“Crescita”, nella nostra cultura è una parola che gode di ottima reputazione: scuola, pubblicità e media hanno molto lavorato affinché sia semanticamente connotata nel modo migliore, associandola spesso a “produzione”, “consumi”, “occupazione”, “PIL”, tutte cose che, pur se prive di una reale capacità “rappresentativa”, secondo la logica dominante dovrebbero CRESCERE per il bene del Paese.
Tuttora la grande maggioranza di politici, imprenditori, sindacati, organizzazioni economiche nazionali e sovranazionali etc… afferma la necessità di una CRESCITA forte e infinita, diffondendo e sostenendo l’idea che ciò sia una necessità implicita nelle e delle organizzazioni umane a tutti i livelli per un sempre migliore e diffuso “benessere”.
Basterebbe una modesta informazione in merito alle Scienze della Complessità e dei Sistemi complessi per capire che quanto sopra nasconde un tragico errore. Anche solo considerando i concetti di Feedback positivo e negativo emergerebbe con solare evidenza come una crescita costante porterebbe inevitabilmente qualsiasi sistema alle più disastrose conseguenze: è sufficiente guardarsi intorno con un minimo di attenzione critica per rendersi conto che tutti i sistemi (biologici, sociali, economici etc.) per avere una esistenza lunga e felice devono muoversi su equilibri dinamici tra crescita e decrescita e che – al momento – il nostro sistema è fortemente sbilanciato verso un eccesso di crescita drammaticamente non sostenibile.
Perché questo non è capito dalla maggioranza di persone e organizzazioni? Perché parlare di decrescita è difficile e quasi scandaloso?
Credo che le ragioni siano da ricercare, oltre che nella carenza di saggezza delle persone, nella disinformazione diffusa da scuola, pubblicità e mezzi di informazione. Disinformazione voluta e attuata al fine di massimizzare gli utili contingenti di molte organizzazioni e lobby che, assai poco responsabilmente ed eticamente, pensano e si comportano in termini rapinosi e di breve durata, senza porsi il problema di ciò che capiterà in tempi ormai non lunghi e di cui già si possono rilevare i prodromi.
Pars construens
Quanto sopra può sembrare banale, ma non credo sia banale ricordare le ragioni che stanno alla radice di qualcosa: i dettagli e le specifiche vengono dopo, quando si sono ben comprese le ragioni di fondo !
Così vorrei procedere anche per quanto attiene alle proposte di intervento: guardando alla strategia, le applicazioni tattiche si vedranno volta per volta e non sarà troppo difficile se si avranno le idee chiare sulla strategia, sul perché e sul dove si vuole arrivare.
Lo ripeto qui, cosa fondamentale sarebbe diffondere, proponendolo, non imponendolo, il paradigma delle scienze della Complessità e le caratteristiche dei Sistemi adattativi complessi, favorendo una discussione critica in merito, senza la pretesa di dettare mode, ma facendo emergere maieuticamente problemi e soluzioni.
Certamente coloro che sostengono crescita e consumi all’infinito (sono molti e potenti) tenteranno di contrastare la diffusione delle nostre idee, ma un’entrata “morbida e duttile”, nonché culturalmente ben posizionata dovrebbe creare meno resistenze.
Formulo una proposta e una “morbida”, ma profonda sfida: da molti anni ho in cantiere uno scritto, cui ho dato il titolo di “Homo sapiens, sapiens ?” che si vorrebbe riferire proprio alla trasmissione di culture e conoscenze tra umani, ovviamente correlate ai comportamenti.
Nel frattempo ho scritto altri libri e paper, ma questo non l’ho ancora terminato … proprio perché credo che un simile progetto, che si prospetta come “infinito” così come perenne è il lavoro di aggiornamento della conoscenza, debba essere attuato da molti e anche “dal basso”, ovvero dai cittadini utenti, attraverso una interazione costante di idee e proposte (anche di legge, da portare avanti con le forze politiche disponibili a comprenderle e appoggiarle). Le attuali tecnologie informatiche consentono questo lavoro.
Formulati progetto e sfida, pongo anche la mia disponibilità e la mia esperienza per questa impresa.
Marco Villamira