Fukushima: l’emergenza rimane alta. Anzi, altissima

da | 7 Dic 2012

Terreni contaminati, pesca condannata, persone disposte a rientrare a casa solo quando molto anziane: in Giappone l’emergenza nucleare è tutt’altro che passata. Se ne parla poco, ormai, ma quello che cova sotto la centrale di Fukushima fa ancora molta paura. Almeno a tutti coloro non accecati da paraocchi ideologici o interessi economici che impediscono di guardare con lucidità a una situazione a dir poco allarmante. Un’ulteriore conferma, oggi, ci arriva dalla testimonianza diretta di Alessandro Tesei, autore di Fukushame, The Lost Japan, documentario in uscita il prossimo mese, che nel suo messaggio mi scrive:

Ciao Andrea,
siamo rientrati dal Giappone e volevo darti qualche aggiornamento.

Come paventato precedentemente, non siamo riusciti ad entrare nella no go zone, nonostante vari tentativi e richieste. Abbiamo però documentato le aree riaperte da qualche mese quali Kawauchi Mura, Odaka e Naara; in queste aree il governo ha stabilito che i residenti possano rientrare durante il giorno ma non passarvi la notte; i livelli di radiazione sono comunque preoccupanti e vanno dai 2,5 ai 5 microsievert all’ora, cioè dai 21 ai 42 millisievert all’anno (il limite giapponese ora è 20 millisievert/anno, mentre lo standard internazionale è 1) a terra, e da 0,3 a 1,5 in aria.

Non solo, il governo ha deciso di “ripulire” alcune di queste zone semplicemente asportando uno strato superficiale di pochi centimetri di terra dalle zone che erano abitate, riversando il tutto in enormi sacchi di plastica blu, che poi saranno provvisoriamente interrati sempre nei dintorni di queste aree. È palesemente un tentativo di ingannare le persone e spingerle a tornare, ma il problema è in realtà irrisolvibile, dato che la contaminazione è scesa più in profondità, rendendo impossibile qualunque tipo di attività agricola e di allevamento, e minacciando le falde idriche. Non a caso i pochi residenti che hanno fatto ritorno sono solamente anziani, che intervistati dicono chiaramente come a loro non importi della contaminazione, dato che la loro vita è comunque giunta al termine. La pesca è completamente compromessa. Al porto di Soma abbiamo visto numerosi pescherecci che ora si occupano solamente di girare per mare raccogliendo i detriti dello tsunami.

Riguardo ai risarcimenti, ci sono persone alle quali è stato riconosciuto un indennizzo (tipo pensione) valutato in base allo stress ricevuto dall’intera vicenda; sebbene siano diversi, a seconda dei casi si aggirano intorno ai 1000 euro al mese (per il Giappone è poco dato che uno stipendio medio è intorno ai 3500 euro). Altri a quanto pare hanno ricevuto invece rimborsi esorbitanti, come il famoso allevatore Yoshizawa, che secondo indiscrezioni non confermate avrebbe percepito circa 3 milioni di euro. Inoltre si stanno abbassando pesantemente gli stipendi per tutti coloro che si occupano della decontaminazione e dei lavori in centrale a causa dei numerosi subappalti (in molti casi superiori ai 10 passaggi).

Ritorneremo al più presto in Giappone, sperando che nel frattempo non succeda l’irreparabile. Non so se lo sai, ma la storia delle oltre 11000 barre di combustibile esaurito nella piscina danneggiata del reattore 4 ancora non sono state spostate, e il governo non ha la più pallida idea di come farlo. Infatti sta studiando vari progetti, ma non inizieranno nulla prima di dicembre 2013!

Prepariamoci dunque a un altro anno con il rischio che un terremoto causi la più grande catastrofe ambientale del mondo; senza contare che ancora non si sa cosa sia successo nel reattore 2 e cosa ci sia in atto là dentro.

@AndreaBertaglio