Giordano Mancini (formatore industriale) La ricostruzione qualitativa della Nazione

da | 9 Lug 2014

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Non siamo in un periodo di crisi, come indicato da molti: le crisi sono passeggere, mentre quello che stiamo vivendo è un cambiamento definitivo. Una serie di emergenze globali si intrecciano e si sommano rendendo impossibile risolvere la situazione con strumenti tradizionali. I principali blocchi di emergenze sono 5: ambientale (clima, meteo, inquinamento), economica (mercati occidentali saturi o di sostituzione che non permettono più la crescita), finanziaria (debiti enormi e finanza scollegata dall’economia che imperversa sui mercati), sociale (disoccupazione, povertà senza speranza e squilibri sociali) e di pre-scarsità di energia, acqua e materie prime in genere. Questa situazione decreta la fine del consumismo inteso come possibilità di produrre, vendere e consumare qualunque cosa e in qualunque modo (se posso comperarlo perché no?) senza considerare le conseguenze sulle persone, sull’ambiente e sulle future generazioni.

“Ama le future generazioni come te stesso” era lo slogan di Nicolas Georgescu Roegen, padre della bioeconomia e della decrescita. Da adesso in avanti dovremo scegliere cosa fare, abbandonando il mito della crescita del PIL. Ogni azione economica che intraprenderemo deve produrre lavoro utile, non occupazione purchessia; non inquinare, non creare debito, non consumare troppa energia e materia e non produrre troppi rifiuti. L’attività economica più vicina ai sopraelencati “dogmi” è certamente la ristrutturazione energetica degli edifici. Essa produce fra i 13 e i 18 nuovi posti di lavoro per ogni milione di € investito, contro la media di 4 nuovi posti per le energie rinnovabili e appena 0,5 nuovi posti per le grandi infrastrutture. Quindi si produce molto lavoro e molto utile. Si riduce la necessità di consumare energia e si riducono di conseguenza le emissioni di CO2. Si tratta di cantieri che utilizzano molto materiale riciclato producono pochissimi rifiuti ed utilizzano pochissima acqua. Infine si ripagano da sé con il risparmio in bolletta, senza creare nuovo debito. Ovviamente, terminata la fase di cantiere il PIL decresce!

Vengono illustrati dei dati di ENEA, ENEL Foundation ed altri istituti che dimostrano come queste scelte siano oramai considerate main stream da molti soggetti tecnici. MDF cerca di farlo notare anche alla politica che sembra ancora titubante e poco coraggiosa nell’intraprendere la via della bioeconomia e dell’economia selettiva, abbandonando il consumismo e l’economia della crescita del PIL a qualunque costo.

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