Mdf Sorrento e la Buona Novella della decrescita felice

da | 5 Mar 2013

Prendo spunto dall’articolo di Maurizio Pallante apparso oggi 26 febbraio sulle pagine de  “Il fatto quotidiano”, per provare ad intavolare un nuovo discorso. Tra le varie proposte che Pallante mette sul tavolo di chi legge, vi e’ quella del non scontato impegno e coinvolgimento di ogni parte della società per cambiare il Paese Italia e il sistema produttivistico che ci ha portato a questa crisi ambientale ed economica.

Uno degli ambiti della società che a mio parere andrebbe maggiormente coinvolto, è quello religioso, dei credenti tutti e nello specifico(che conosco meglio) quello cristiano. Dico cristiano appositamente, e non semplicemente cattolico, perché sono svariate le identità presenti nel nostro paese e molte di esse (quelle minoritarie) nascondono felici sorprese dal punto di vista dell’attenzione all’ambiente.

Mi viene in mente, tanto per citare un esempio recente e molto interessante, la costruzione della prima “chiesa Verde” a Milano, da parte della comunità Valdese. L’edificio è costruito per avere un vero e proprio risparmio energetico ed un impatto ambientale molto ridotto. E’ una bella esperienza (già ben diffusa in altre parti d’Europa come in Germania o Francia) che oltre a mostrare una particolare attenzione al territorio e al futuro delle nuove generazioni, denota anche una comunità che ha assunto stili di vita improntati alla decrescita. Infatti oltre all’edificio in sé, attorno ad esso abbiamo lo sviluppo di un car-pooling per chi abita lontano e inoltre l’uso di stoviglie di ceramica o vetro per le agapi delle loro assemblee, riciclano carta e oggetti. Inoltre, cosa davvero molto buona, hanno messo su un vero e proprio Gruppo di Acquisto Solidale per chi fa parte della comunità di fedeli per fare la normale spesa. Insomma una vera e propria mini comunità della decrescita o se si vuole attenta a tematiche spesso desuete in determinati ambienti. Per me è davvero una buona notizia in un ambito spesso visto con sospetto e subito bollato come negativo non senza ragioni. Uno stile quello dei valdesi di Milano, da incentivare e che avevo spesso immaginato e auspicato.

L’ambito religioso o quello della spiritualità infatti, se non visto e vissuto in modo infantile e bigotto da chi ve ne fa parte, può davvero essere un cammino teso ad umanizzare chi lo persegue, a vantaggio di tutta la comunità umana, anche di chi non aderisce alla fede.

Si tratta infatti, di umanizzarci per migliorare la qualità della vita per rendere possibile una forma di comunità e la vita nella polis per tutti. L’ambito spirituale viene forse dato troppo per scontato o se si vuole messo con troppa facilità in un angolo (e questo è uno dei “frutti” del produttivismo -che ha soffocato o tentato di farlo – lo spirito umano). Eppure in ognuno di noi, in forme e modi diversi è presente questo anelito a qualcosa di “altro” che non necessariamente sfocia nel divino ma che sicuramente eleva lo spirito di ognuno di noi. E credo che la decrescita abbia anch’essa una sua spiritualità.

Tuttavia non è di questo che voglio parlare ma della possibilità enorme che i tanti cristiani che abitano il nostro Paese hanno di dare alla svolta di questo mondo, al trapasso epocale che stiamo vivendo, che ci piaccia o meno. L’attenzione all’ambiente, riscoprire una spiritualità del creato non sarebbe e non è inventare qualcosa di nuovo ma è semplicemente un ritornare alle radici e un riscoprire quello che è sempre stato inscritto nella fede cristiana. Nei secoli tuttavia sono state molte le incrostazioni e quello che sarebbe dovuto essere il centro è diventato periferia ed il periferico ed il pericoloso è diventato centro e idolo.

Molte persone, anche credenti, vivono una crisi della fede o se si vuole dell’interiorità. Vivono di dogmatismi, di formule già scritte o di pratiche portate avanti senza capirne bene il senso e il perché. Eppure grande sarebbe il compito loro affidato. Grande la responsabilità nei confronti di quello che loro chiamano Creato e che per chi non crede è la Madre Terra o gaia.

I cristiani dovrebbero essere sempre in prima linea nella difesa del territorio, dell’ambiente, del futuro dei loro figli. Attente sentinelle attive quotidianamente con stili di vita riconoscibili e chiari. E dovrebbero essere riconoscibili dal loro stile di vita non solo perché così vorrebbe il buon senso civico, ma soprattutto perché questo è inscritto nel loro codice di fede, contenuto nelle Sacre Scritture ed in una tradizione bimillenaria dove non sono mancate figure luminose in tal senso. Figure oscurate e/o messe in secondo piano dallo stesso sistema capitalistico e produttivistico che tante cose ha obliato e corrotto. Ci sono delle colpe e delle responsabilità ma oggi credo siano maturi i tempi per coinvolgere una fetta importante della popolazione italiana.

Del resto le tematiche della decrescita sono ben conosciute da alcune comunità cristiane di base, tra i protestanti e qua e la anche dai cattolici più istituzionali (importanti sono state le interviste di Pallante anche su Famiglia Cristiana) che vorrebbero sapere e capire, ma hanno bisogno di chi gli mostri la “buona novella” della decrescita felice.

Non è questa, forse, la sede per scendere ancora nel dettaglio, ma posso assicurare che l’assenza assordante del mondo cristiano (fatte le debite eccezioni) è una colpa grave e un deficit serio. Colpa grave perché stanno venendo meno ad una cosa importantissima quale la salvezza del pianeta e dell’uomo. Deficit perché sarebbero una forza importante che potrebbe fornire risorse, forza e strutture per il rilancio di una sana decrescita selettiva e la formazione di un mondo meno diretto verso la barbarie e più teso all’umanizzazione, che è sempre sinonimo di qualità di vita.

Alessandro Lauro (Mdf Sorrento)