In Val d’Aosta vince il referendum contro qualunque modo di bruciare i rifiuti

da | 19 Nov 2012

Il referendum ‘ propositivo’ promosso da valle Virtuosa supera il quorum del 45% di partecipazione e sfiora il 50%. Sconfitta l’iniziativa della Giunta Regionale per un ‘piro-gassificatore’

I promotori del referendum in Val D’Aosta considerano il successo come “storico” perchè ottenuto su una formula di referendum propositivo e contro un impianto più avanzato degl inceneritori classici. I favorevoli alll’impianto avevano invitato a disertare le urne, ma il quorum era del 45% e la partecipazone ha sfiorato il 49% soprattutto grazie alle donne, tra le quali ha superato di un pelo il 50%.

Ecco il quesito approvato:

«Volete che sia approvata la proposta di legge regionale di iniziativa popolare n. 177/XIII, recante “Modificazione alla legge regionale 3 dicembre 2007, n. 31 (Nuove disposizioni in materia di gestione dei rifiuti)”, pubblicata nel B.U.R. n. 34 del 16 agosto 2011 e depositata presso la Segreteria generale del Consiglio regionale in data 29 dicembre 2011».

Quindi il referendum era propositivo perchè puntato sulla approvazione di una legge che introduce un ciclo completo che rende superflui i grandi impianti.

In particolare, la legge prevede l’adozione di un piano regionale di riduzione dei rifiuti, l’incremento di recupero di materia, l’introduzione di un sistema di tariffazione pubtuale, la collaborazione con altre regioni per il recupero energetico. E soprattutto, esclude la possibilità che vengano costruiti impianti inceneritori o più genericamente di smaltimento a caldo dei rifiuti urbani ed assimilati.

Questa è la parte del testo che riguarda l’argomento specifico e più delicato:

Articolo unico
(Modificazione all’articolo 7)

1. Il comma 5 dell’articolo 7 della legge regionale 3 dicembre 2007, n. 31 (Nuove disposizioni in materia di gestione dei rifiuti), è sostituito dal seguente:
“5. In considerazione delle ridotte dimensioni territoriali della regione e dei limitati quantitativi di rifiuti prodotti, in conformità agli obiettivi di cui all’articolo 10, comma 1, al fine di tutelare la salute e di perseguire criteri di economicità, efficienza ed efficacia, nel ciclo integrato dei rifiuti solidi urbani e dei rifiuti speciali non pericolosi, non si realizzano né si utilizzano sul territorio regionale impianti di trattamento a caldo quali incenerimento, termovalorizzazione, pirolisi o gassificazione”.

Di seguito pubblichiamo l’ultima lettera dei medici “anti PIRo”, anti -inceneritore. Anche se parlano di principio di precauzione più che di danni accerttati alla salute, la loro posizione ha pesato non poco nella mobilitazione elettorale.

Impossibile negare l’esistenza di rischi per la salute.

Nel corso della campagna referendaria alcuni medici si sono schierati contro il Pirogassificatore, mentre altri, recentemente, si sono dichiarati favorevoli al progetto. Capiamo quindi come possa risultare difficile per i cittadini comprendere chi abbia ragione.

A riguardo vorremmo segnalare che il gruppo dei medici che ha firmato l’appello contro il trattamento a caldo dei rifiuti ha elaborato, a partire dal 2011, e presentato all’Ordine dei Medici, nell’agosto 2012, un documento corposo, intitolato “Incenerimento e Salute” e reperibile anche sul sito dell’Ordine VdA, in cui vengono illustrate le ragioni sanitarie contrarie all’incenerimento, avvalendosi di autorevoli fonti bibliografiche, tra cui il “4° Rapporto della Società Britannica di Medicina Ecologica”, comprendente una bibliografia di 257 voci.

Il gruppo dei medici favorevoli all’inceneritore invece, pochi giorni prima della consultazione referendaria, ha redatto una lettera e non un documento, che si avvale di poche fonti bibliografiche, con argomentazioni di dubbia validità, consistenti per lo più in asserzioni decontestualizzate e travisanti il senso generale delle fonti stesse.

L’affermazione seguente è, per esempio, inesatta: “Secondo uno studio condotto dai ricercatori del Dipartimento di Salute Pubblica londinese, inoltre, su 14 milioni di persone residenti intorno a 72 inceneritori di rifiuti, non sono state evidenziate differenze nell’incidenza e nella mortalità per cancro nei 7,5 chilometri di raggio presi in considerazione, così come non vi è stato declino dell’incidenza di tutti i tumori allontanandosi dagli inceneritori.”

Nell’abstract (riassunto) del medesimo articolo P. Elliott afferma quanto segue: “Allontanandosi dall’inceneritore (nel raggio di 7,5 Km) abbiamo rilevato, in maniera statisticamente significativa (P<0,05), un declino del rischio complessivo per tutti i tumori, per il tumore dello stomaco, del colon-retto, del fegato e del polmone […] L’eccesso di rischio dal Km 0 al Km 1 oscillava dal 37 % (tumore del fegato) al 5% (cancro colon-retto).1

Quanto asserito dai medici favorevoli all’inceneritore, si riferisce probabilmente solo ad una parte dei dati in oggetto, ovvero ai tumori il cui rischio non era risultato aumentato (laringe, naso-faringe, tessuti molli e linfomi non-Hodgkin), oppure l’affermazione “tutti i tumori” va intesa nel senso non del rischio complessivo ma di “non vi era neanche un tumore il cui rischio fosse rimasto invariato”.

Per quanto riguarda la citazione del parere di Umberto Veronesi, ricordiamo che nella moderna letteratura scientifica evidence-based il parere di un esperto è il più basso grado di evidenza (livello 4 in scala da 1 a 4).

Per quanto concerne la sicurezza dei limiti di legge, si rileva che negli scorsi decenni i limiti delle diossine erano circa 10 volte più elevati di quelli consentiti attualmente. Siamo garantiti che non si ripeteranno accadimenti simili per altri inquinanti ambientali? I limiti di legge coincidono sempre con quelli della nostra salute?

Per quanto riguarda il Comune di Bolzano, viene citato qualche dato senza il contesto e senza uno studio di riferimento. Si sa ad esempio che il tumore del polmone ha una corrispondenza univoca con il fumo di sigaretta ma anche con i derivati della combustione.

Infine, alla lettura integrale dello studio dell’Associazione Italiana di Epidemiologia2, principale documento citato come prova della non nocività dell’inceneritore, si evince invece una tesi contraria all’argomentazione riportata dai medici favorevoli al trattamento a caldo e cioè “non depone per un incremento di rischio per la salute umana dal trattamento dei rifiuti mediante sistemi a caldo, in impianti dotati delle migliori tecnologie disponibili”.

Lo studio afferma infatti che vi sono invece dei dati molto consistenti sulla nocività dei vecchi inceneritori e che non si possono escludere rischi per quanto riguarda i nuovi inceneritori: “Si può concludere che esistono prove convincenti dell’associazione tra l’esposizione alle emissioni degli impianti d’incenerimento di vecchia generazione (in particolare a diossine) e l’aumento di frequenza di tumori in alcune sedi.” “A causa del poco tempo trascorso dall’introduzione delle nuove tecnologie d’incenerimento e a causa della difficoltà di condurre studi di dimensioni sufficientemente grandi da rilevare eventuali effetti delle nuove concentrazioni dei tossici emessi, non sono ad oggi disponibili evidenze chiare di rischio legato agli impianti di nuova costruzione […]Anche i nuovi impianti d’incenerimento emettono sostanze tossiche di riconosciuta pericolosità”.

In conclusione, i nuovi inceneritori emettono in atmosfera sostanze (diossine, furani, metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, particolato fine, ultrafine e nanoparticelle) simili a quelle prodotte dagli inceneritori di vecchia generazione. Esse sono associate in vario modo a gravi malattie (cancro, malattie cardiovascolari e respiratorie e neurodegenerative, infertilità alterazioni fetali, etc.,)3. Non potendo escludere questi rischi, riteniamo fondamentale adottare il principio di precauzione4 e indicare il trattamento a freddo dei rifiuti come unica alternativa praticabile per la salute dei cittadini, considerati gli aspetti critici delle tecnologie a caldo sopra menzionati.

La Valle d’Aosta è una delle regioni italiane con il più alto tasso di incidenza di tumori5. Riteniamo auspicabile mantenere un grado elevato di sorveglianza epidemiologica al fine di identificare e, per quanto possibile, rimuovere le cause che vi concorrono. Non è opportuno gravare il nostro ambiente regionale alpino di un’ulteriore pericolosa fonte emissiva. La vicenda amianto dovrebbe farci riflettere.

Costante Aillon (cardiologo)

Jean-Louis Aillon (medico)

Marisa Bechaz (pediatra)

Catherine Bertone (pediatra)

Manuela Ciocchini (pediatra)

Alessandra Consolati (pediatra)

Marco Debernardi (pediatra)

Clorinda Benedetti (pediatra)

Fulvia Grasso (medico, oncologa)

Alessandra Malossi (medico, oncologa)

Luna Meneghini (medico)

Alessandro Mozzicafreddo (medico, oncologo)

Luca Peano (pediatra)

Christine Rollandin, (medico in formazione specifica in medicina generale)

Sauro Salvatorelli (medico di famiglia)

Paolo Serravalle (pediatra)

Ada Satragni (medico di base)

Silvia Spinazzè (medico, oncologa)

Solange Torre (medico, nutrizionista)

Carlo Vettorato (anestesista)

1 Cit. dall’originale: “Over the two stages of the study there was a statisticaly significant (P<0.05) decline in risk with distance from incinerators for all cancers combined, stomach,colorectal,liverandlungcancer. Amongthesecancers inthesecondstage,theexcess from0to ranged from 37% for liver cancer (0.95 excess cases 10-5 year-1) to 5% for colorectal cancer.”

Fonte: Elliott P, Shaddick G, Kleinschimidt I, Jolley D, Walls P, Beresford J, Grundy C. Cancer incidence near municipal solid waste incinerators in Great Britain. Br J Cancer 1996;73:702- 10. (http://gestionecorrettarifiuti.it/pdf/CancerIncidence.pdf)

2 Trattamento dei Rifiuti e Salute. Posizione dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, 2008 (http://www.epidemiologia.it/?q=node/273)

3 GLI EFFETTI SULLA SALUTE DEGLI INCENERITORI DI RIFIUTI, 4° Rapporto della Società Britannica di Medicina Ecologica Moderatori: Dr. Jeremy Thompson e Dr Honor Anthony, 2005.

4 Principio di Precauzione (art. 301, secondo comma, d.lgs. 152/2006) “ quando la salute o l’ambiente possono essere danneggiati da un’attività, andrebbero prese misure precauzionali anche se alcuni rapporti di causa ed effetto non sono stati provati scientificamente in maniera completa. In questo contesto, il peso della dimostrazione dell’innocuità dovrebbe ricadere su chi propone l’attività piuttosto che sul pubblico.

Il principio di precauzione è il principio generale del diritto comunitario che fa obbligo alle autorità competenti di adottare provvedimenti appropriati al fine di prevenire taluni rischi potenziali per la sanità pubblica, per la sicurezza e per l’ambiente, facendo prevalere le esigenze connesse alla protezione di tali interessi sugli interessi economici.”).

5 Banca dati I tumori in Italia (www.tumori.net), Tassi di incidenza per tutti i tumori. Confronto anni 2000-2010 (stime) (valori per 100 000 abitanti); http://www.tumori.net/it3/.

Fonte: Eco Dalle Città