth. Un insegnamento, quello di Gesù, che uno dei nostri migliori moralisti, don Enrico Chiavacci, nel suo volume Teologia morale e vita economica, riassume in due comandamenti, validi per ogni discepolo: “Cerca di non arricchirti” e “Se hai, hai per condividere”. Da questi due comandamenti, Chiavacci ricava due divieti etici: “divieto di ogni attività economica di tipo esclusivamente speculativo”, come giocare in borsa con la variante della speculazione valutaria, e “divieto di contratto aleatorio”. Quest’ultimo, Chiavacci lo spiega così: «Ogni forma di azzardo e di rischio di una somma, con il solo scopo di vederla ritornare moltiplicata, senza che ciò implichi attività lavorativa, è pura ricerca di ricchezza ulteriore». Ne consegue che la filiera del gioco, dal gratta e vinci al casinò, è immorale.

Tutto questo, sostiene sempre Chiavacci, «cozza contro tutta la cultura occidentale che è basata sull’avere di più. Nella cultura occidentale la struttura economica è tale che la ricchezza genera ricchezza».

Noi cristiani d’Occidente dobbiamo chiederci cosa ne abbiamo fatto di questo insegnamento di Gesù in campo economico-finanziario. Forse ha ragione il gesuita p. John Haughey quando afferma: «Noi occidentali leggiamo il Vangelo come se non avessimo soldi e usiamo i soldi come se non conoscessimo nulla del Vangelo». Dobbiamo ammettere che come chiese abbiamo tradito il Vangelo, dimenticando la radicalità dell’insegnamento di Gesù: parole come «Dio o Mammona»,”o il comando al ricco «Và, vendi quello che hai e dallo ai poveri».

In un contesto storico come il nostro, dove Mammona è diventato il dio-mercato, le chiese, eredi di una parola forte di Gesù, devono iniziare a proclamarla senza paura e senza sconti nelle assemblee liturgiche come sulla pubblica piazza. L’attuale crisi finanziaria «ha rivelato comportamenti di egoismo, di cupidigia collettiva e di accaparramento di beni su grande scala». Così afferma il recente documento del Pontificio consiglio di giustizia e pace (Per una riforma del Sistema finanziario e monetario internazionale). Nessuno può rassegnarsi a vedere l’uomo vivere come “homo homini lupus”.

Per questo è necessario passare, da parte delle comunità cristiane, dalle parole ai fatti, alle scelte concrete, alla prassi quotidiana: «Non chiunque mi dice “Signore, Signore” entrerà nel Regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio». (Matteo, 7,21)

Come chiese, dobbiamo prima di tutto chiedere perdono per aver tradito il messaggio di Gesù in campo economico-finanziario, partecipando a questa bolla speculativa finanziaria (il grande casinò mondiale). Ma pentirsi non è sufficiente, dobbiamo cambiare rotta, sia a livello istituzionale che personale.

A livello istituzionale (diocesi e parrocchie):

– promuovendo commissioni etiche per vigilare sulle operazioni bancarie;
– invitando tutti al dovere morale di pagare le tasse;
– ritirando i propri soldi da tutte le banche commerciali dedite a fare profitto sui mercati internazionali;
– investendo i propri soldi in attività di utilità sociale e ambientale, rifiutandosi di fare soldi con i soldi
– collocando invece i propri risparmi in cooperative locali o nelle banche di credito cooperativo;
– privilegiando la Banca Etica, le Mag (Mutue auto-gestione) o le cooperative finanziarie.
– rifiutando le donazioni che provengono da speculazioni finanziarie, soprattutto sul cibo, come ha detto recentemente Benedetto XVI nel suo discorso alla FAO.

A livello personale ogni cristiano ha il dovere morale di controllare:

– in quale banca ha depositato i propri risparmi;
– se è una “banca armata”, cioè se partecipa al commercio delle armi;
– se partecipa al grande casinò della speculazione finanziaria;
– se ha filiali in qualche paradiso fiscale;
– se ottiene i profitti da “derivati” o altri pacchetti tossici.

«Le banche, che dopo aver distrutto la nostra economia, sono tornate a fare affari – scrive il pastore americano Jim Wallis – devono ricevere un chiaro messaggio che noi troviamo la loro condotta inaccettabile. Rimuovere i nostri soldi può fare loro capire quel messaggio».

Ha ragione don Enrico Chiavacci ad affermare: «Questa logica dell’avere di più e della massimizzazione del profitto si mantiene attraverso le mille piccole scelte, frutto di un deliberato condizionamento. Le grandi modificazioni strutturali, assolutamente necessarie, non potranno mai nascere dal nulla: occorre una rivoluzione culturale capillare. Se è vero che l’annuncio cristiano portò all’abolizione della schiavitù, non si vede perché lo stesso annuncio non possa portare a una paragonabile modificazione di mentalità e quindi di strutture. Il dovere di testimonianza, per chi è in grado di sfuggire a una presa totale del condizionamento, è urgente».

Buona Pasqua di Risurrezione a tutti!
 

Fonte: Nigrizia