L’Italia e altri 11 Paesi membri chiedono formalmente alla Commissione Ue di ritirare la proposta di direttiva che autorizza la coltivazione del nuovo mais transgenico denominato “Ogm Pioneer 1507”, ma ricevono un netto “no” da parte dell’esecutivo europeo: “Nessun nuovo argomento, si va avanti”.
La richiesta a Bruxelles è in una lettera firmata, tra gli altri, dal ministro per gli affari europei Enzo Moavero, inviata al commissario alla Salute, il maltese Tonio Borg, i 12 chiedono a Bruxelles un passo indietro. I Paesi firmatari sono Austria, Bulgaria, Cipro, Francia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Slovenia, Malta.
La lettera è datata 12 febbraio e fa riferimento al Consiglio Affari generali del giorno prima. Durante il dibattito, i ministri di 19 Paesi, tra cui quelli dei 12 Stati firmatari della missiva, si erano espressi in modo contrario alla proposta in una seduta in cui la procedura di voto era stata interrotta dalla presidenza greca, che aveva girato la decisione alla Commissione. L’11 febbraio si erano espressi a favore del nuovo Ogm cinque Paesi: Spagna, Regno Unito, Finlandia, Estonia e Svezia. Quattro avevano manifestato l’intenzione di astenersi: Germania, Belgio, Portogallo, Repubblica Ceca.
“La discussione di ieri al Consiglio – si legge nella lettera – ha reso chiaro che nella sensibile questione di autorizzare il mais Ogm Pioneer 1507, la soluzione è nelle mani della Commissione. Che è ancora nella posizione di ritirare la sua proposta”.
I 12 Paesi ricordano che “una grande maggioranza degli attori coinvolti, il Parlamento Ue e gli Stati membri, si sono ripetutamente opposti alla proposta” e ieri “solo 5 Stati l’hanno sostenuta mentre 19 erano contro”. “Siamo convinti – concludono – che la Commissione non possa ignorare le preoccupazioni legali, politiche e scientifiche di così tanti Stati e del panorama politico”. E si dicono “fiduciosi che la Commissione ritirerà la proposta”.
Per tutta risposta, il commissario Borg fa sapere che nella lettera inviata dai 12 non c’è “nessun nuovo argomento”. E toccava ai 28 ministri riuniti l’11 febbraio al Consiglio europeo opporsi al via libera alla direttiva, che la Commissione è ora tenuta a dare.
Martedì 11 febbraio, prima del voto dei ministri dei 28 sul via libera alla coltivazione del mais transgenico, il commissario Borg aveva avvertito: sta agli Stati membri “assumersi piena responsabilità” nelle decisioni sugli ogm, sia sull’ok al mais transgenico 1507 e sia nel riaprire il dibattito sulla revisione della legislazione Ue in materia, bloccata da anni per le divisioni tra i paesi. Puntualizzando inoltre che se non vi fosse stata una maggioranza qualificata contraria, la Commissione sarebbe stata obbligata ad autorizzarne la coltivazione.
Durante il dibattito in Consiglio Ue tra i ministri dei 28, come detto, una ventina di Paesi si era detta contraria, ma non c’era la maggioranza qualificata. A quel punto, in una situazione giuridica praticamente inedita, la presidenza greca aveva deciso di interrompere la procedura di voto rinviando la “patata bollente” alla Commissione europea, che, in base alle regole attuali, senza un voto favorevole o contrario, può adottare automaticamente il via libera al mais 1507. Su cui il commissario Borg si è finora mostrato favorevole a procedere, interpretando il mancato voto in Consiglio come un “obbligo” per la Commissione di approvare.
Interpretazione sposata dal portavoce del commissario Ue all’agricoltura, il romeno Dacian Ciolos: la Commissione Ue è “legalmente obbligata” a procedere verso l’autorizzazione della coltivazione del nuovo mais transgenico.
Per la Commissione, dunque, l’autorizzazione alla coltivazione del nuovo mais transgenico è legalmente inevitabile. Ma la Commissione vuole dare tempo agli Stati membri di trovare un accordo in grado di non far passare il via libera al nuovo ogm come un’imposizione, soprattutto in vista delle elezioni europee e con gli antieuropeisti in agguato. Come aveva spiegato ancora il portavoce di Ciolos, “accogliamo con favore l’iniziativa della presidenza greca di tenere una discussione al prossimo Consiglio Ue Ambiente del 3 marzo, e speriamo di poter andare avanti”.
Una riapertura del dibattito finalizzata al raggiungimento di un accordo, o meglio un compromesso, per sbloccare la proposta di direttiva del 2010, con cui la Commissione vuole introdurre nuove regole sugli ogm, lasciando a ogni Paese la libertà di scelta sul coltivare o meno il mais trangenico. Che, assicura la Commissione, che non sarebbe coltivato prima del 2015 e, molto probabilmente, solo in Spagna.
Fonte: Repubblica.it