L’Europa si schiera dalla parte delle api

da | 15 Mag 2013

Decisione storica della Commissione europea: nel Vecchio Continente verranno vietati tre degli insetticidi ritenuti responsabili della drammatica moria di api. Che, in soli 15 anni, hanno subito riduzioni della popolazione fra il 30 e il 90%. Una vittoria per milioni di ambientalisti e apicoltori che, nonostante le pressioni dei giganti dell’industria chimica, si sono impegnati per la messa al bando dei cosiddetti neonicotinoidi. Secondo Jacqueline McGlade, direttrice dell’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), “in base alle evidenze scientifiche raccolte è assolutamente corretto adottare un approccio precauzionale e bandire questi prodotti chimici”. Per Syngenta, uno dei principali produttori colpiti dalla scelta di Bruxelles, la Commissione sta invece facendo un grave errore, e si “dovrebbe focalizzare sulle reali cause della perdita di api: malattie, virus e perdita di habitat”.

Dal primo dicembre 2013, tre fra i pesticidi più diffusi al mondo verranno vietati sulle coltivazioni Ue di mais, colza e girasole, almeno per i prossimi due anni. Una decisione presa dalla Commissione dopo i risultati di uno studio da lei commissionato all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). Che, a gennaio, ha rivelato come l’uso degli insetticidi thiametoxam, clothianidin e imidacloprid sottoponga le api a rischi inaccettabili. Ma soprattutto dopo la mancata maggioranza qualificata al voto dei 27 Stati membri: di essi, infatti, solo 15 hanno votato per la loro messa al bando, mentre 4 si sono astenuti e 8, fra cui l’Italia, si sono espressi a favore del mantenimento dei tre antiparassitari.

Eppure proprio l’Italia, insieme a Francia, Germania e Slovenia, già nel 2008 aveva vietato l’uso di questi prodotti chimici. Con risultati interessanti: da 185 segnalazioni relative alla moria di api d’allevamento, si era passati a tre nel 2009 e addirittura a zero nei due anni successivi. Un vero e proprio salvataggio degli alveari in cui, però, i detrattori del divieto vedono la maggiore criticità di questa scelta della Commissione, focalizzatasi solo sulla protezione delle api d’allevamento. Secondo la National Farmers Union britannica, ad esempio, la regolamentazione europea è inadeguata, in quanto gli imenotteri allevati negli alveari sono solo una piccola parte delle numerose specie di insetti che, insieme, rendono possibile l’esistenza del 90% delle piante e di oltre tre quarti dei raccolti globali.

Più che il famoso aforisma di Albert Einstein, per cui l’umanità avrebbe solo quattro anni di vita dall’eventuale scomparsa delle api, sull’inusuale presa di posizione della Commissione europea – spesso accusata di fare il gioco delle multinazionali – può avere influito un semplice calcolo economico. Secondo l’Ue, infatti, il “lavoro” gratuito di questi insetti, senza cui non potremmo avere prodotti come ciliegie, mele, meloni e zucchine, vale per la sola economia del vecchio continente circa 22 miliardi di euro all’anno. Ben più di quanto i maggiori produttori delle tre sostanze vietate, Bayer, Syngenta e BASF lamentano di perdere per il nuovo divieto: 50mila posti di lavoro e un giro d’affari da 17 miliardi di euro.

Secondo Agrofarma (Associazione nazionale imprese agro farmaci), il divieto imposto da Bruxelles crea solo confusione, allarmismo e drastici cali nella produzione nazionale di mais. “L’adozione di una limitazione europea comporterebbe un drastico aumento delle importazioni di mais di origine extra Ue a discapito dell’intera economia europea”, afferma Agrofarma: “La perdita di raccolto [in Italia] si è acuita a partire dal 2009, anno in cui è stato sospeso con decreto l’utilizzo di questi prodotti e che ha costretto il Paese ad importare il 21% del mais dall’estero”. Esattamente il contrario di quanto accaduto in Francia. La Eea, autrice a gennaio di un rapporto in cui si accusano le grandi compagnie di avere interferito anche troppo con le politiche agricole comunitarie, fa presente come, pur vietando dal 2004 l’uso di alcuni neonicotinoidi su girasoli e mais, il 2007 sia stato “l’anno migliore della Francia per queste colture in oltre un decennio”. Ciò che più conta per l’Agenzia europea dell’ambiente, però, è che “qualsiasi analisi economica dovrebbe prendere in considerazione il valore quasi incommensurabile dell’impollinazione effettuata da api ed api selvatiche”. Anche perché, conclude l’Agenzia: “Continuando ad utilizzare queste sostanze chimiche si rischierebbe di compromettere un servizio vitale che sostiene l’agricoltura europea”.

Andrea Bertaglio

Fonte: La Stampa Tuttogreen