Le finezze della cucina provenzale si possono gustare soprattutto andando a piedi da Ménerbes a Isle-sur-la-Sourgue, nel Luberon, entrando in uno di quei locali con i tavoli ricoperti da tovaglie a quadretti bianchi e rossi, seminascosti da campi ondulati di lavanda.
Stefano Malatesta La pescatrice di Platani, Neri Pozza
Questa foto ha per soggetto l’alba di mercoledì 25 ottobre. Sono ospite di Carlo Pigini Campanari all’Azienda Agricola La Mancianella di Cupramontana (AN).
Il risveglio cosmico penetra dalla finestra della mia camera da letto proiettando una luce calda e intensa sulla parete di fronte. Sono felice di essermi svegliato presto e di aver potuto vivere questo momento fugace. Fossi stato in spiaggia magari avrei fatto il saluto al sole come i surfisti ma qui mi scopro a biascicare una preghiera. Dopo i quaranta ho cominciato a fare i conti con l’impermanenza, (anitya) ma questo ‘mattutino battito di ciglia’ l’ho vissuto e ne ho le prove.
E pensare che è stata una cosa prosaica ad avermi condotto qui a Cupramontana:
Numero Abitanti: 4.929 (al 31.12.2010);
Metri di Altitudine: 505 m;
Km quadri di Superficie: 26,89 kmq;
Distanza dal Capoluogo (An): 45 km;
Mercato Settimanale: lunedì mattino
Questi dati didascalici, presi dal sito istituzionale del Comune non rendono giustizia ad uno dei più bei paesi delle Marche riconosciuto in tutto il mondo come la “capitale del vino verdicchio”.
Sono venuto a fotografare un piatto di Vincisgrassi.
Questa notte ho sognato il generale austriaco Windisch Graetz per il quale pare che il piatto fu inventato nel 1799, ma non è di lui che voglio raccontarvi.
Ieri prima di pranzo, un bus della maceratese Contram Mobilità proveniente da Cingoli (MC) “il balcone delle Marche”, mi ha lasciato a Jesi (AN). A Jesi tutti i bus fermano al Piazzale dei Partigiani, nuovo nome del piazzale del quartiere di Porta Valle che dista poche centinaia di metri dalla stazione ferroviaria.
(Jesi è sulla linea Roma – Ancona).
Per chi volesse visitare i Castelli di Jesi, Portavalle (negli orari è scritto così) è di certo il punto di partenza. Avviso subito che vagabondare per la Vallesina è cosa buona e giusta (la valle del fiume Esino).
Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castelplanio, Majolati Spontini, Montecarotto, Monsano, Monte Roberto, Morro D’Alba, Poggio San Marcello, Rosora, San Marcello, San Paolo di Jesi, Staffolo con Jesi e Cupramontana formano: “Una serie di centri storici posizionati sulle cime dei colli e ancora chiusi dentro solide e in genere ben conservate cinte murarie. Castelli la cui nascita fu agevolata quando il forte e ben organizzato comune di Jesi cominciò, nel medioevo, la conquista del suo Contado ed assoggettò queste località a sua difesa”. (Fonte: I castelli di Jesi).
Un giro a Jesi è d’obbligo. Varcata la cinta muraria trecentesca (tra le meglio conservate delle Marche), si inizia a salire capendo di essere arrivati in una città piena di meraviglie. Suggerisco questa pagina del sito istituzionale del Comune per programmare la vostra visita.
Neanche a farlo a posta, sbuco in Piazza Federico II “la più importante piazza storica di Jesi ed è ormai certo che il suo spazio coincida in gran parte con l’area dell’antico Foro romano, all’incrocio tra il cardo e il decumano”. In terza elementare mi colpì molto il fatto che il 26 dicembre del 1126, su questa piazza, sotto una tenda da campo allestita sopra un palco, venne alla luce Federico II di Svevia.
Amo Federico II da quel giorno che mi fece tanta pena. Nella mia mente di bambino non capivo perché fosse venuto al mondo in maniera più disagiata di Gesù che per lo meno aveva una mangiatoia col bue e l’asinello. Per decenni mi sono arrovellato sul perché, all’erede della nobile famiglia sveva degli Hohenstaufen, fosse toccato un così plateale (e freddo) inizio.
Solo il professor Cesare Brandi nel suo Pellegrino di Puglia è riuscito a sanare questa mia curiosità: “Ma cosa era stata quella sua nascita ad Jesi. Certamente lo venne a sapere, da grande. La madre, vicina alla menopausa – aveva la quarantina – da sei anni che s’era sposata, non aveva accusato segni di maternità. Che tutt’a un tratto, mentre a tappe stava lungamente viaggiando per raggiungere l’Imperatore in Sicilia, si preannunciasse l’evento, fu cosa scomoda, né solo per lei. La preoccupazione prima per le autorità, divenne quella di assicurarsi che non nascessero storie di supposizione d’infante. E che fanno? Drizzano una tenda nella piazza di Jesi e…”.
Pochi passi ed ecco la maestosa Piazza Pergolesi: “Il teatro Pergolesi fa da sfondo scenografico alla piazza, mentre sui lati si affacciano la chiesa dell’Adorazione e il palazzo Magagnini con ampio portico sovrastato da un balcone belvedere. Sulla piazza, vicino all’Arco del Magistrato, sorgeva il massiccio torrione meridionale dell’antica rocca; è stato demolito alla fine del XIX secolo per far posto all’attuale facciata neoclassica di palazzo Ricci”. È di certo una delle più belle piazze della mia regione.
Ho lasciato Jesi solo dopo aver fatto visita all’antro di Miro, moderno (ma non troppo) Efesto marchigiano. Nel suo ripostiglio conserva migliaia di utensili e reperti vari del tempo che fu.
La Vallesina è lunga e larga e i suoi castelli sono ben dislocati lungo tutta la sua ampiezza.
Per andare a Cupramontana ho preso il bus dell’anconetana ATMA. Dal sito aziendale è facile scaricare gli orari della linea Jesi – Strada dei Castelli – Staffolo – Cupramontana
Jesi sorge a poco meno di 100 m.s.l.m. quindi mi sono goduto la risalita delle belle colline marchigiane per arrivare a Cupramontana. Il bus è uscito da Jesi ed ha fermato alla stazione ferroviaria di Castelbellino che è sul fondovalle. Poi abbiamo iniziato la salita per Monte Roberto finendo la corsa a Cupramontana dove il bus fa capolinea proprio di fronte al Palazzo Comunale:
“Costruito su disegno dell’architetto cuprense Mattia Capponi, dal 1777 al 1785. Si tratta di un importante edificio di stile neoclassico con torre civica a vela, sede anche della Biblioteca comunale, la quale ha in dotazione volumi del Cinquecento ed incunaboli”.
Un giro in città e poi lenta si è alzata la nebbia che tutto ha avvolto. Un momento surreale: pensate ad Amarcord di Federico Fellini. Non faceva freddo, mi sono messo a scribacchiare in attesa dell’ora di cena. Ho fotografato i miei vincisgrassi alla Trattoria Anita, dal 1952… già Osteria della Moretta, uno di quei posti che quando ci arrivi ti senti improvvisamente a casa. Mi sono affidato alle mani dei proprietari ed è iniziata un’altra magia.
Fonte: Il Cambiamento