Spesso gli obiettori di crescita vengono etichettati come dei sognatori illusi. Persone che credono ancora in ideologie che come tali appaiono anche belle e buone ma che a pensarci bene, sono di difficile realizzazione. Utopie.
In realtà non c’è molto di sbagliato in questo ragionamento, se non che il termine ideologia non credo sia indossabile dal Movimento per la decrescita felice, né che il termine utopia sia qualcosa di negativo. Anzi. Di Utopie nella storia se ne sono viste molte poi realizzate ed è grazie al coraggio di donne e di uomini che hanno saputo guardare oltre, che grandi cambiamenti per tutta l’umanità sono avvenuti.
Basti pensare semplicemente al Mahatma Gandhi oppure a Rosa Parks tanto per farsi un’idea. Quello che però mi preme sottolineare e condividere con chi legge questo scritto è un’altra cosa. L’esperienza sul campo – perché l’utopia vera a dispetto dei ragionamenti di certe intellighenzie è sempre molto concreta – mi porta a riflettere con piacere sull’importanza del fare INSIEME.
La decrescita e la decrescita felice sarebbe una sterile idea se pensassimo che possa essere condotta solo solitariamente. Si, ognuno di noi nella sua condizione e nella sua particolare condizione può praticare la decrescita nel modo che meglio crede e questo ritengo sia giusto e doveroso nonché molto rispettoso. Ma la sfida di oggi, la sfida nel contrastare la barbarie che ormai ci ha invaso, sta nel recuperare la modalità dello stare INSIEME.
Un circolo territoriale della decrescita non potrebbe mai funzionare e apportare benefici alla comunità tutta se ha solo un presidente carismatico o il migliore autoproduttore di pane o il miglior artigiano o il numero uno dei contadini. Sarebbe una goccia di acqua pulita in uno stagno e seppur bello da vedere e da ammirare non renderebbe limpido certamente quello che ha intorno.
A mio avviso invece, quello di cui c’è assoluto bisogno oggi è di riscoprire e di ripraticare lo stare insieme e di farlo con serietà e convinzione. Molti quando ci vedono pensano che lo stiamo facendo come passatempo e come hobby… a tempo perso. Invece quello che riusciamo a ritagliare tra le varie ruberie di tempo che questo sistema ci impone, dovrebbe essere una parte molto più consistente del nostro vivere quotidiano. Autoproduzione, scambio di idee, dono dei beni, condivisione del tempo, trasmissione dei saperi possono e devono essere un vero antidoto al disastro umano e sociale che stiamo già vivendo.
Le solitudini di tanti giovani e meno giovani, le frustrazioni di famiglie impoverite e impaurite, la paura che l’incertezza del futuro genera oramai anche nelle generazioni dei quarantenni e dei cinquantenni con famiglie a carico rendono giorno dopo giorno l’aria ammorbata senza che quasi nessuno, di chi ne avrebbe il dovere, si dia da fare per porvi rimedio aprendo le finestre.
Eppure sono sempre più convinto che un cambiamento seppur lento sia già iniziato. Dal basso, come spesso accade, con coraggio e dedizione da parte di molti cittadini e persone che hanno conservato dentro la nobiltà d’animo necessaria per arginare l’incalzare della barbarie. E spesso, come è sempre accaduto nei secoli, il cambiamento in positivo avviene solo quando si sta insieme, si fa fronte comune in modo autentico e disinteressato.
I mali di cui oggi paghiamo il salato conto hanno affondato le loro radici in un individualismo sfrenato, nella competizione a discapito della collaborazione. Nel vedere nell’altro solo l’inferno anziché la possibilità di un comunione, uno stare insieme – sì faticoso – ma anche arricchente sotto molti punti di vista.
Si tratta anche qui di non inventare nulla di nuovo ma solo di riscoprire e riattualizzare quello che l’uomo ha sempre saputo fare ma che ha perso facendosi ingannare e sedurre dagl’idoli del potere, del denaro e del successo a discapito degl’altri. Chiunque esso sia. Al lievito marcio di questi tre idoli che sta facendo marcire tutta la pasta bisogna sostituire il lievito buono della decrescita con tutte le caratteristiche che ben conosciamo ma con l’ingrediente fondamentale oggi del fare meno e meglio ma insieme. Così l’umano riacquista fiducia in se stesso, allontana la solitudine, si sente compreso, accetta i suoi limiti, riscopre la sua umanità imperfetta e per questo bella, riscopre la forza e la bellezza delle relazioni, riacquista la creatività di cui è fornita, rinasce la poesia e l’arte di una vita bella, buona e bella.
Sono convinto che la decrescita con le sue donne e i suoi uomini, i circoli e i simpatizzanti debbano prendere sempre molto sul serio il loro impegno perché non è secondario, non è solo un tempo ritagliato tra i tanti impegni, non è un realizzare una bella idea e impiegare il tempo in modo costruttivo. No. Credo sia qualcosa di molto di più. Credo che sia il germe di quel mondo nuovo che tenta di nascere. Alla mia generazione di trentenne è stato lasciato un mondo non proprio bello; magari è stato sempre così ma quello che hanno fatto gli altri non mi interessa più di tanto. A me sta a cuore fare meglio per avviare insieme a tanti, un processo di riorganizzare culturale, economico e politico (nel senso di attenzione e incidenza nella polis) che possa reindirizzare il mondo verso la giusta via.
Utopico? Lo hanno detto dei migliori uomini e donne e questo ci deve solo incoraggiare.
“Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci” (Mahatma Gandhi)
Alessandro Lauro, Mdf Sorrento
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