Se ognuno ritornasse a fare quello che sa

da | 2 Apr 2013

Esci per fare la spesa. Entri dal tuo salumiere per comprare quello che comunemente un salumiere venderebbe: pane, salumi, formaggi etc etc… e invece per fare concorrenza o per infastidire il fruttivendolo di fronte, si e’ messo a vendere anche un po’ di frutta e verdura. Poi per arrotondare o forse per non subire il senso di inferiorita’ rispetto al supermarket che dista poche decine di metri, appena entri sulla destra ha messo un piccolo settore di cosmesi (non naturale ovviamente) dove puoi trovare dal deodorante fino al gel per la barba passando per un pacchetto di assorbenti.

Allora ti fermi un attimo e provi a pensare: “mi devo essere perso qualche passaggio”. Quello che sto descrivendo non e’ frutto di immaginazione, ma pura realta’ di dove abito. E sono certo che ognuno di noi possa confermare e ampliare il repertorio.

Ma che fine hanno fatto gli specialisti del settore? Se il relativismo culturale frutto del sistema produttivistico ha costretto la maggior parte dei commercianti a svendere le proprie capacita’ specifiche, quali ne sono i frutti?

Si insegue il risparmio a discapito della qualita’. Una volta,fino a 15 anni fa, quando entravi da un salumiere e chiedevi informazioni su un affettato o su un qualsiasi prodotto artigianale, sapeva dirti vita morte e miracoli. Sapeva cioe’ consigliarti, come un vero consulente. Ma oggi se il salumiere deve scimmiottare il fruttivendolo e viceversa, facendosi risucchiare da un mercato che produce mediocrita’, che fine fa la qualita’? Il suo tempo sara’ speso ad inseguire non il salumiere concorrente, ma qualsiasi altro negozio di generi alimentari.

Le persone preferiscono risparmiare 20-30 centesimi e assumere la loro dose giornaliera e consentita (dalle autorita’ mondiali sanitarie) di veleno nel piatto, senza pensare che quel risparmio negli anni ha piu’ possibilita’ di tramutarsi in una malattia. Per fortuna non sempre questo accade. I cittadini consapevoli aumentano e non solo loro.

Tuttavia resta vero anche che oggi sia raro (ma esistono,ne ho le prove) trovare commercianti,salumieri, fruttivendoli che puntano solo sul meno e meglio e quindi sulla qualita’. Persone che in coscienza preferiscono non prendere i funghi porcini (mi e’ capitato in questo inverno in Val D’Orcia) perche’ a suo dire quell’annata non era buona e in giro c’era tutto tranne che buoni porcini. Oppure persone che ti consigliano un buon vino fatto stagionare con metodi antichi. Oppure ancora commerciant enogastronomici medio piccoli che vanno personalmente a vedere come lavorano i loro produttori e acquistare solo se lavorano eticamente e in modo rispettoso verso la natura.

Esistono queste categorie di piccoli imprenditori ma sono pochi.

Molti pensano che agendo cosi’ si perdano clienti o quote di mercato, quando invece la cosa interessante pero’ e’ che le loro scelte vengono spesso premiate laddove chi fa queste scelte e’ in grado di saperle motivare mostrandone gli indubbi vantaggi di gusto, salute e qualita’ a chi ne vuole usufruire. Questo perche’ le persone sanno apprezzare ancora l’onesta’ la sincerita’ lo sforzo per una vera qualita’. Si acquista una certa credibilita’ che non ha alcun prezzo per i vantaggi che da’.

Chi insegue il mercato insegue spesso una strada verso la mediocrita’ nel senso che spesso la corsa e’ verso solo maggiori profitti a discapito di tutto e tutti, anche di se stessi.

Assurdo? Sì, come i salumieri che vendono cosmesi.

Alessandro Lauro (Mdf Sorrento)