“perché molta sapienza, molto affanno; chi accresce il sapere, aumenta il dolore”
(Dal libro del Qoelet cap1,8)
Più aumenta la crisi economica più emergono le radici in cui questa ha affondato e si è nutrita per anni. La punta dell’iceberg ha i caratteri delle borse finanziarie e del termini tecnici dell’economia ma è sempre più chiaro che questi mostri siano potuti nascere solo “grazie” alla libera scelta della razza umana.
E’ l’uomo che ha scelto le priorità nella sua vita, per la sua vita e più o meno inconsciamente, anche per la vita delle future generazioni. Questo oramai da almeno 200 anni, incurante delle conseguenze dei suoi atti. Si è pensato sempre nel breve periodo guardando al massimo al bene dei propri figli. Bene che è sempre coinciso con la falsa garanzia di una posizione sociale buona che significasse soldi e – quando possibile – potere. Quando si pensa così – e lo si fa quasi sempre e lo si fa quasi tutti – è inevitabile che avanzi un individualismo che porta la società verso la barbarie, dimenticandosi delle radici proprie dell’uomo che lo vogliono inscritto in una comunità, cioè dove lo spazio comune ha una centralità ed un senso forte. Ora non stiamo qui a fare un’analisi sociologica o antropologica di cui non sarei degno. Ma una riflessione su ciò che sta avvenendo e che sempre di più avverrà va fatta senza i paraocchi delle favole.
E’ inevitabile che la crisi con tutto il suo carico continui a fare il suo corso il cui esito è incerto come i tempi che viviamo. Ci sono alcuni che sono ancora fermamente convinti che sarà il rilancio della crescita a salvare il mondo e a riconsegnagli il benessere messo tra parentesi per ora. Tra questi alcuni sono in buona fede altri sanno di essere in mala fede e cercano solo di spremere il limone finché possono per tutelare i loro interessi. I primi sono altre vittime di questo sistema. I secondi terribili carnefici.
Poi ci sono coloro che già da tempo hanno rotto con questo sistema economico-sociale e vivono una vita “altra” che forse li mette ai margini del mondo ma che di sicuro gli ha regalato più gioie che dolori non senza sacrifici. Non sono la maggioranza è vero, ma sono di sicuro un buon lievito e saranno (e sono) un buon faro per la terza categoria.
La terza categoria è quella che sta nel mezzo. Sono quelli che hanno capito l’inganno, ne sono ben coscienti e sono nella fase di transizione. Una fase delicata dove abbisognano di tutto il sostegno di chi ha già compiuto il salto. A questa categoria appartengono tutti quelli che hanno ben compreso che il sistema ha fallito e che ben presto porterà con se tutti i suoi frutti marci quelli che sanno che devono cambiare e che già stanno apportando dei grossi cambiamenti nei loro stili di vita, ma che tuttavia devono fare i conti con il muro e l’ostilità che spesso si ritrovano contro. Per chi ha capito come vanno e potrebbero andare le cose è una sofferenza maggiore, perché si vede la realtà più in profondità e allora si ha la responsabilità di non chiudere gli occhi di essere sentinelle nelle notte e avvisare anche gli altri dei pericoli e della rotta sbagliata. Familiari, amici, partner, colleghi etc etc non sempre riescono a capire scelte di vita o stili di vita intrapresi o da intraprendere. Che sia l’autoproduzione o l’acquisto di una casa in campagna o di un terreno per l’orto o far parte di un G.A.S. o una qualsiasi altra scelta non sempre viene vista come una scelta fondamentale ma magari come un capriccio di sapore hippy o da anni settanta. Non è una cosa da poco questa e non è da sottovalutare perché nel campo della decrescita in gioco non ci sono i soldi ma c’è tutta la persona che è fatta di sentimenti, pensieri, passioni aspettative desiderio di felicità. Chi appartiene dunque a questa ipotetica terza categoria si trova spesso nel guado e deve attraversarlo rifiutando le sempre accese sirene della crescita e del vecchio mondo mantenendo sempre la testa e il cuore verso la meta che è un mondo nuovo che piano piano sta nascendo un po’ per necessità e un po’ (sempre maggiore) per volontà convinta di ognuno di noi, tenendo insieme le fila di una vita passata che non va certamente tutta buttata. Credo che in questa terza categoria ci si trovino la maggior parte delle persone e che questo trapasso non sia e non sarà indolore. Non escludo neanche che vi si possano essere rotture di legami quando in gioco ci sono scelte così radicali ed importanti. Scelte che per amore della verità e per coerenza personale prima o poi si impongono. Si, il molto sapere o il sapere a volte è causa di sofferenza. Certamente si può far finta di non vedere la realtà dei fatti ma questa sarebbe solo una dolce bugia che renderebbe annacquata ed incoerente la scelta della decrescita, un buon compromesso che non delude nessuno (quasi) ma che non apporterebbe quel decisivo cambiamento di mente che il mondo nuovo che sta nascendo necessita.
Purtroppo quello che dovrebbe apparire ed essere bello e desiderabile “grazie” ad un vero lavaggio del cervello quotidiano che va avanti da decine di anni, oggi appare solo come un sogno bello ma irrealizzabile. Applicabile in parte e non con convinzione. Bello ma pericoloso. Il rischio di farci il nostro giro sulla terra con la vecchia mentalità del benessere inteso solo come ricchezza monetaria è alto. Si i trapassi non sono mai indolori. E’ bene saperlo.
di Alessandro Lauro, Mdf Sorrento