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I ladri di futuro sono coloro che − invocando consolidate prerogative − non vogliono modificare l’attuale contratto sociale, che privilegia chi l’ha sottoscritto ed esclude gli altri, arrivati quando le penne erano già finite; coloro che fingono di non vedere il dramma di una generazione; coloro che riconoscendo la preminenza delle norme si dimenticano che queste ultime, ancorché costituzionali, possono essere cambiate.
Coloro che, dal comodo delle loro poltrone e dalle posizioni di potere, invitano alla riflessione fingendo di non sapere che non c’è più tempo; coloro che si lavano la coscienza aiutando i loro figli e nipoti (e solo quelli); coloro che confondono la solidarietà con l’elemosina; coloro che, sussidiati, trascorrono il tempo ad aspettare che qualcun altro decida per loro, dimenticandosi che la democrazia di tutti è davvero per tutti.
Coloro che vogliono vivere appieno il loro presente e non vogliono farsi carico della vita delle generazioni future; coloro che con il loro piffero magico chiamano i giovani nella grande rete di internet dando loro l’illusione di essere liberi; coloro che (giovani compresi) sono così ciechi da non accorgersi che il futuro a loro prospettato e venduto assomiglia a un mondo virtuale e non alla vita a cui andranno incontro.
Dopo una analisi delle radici profonde della attuale fase recessiva e dei divari, fratture e ritardi venutisi a creare tra la generazione dei babyboomers e quelle che si affacciano ora al mondo del lavoro, propongo una possibile rivoluzione culturale, sociale, economica e fiscale per porre fine al furto e restituire ai giovani la speranza che gli è stata sottratta.
Proposte che possono essere riassunte nel nuovo paradigma della sostenibilità integrata, che prova a riequilibrare il saldo negativo accumulato ai danni del Pianeta e delle giovani generazioni. Il primo, con i grandi mutamenti climatici, come noto, ha già presentato il conto; i secondi in breve tempo saranno costretti a farlo. La domanda di speranza per un futuro migliore e la libertà nella scelta dei propri percorsi professionali e familiari sono un bene al quale i giovani non possono rinunciare. Ecco perché anche l’offerta di lavoro per le nuove generazioni deve essere sostenibile e sostenuta non necessariamente in una dinamica di crescita economica ma nel quadro di un consumo intelligente delle risorse e sfruttamento delle varie opportunità e vocazioni che ciascun ambito locale può offrire.