Fanno più notizia l’ambiente o le ciarle dei politici?

da | 8 Nov 2012

I talk show sono monopolizzati dai politici e dalle loro chiacchiere, spesso vuote. Eppure ce ne sarebbero molte di cose più interessanti da ascoltare, o ben più importanti. Un esempio fra tanti? L’ambiente. E, ovviamente, tutto ciò che ad esso è correlato: occupazione, salute, tecnologia, stili di vita e molto altro. Perché dunque dobbiamo stare a sentire ciò che hanno da dire Renzi o la Santanchè, quando ci sono temi divenuti ormai urgenti come la perdita di biodiversità, l’adattamento ai nuovi rischi ambientali e climatici, o le opportunità collegate al rimodellamento della nostra economia in direzione dell’efficienza?

A chiederselo è un nutrito gruppo di giornalisti e blogger ambientali italiani. Che, da tutte le principali testate nazionali, durante un incontro che si terrà venerdì a Rimini presso la fiera Ecomondo, cercherà di capire il perché di queste distorsioni mediatiche. “L’informazione ambientale in Italia soffre di una grave contraddizione”, riporta un appello diffuso in Rete negli scorsi mesi: “Lo stato di salute del pianeta fa notizia quando il danno è compiuto”. Vero, ma perché? Perché “l’informazione ambientale è stata oggetto di un fraintendimento. […] La ricerca del facile sensazionalismo, del titolo a effetto o di una mal compresa par condicio”, e “l’opinione è stata posta sullo stesso livello dei fatti, spesso per confutarli in maniera strumentale”.

Un esempio su tutti? Quello del negazionismo climatico: “Il più evidente”, scrivono gli autori dell’appello, che ha “dato spazio a scienziati che non avevano competenze specialistiche e ad opinion leader che esprimevano opinioni prive di fondamento, al fine di smontare i risultati ottenuti dai ricercatori che studiano da molti anni, all’interno delle organizzazioni internazionali, la fisica dell’atmosfera”.

“Vogliamo perciò lanciare un appello ai conduttori dei talk show, ai responsabili di rete, alle testate giornalistiche”, scrivono i firmatari di questo appello: “Uscite dalla retorica dell’emergenza, andate oltre i picchi d’attenzione dettati dalla cronaca o dall’agenda dei politici e stimolate un dibattito pubblico intorno ai processi d’innovazione che interessano le imprese, le amministrazioni pubbliche virtuose, le famiglie”. Il tutto, magari, aprendo con la rete delle testate italiane d’informazione ambientale “un tavolo di lavoro e di confronto per adeguare il giornalismo italiano ai bisogni della nostra epoca”.

Un primo passo, in questo senso, verrà appunto fatto venerdì a Rimini, dove comunicatori, blogger e giornalisti si confronteranno su quale sarà (o potrà essere) l’informazione di cui avremo bisogno per orientarci verso un’economia low carbon. E, magari, peravvicinare il giornalismo italiano a quello di testate europee che, da tempo, oltre a dare il giusto spazio a temi che da noi sembrano ancora di nicchia, si sono da tempo liberate da provincialismi e recinti editoriali a dir poco soffocanti.

Quale informazione verso l’economia low carbon? Comunicatori, blogger e giornalisti si confrontano”. Rimini, Ecomondo – Social media area di Sisifo (D1), venerdì 9 novembre, ore 9.30-13.00. Twitter: #Ecomondo e #WES12.

@AndreaBertaglio

Fonte: ilfattoquotidiano.it