È indubbio che per quanto riguarda le tematiche della sostenibilità, dell’ecologia e della salute le donne siano le più sensibili e le più attive. Non c’è da stupirsi se certi ambienti e certe associazioni che si interessano di questi ambiti siano a maggioranza femminili. Sarà perché la donna ha questo istinto materno di protezione e di salvaguardia? Sarà perché la donna non ha le caratteristiche aggressive e totalitarie dell’uomo? Sarà perché le donne riescono a vedere più in là dei maschietti?

Non lo so, ma in ogni caso è certo che le donne di tutto il mondo daranno nei prossimi decenni un contributo indispensabile al cambiamento epocale verso la sostenibilità. Non voglio mettere in competizione la donna con l’uomo, né tanto meno creare dicotomie tra cui scegliere una parte piuttosto che l’altro. Credo però che sia innegabile che nell’epoche passate la storia umana è sempre stata dettata dalla volontà e dal potere dei maschi, caratterizzando gli eventi e le scelte solo dal loro punto di vista, senza mai prendere in considerazione il lato femminile della visione della vita. La società di oggi è una società maschilista, nella sua cultura così come nel suo modo di agire, nonostante l’emancipazione che le donne hanno perseguito negli ultimi decenni. La figura femminile che si tenta di far emergere in tutte le maniere oggi, però, la donna carrierista, la donna con le palle, la donna siliconata, la donna velina, la donna escort, ha poco a che fare con l’affermazione del femminile di cui avremmo bisogno.
Anzi, si può ben capire che tale visione della donna è piuttosto una distorsione e un abuso ad opera della cultura occidentale e in primis della figura maschile.

La riaffermazione del femminile per il cambiamento tenderà piuttosto a riportare un equilibrio tra maschile e femminile, ricomponendo lo sbilanciamento che è sempre stato a favore della cultura maschilista. La visione femminile della vita sarà preziosa per la rivoluzione verso la sostenibilità ambientale, economica e sociale che dobbiamo intraprendere già da ora. Se continuiamo a pensare al futuro con la stessa cultura occidentale maschilista, fondata sull’arroganza e sulla competizione, non riusciremo a costruire una nuova società sostenibile.

In una cultura dove ha sempre dominato l’immagine del Dio, possente e con la barba bianca, forse dovremmo cominciare ad accogliere anche l’idea della Madre Terra, graziosa e compassionevole.

di Luca Madiai (Mdf Firenze)