C’è un tempo per lavorare e un tempo per…non essere cercati dal lavoro

da | 23 Feb 2014

L’apripista è stata Deutsche Telekom, in particolare il capo del personale Thomas Sattelberger, che ammette di essere stato tra quelli «che mandavano mail a orari assurdi». Pentito della reperibilità ad ogni ora del giorno e della notte, quattro anni fa ha ottenuto che nessun dipendente del colosso delle telecomunicazioni fosse più costretto a leggere la posta elettronica dopo aver abbandonato la scrivania. Anche perché i vertici si erano spaventati per i rapporti che provenivano dal concorrente francese, France Télécom, colpito da una vera e propria ondata di suicidi. Provocata, come testimoniano alcune lettere d’addio, da un clima di stress e di tensioni insostenibili sul posto di lavoro. In seguito, molte altre aziende tedesche hanno seguito l’esempio di Deutsche Telekom.

 

L’ultima, nell’ordine, è Bmw, che ha deciso che gli impiegati possano stabilire con i propri capi le ore di reperibilità extra ufficio e, soprattutto, che quei preziosi minuti sottratti al tempo libero debbano essere considerati straordinari, da recuperare nel corso della settimana lavorativa. Un deterrente forte per un capo tentato di disturbare un collega alle due di notte o di domenica. Una regola che è stata negoziata dal capo del Consiglio dei dipendenti, Manfred Schoch con il top management, che in questo modo vuole evitare stress da super lavoro, soprattutto rendere più attraente l’azienda per personale specializzato. Per Schoch si è trattato di ottenere «un diritto all’irreperibilità» per i dipendenti dell’azienda.

 

In Germania, come ricorda oggi un articolo del settimanale Spiegel, sono ormai numerose le grandi aziende che hanno messo un freno al lavoro extra. Dalla fine del 2011, Volkswagen spegne i server mezz’ora dopo la fine dei turni e li riaccende trenta minuti prima dell’inizio – anche se la regola vale solo per i dipendenti con un cellulare di servizio e un certo tipo di contratto, dunque per una esigua minoranza, circa 3.500 sui 570.000 impiegati al livello mondiale. E in realtà tra i manager Vw la regola ancora non vale. Ma qualcuno, in segreto, si augura che venga estesa anche a loro.

 

Anche i giganti della chimica e dell’energia si sono mossi in direzione di un freno al super lavoro, in testa le regine del settore, Bayer e E.On, che hanno disposto ufficialmente che nel tempo libero nessuno debba ricevere mail. Ma la strategia più aggressiva viene da Daimler, che ha decretato dall’anno scorso che tutta la posta elettronica che arrivi dopo che qualcuno ha attivato la risposta automatica in cui informa della sua assenza temporanea dalla scrivania, venga cancellata. Un po’ eccessivo, forse.

 

Dopo questi illustri precedenti, la regola del fine settimana libero da incombenze lavorative ha contagiato negli anni scorsi anche la politica e in particolare una ministra da sempre molto sensibile alla conciliabilità tra lavoro e famiglia. L’attuale responsabile della Difesa, Ursula von der Leyen, si era espressa a favore di una normativa che addirittura vietasse messaggi di lavoro nel tempo libero. L’allora ministra del Lavoro non si era mai spinta sino a scrivere quella legge, ma aveva imposto la regola nel suo ministero. Qualche mese fa il capo del sindacato Ig Metall, Detlef Wetzel, è tornato all’attacco sull’argomento chiedendo una normativa che regoli l’uso di sms e mail aziendali nel tempo libero.

 

Certo, se nel fine settimana arriva comunque una mail dai piani alti, è difficile non alzarsi dalla poltrona per rispondere, ma i tedeschi sembrano consapevoli che l’esempio lo debbano dare anzitutto i capi. L’amministratore delegato di Henkel, Kasper Rorsted, un’altra azienda dove vige già il divieto di disturbare i dipendenti nel tempo libero, ha dichiarato il sabato come giorno «mail-free» e ha vietato i colleghi del consiglio di amministrazione di contattarlo a Natale e Capodanno.

Tonia Mastrobuoni

Fonte: LaStampa.it