Non so se vi è nota -ad alcuni di voi lo sarà sicuramente- la storiella Zen detta “Della mente di pietra”. Questa racconta dell’incontro tra Hogen, maestro cinese di Zen e quattro monaci girovaghi che gli chiedono di poter accendere un fuoco sulla sua terra.
Mentre i quattro si adoperano nell’accendere il falò discorrono sul significato dell’oggettività e della soggettività. Hogen uditi tali ragionamenti interviene così: “C’è una grande pietra qui. La considerate interna o esterna alla vostra mente?”
Al che uno dei monaci risponde: ” Dal punto di vista del Buddismo tutto è un’oggettivazione della mentale , dunque direi che la pietra è-nella mia mente”. Al che Hogen prontamente risponde: “La tua testa deve essere molto pesante, se te ne vai a giro con una pietra come quella nella tua mente”.
Allo stesso modo nello scorso incontro, abbiamo cercato di capire se l’attuale crisi economica e sociale -come la pietra del racconto- sia solo un momento nel corso della storia umana tutto interno alla struttura e al sistema organizzativo-“razionale” del consumismo globale (la mente) o sia un problema reale, immanente, del quale ciascuno di noi può fare esperienza, un problema che chiede una soluzione radicale, proposte di cambiamento serie che portino nuovi paradigmi nell’assetto dell’organizzazione umana in generale. In questo quadro il MDF acquista il suo senso come proposta nuova, radicale, efficace, lungimirante e – seppure con una sistematica teoria di supporto- concreta; dunque realizzabile.
Nel corso dell’incontro sono stati affrontati con occhio profondo, rivolto al fondamento, i germi della caotica e non felice situazione presente, attraverso un’ analisi di alcuni concetti cardine della modernità e della contemporaneità: individualismo, alienazione, libertà politica e di coscienza, senso di appartenenza, capitale, PIL, stato, finanza, speculazione, crescita e sviluppo.
E proprio a partire da tali problematiche che emerge dialetticamente una soluzione: la Decrescita Felice. Si è poi sottolineato come il termine de-crescita abbia solo epidermicamente un carattere negativo (de-crescere = non-crescere è l’equazione che formulano alcuni). Infatti se da un lato de-crescita individua un’avversario e una controparte, con esso si vuole inoltre indicare una gamma di valori etici e culturali innanzi tutto, la quale non identifica il meglio nel più per pochi -e per poco, aggiungerei- ma nel giusto per tutti. In questo senso de-crescere indica un progresso della condizione umana definito in termini diversi, nuovi, una crescita verso più direzioni. Con uno slittamento da un paradigma che contempla una ricchezza ciecamente materiale ed effimera, ad uno che proponga come unica possibilità valida una ricchezza essenziale della dimensione umana.
Sono stati letti alcuni brani ed estratti dai seguenti testi:
-M. Pallante ‘Debiti pubblici, crisi economica e Decrescita Felice’
-C. Taylor ‘ Il disagio della modernità’
Resoconto di: Domenico Marinelli
Fonte: Mdf Firenze