Studio Ogm, la comunità scientifica scettica. La Francia pronta a proibirli

da | 27 Set 2012

Intorno allo studio uscito nei giorni scorsi in Francia sulla tossicità degli Ogm (in particolare del mais Nk 603, non prodotto in Europa, ma importato liberamente), si sta scatenando un vero putiferio. Da una parte, Parigi sta partendo all’attacco dei transgenici, contando su un’opinione pubblica molto scettica nei confronti degli Ogm. Dall’altra, la comunità dei ricercatori francesi sta criticando fortemente le metodologie adottate dal professor Gilles-Eric Séralini, autore dell’inchiesta, in un Paese, va specificato, dove quella biotecnologica è un’industria potentissima.

Organismi geneticamente modificati? No, grazie. Di certo Séralini e la sua équipe hanno dato uno scossone al governo francese. Stéphane Le Foll, ministro dell’Agricoltura, ha annunciato che, se la pericolosità degli Ogm sarà confermata, “l’Esecutivo francese chiederà la loro proibizione a livello europeo” e comunque “le procedure europee di autorizzazione degli Ogm devono essere rese più rigide e severe”. La Francia già applica un regime di moratoria (e, quindi, di divieto temporaneo) rispetto alle varietà autorizzate da Bruxelles per la coltivazione, anche se non può intervenire su quelle (molto più numerose) che vengono importate dall’esterno della Ue. Quanto alle procedure europee di autorizzazione, va detto che si basano su studi tossicologici che sono portati avanti o comunque che sono commissionati dai produttori, come la multinazionale Monsanto: un conflitto d’interessi istituzionalizzato. Intanto, lo studio specifico di Séralini è già all’esame dell’Anses, l’Agenzia francese di sicurezza alimentare, che, secondo quanto promesso dal premier, il socialista Jean-Marc Ayrault, “dovrebbe emettere un parere entro qualche settimana”. Anche l’Efsa, equivalente europeo dell’Anses, è già all’opera e, secondo un portavoce della Commissione europea, “dovrebbe esprimersi entro la fine dell’anno”.

Le critiche allo studio di Séralini. Docente di biologia molecolare all’università di Caen, è riuscito stavolta (segue il settore degli Ogm da anni) a farsi pubblicare i risultati del suo studio, realizzato su un periodo relativamente lungo (due anni), sulla prestigiosa rivista Food and Chemical Toxicology: un vero colpaccio. Ma il grosso del mondo accademico francese continua a manifestare scetticismo nei suoi confronti. Bernard Meunier, specialista di chimica terapeutica al Cnrs (equivalente francese del nostro Cnr), contesta il genere di ratti utilizzato da Séralini, “che è del tipo Sprague-Dawley. E’ un genere di ratto che sviluppa facilmente dei tumori. Su questi animali, ad esempio, vengono testati farmaci anti-tumorali”. In gran parte la ricerca di Séralini si basa proprio sull’emergere di tumori nei ratti alimentati con il mais Nk 603, trattato con l’erbicida Roundup, e sui tassi di frequenza della malattia e di mortalità, più alti, secondo la ricerca, tra quegli animali che fra i ratti che si cibano di mais non Ogm. “Inoltre gli effetti nocivi riscontrati dallo studio – aggiunge Meunier – non sono proporzionali alle dosi di mais transgenico ingerito”.

Per Gérard Pascal, tossicologo specialista di Ogm, già in forze all’Inra (Istituto nazionale di ricerca agronomica) e oggi consulente di imprese agroalimentari, “uno studio serio di carcinogenesi (sull’origine dei tumori) deve essere efettuato su gruppi di cavie composti di almeno 50 esemplari per ogni sesso, mentre quello di Séralini si limita a gruppi di venti animali ognuno” Non solo: “L’équipe di Séralini non ha fornito indicazioni sul tipo di alimentazione dei ratti al di fuori del mais transgenico”. Insomma, e se il cancro fosse provocato da altri cibi? Pascal punta anche il dito sul fatto che lo studio sia stato finanziato in parte da guppi della grande distribuzione, come Auchan e Carrefour, che hanno iniziato a cavalcare il “no Ogm” come strategia di marketing. Yvon Le Mahon, altro ricercatore del Cnrs, autore di un rapporto sui transgenici per il Governo francese nel 2008, ha invece sottolineato che “sono troppo pochi gli studi sulla lunga durata sugli effetti degli Ogm. Ed è stato coraggioso da parte di Séralini portarne avanti uno”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it