In Italia, il numero di tumori diagnosticati e’ in costante aumento. Questo è quello che mostra la Figura in alto, che riporta l’andamento annuale del numero di diagnosi di tumori, ogni 100.000 abitanti: in rosso per gli uomini e in verde per le donne.
I dati vanno dal 1989 al 2001, ultimo anno, al momento, disponibile e la linea tratteggiata riporta l’andamento medio del periodo studiato, con i tumori femminili che mostrano un aumento maggiore di quello maschile. La fonte di queste informazioni sono sei registri tumore in funzione in Italia (Firenze, Modena, Parma, Ragusa, Emilia Romagna, Torino).
Nel 1989, in una popolazione di 100.000 donne e di altrettanti uomini, si diagnosticavano, rispettivamente, 217 e 305 tumori.
Nel 2001 (ultimo dato disponibile), i casi diagnosticati sono passati a 261 donne e 337 uomini.
Questi dati denunciano una costante perdita di salute in una importante parte della popolazione italiana ( quella controllata dai sei registri), peraltro una minoranza rispetto al resto dei connazionali che non hanno ancora un adeguato monitoraggio tramite Registi Tumori.
Questi dati, sono anche il bilancio tra alcuni specifici tumori in calo (stomaco, per entrambi i sessi e tumore polmonare, solo negli uomini) e tutti i tumori in aumento o stabili che colpiscono gli altri organi. Chi fosse interessato, può andare a vedere anche questi andamenti, non solo in Italia, ma in tutti i cinque Continenti.
Un simile andamento in crescita risulta in altri registri tumori italiani, non compresi in questa statistica, come il Registro Tumori della Liguria e quello della provincia di Varese, il primo avviato in Italia, nel 1979.
La concordanza di tutti i dati disponibili e la serietà della Agenzia Internazionale Ricerca sul Cancro che li ha validati, non lascia dubbi: a prescindere dall’invecchiamento della popolazione, che e’ stato opportunamente corretto nei dati riportati, gli italiani negli ultimi anni, si ammalano di tumore più facilmente di alcune decadi or sono.
E’ anche questo l’obbiettivo che ci pone Monti, con il suo “mantra” sulla crescita?
Il grafico mostrato, ha un chiaro significato: in Italia, complessivamente, la prevenzione primaria dei tumori non ha funzionato.
Nel tempo, nuove cause di tumore (campi elettromagnetici? ftalati? nanopolveri? distruttori sistema endocrino? Chernobil? …) si sono aggiunti alle vecchie cause (amianto, sigarette, esposizioni professionali, cancerogeni ambientali) e non siamo riusciti, in modo adeguato, ad individuarle e ad eliminarle.
Questo scoraggiante risultato non e’ casuale.
In Italia si e’ investito poco o nulla nella ricerca sulla prevenzione primaria dei tumori e sulla ricerca in generale. Anzi, con la scusa del debito, si stanno, di fatto, smantellando tutti i centri di ricerca che si erano occupati di prevenzione.
Il motivo e’ terribilmente semplice: ricerca e prevenzione non rendono!
Un esempio per tutti e’ l’Istituto Tumori di Genova, nato proprio per studiare i tumori di origine ambientale e professionale e prevenirli, sede di uno di uno dei pochi registri tumori regionali e dell’unico Registro dei Mesoteliomi.
Con la scusa dell’efficienza e del risparmi la Regione Liguria ha realizzato una forzata fusione dell’Istituto con il mega ospedale di San Martino, ignorando il fatto che un centro di ricerca non e’ un ospedale e che, le loro organizzazioni e i loro obiettivi, sono assolutamente diversi.
Nel mirino anche il Servizio di Chimica Ambientale dell’IST, che ho diretto fino a qualche mese fa e a cui va il merito, tra gli altri, di aver contribuito alla chiusura della cokeria di Genova, risparmiando ai 15.000 genovesi, che abitavano in case con vista acciaierie, diverse tonnellate di cancerogeni riversati ogni anno in atmosfera.
In origine, l’organico del Servizio di Chimica Ambientale prevedeva un direttore, due assistenti, due tecnici e un contrattista: pochi, ma buoni. Per il contrattista (a vita) non ci sono prospettive di assunzione e, al momento, è disoccupato. Per l’assistente e il direttore andati in pensione, non si prevedono nuove assunzioni e con loro si è persa tutta l’esperienza accumulata in decenni di ricerca sul campo.
I cancerogeni di origine ambientale, professionale ed industriale, noti e ancora ignoti, e chi continua a produrli ed usarli, ringraziano. Da parte sua, il governo Monti e il governo regionale sono soddisfatti: il deficit si riduce e il PIL, anche grazie alle spese per curare i nuovi malati di cancro, aumenta.
di Federico Valerio
Fonte: Scienziato Preoccupato