di Domenico Finiguerra*
Sardara. La salita per arrivare alla sommità della collina è abbastanza agevole con il fuoristrada della Protezione Civile. I lavori di sistemazione della strada panoramica sono incompiuti. Così come incompleti sono il restauro e la messa in sicurezza dell’intero Castello di Monreale (1.309). E dire che il Comune di Sardara, uno dei pochi “comuni virtuosi” di Sardegna, avrebbe anche le risorse per proseguire i lavori. Ma il giovane sindaco Peppe Garau ci spiega che i quattrocento mila euro sono bloccati dal Patto di Stabilità, la regola più stupida partorita dai sedicenti sapienti della finanza che dettano legge in tutta Europa. E le piccole imprese del settore edile di Sardara restano a bocca asciutta, lasciando a spasso giovani che potrebbero lavorare al recupero del Castello.
Il Comune di Sardara (provincia di Medio Campidano) è una cartina di tornasole di come le cose potrebbero funzionare meglio e di come invece logiche sbagliate e speculative possono deviare il destino di una comunità verso falsi paradisi. In questo piccolo borgo, collocato lungo il confine tra regno d’Arborea e regno di Cagliari, sono concentrate bellezze paesaggistiche e archeologiche che in altri Paesi avrebbero creato centinaia di posti di lavoro. Dal Castello di Monreale si domina la piana del Campidano e nelle giornate serene si arriva ad ammirare il Golfo di Oristano e quello di Cagliari. Attorno al Castello si notano i primi scavi, anch’essi sospesi, per riportare alla luce il borgo sottostante. A poche centinaia di metri ci sono le terme, per fortuna attive e funzionanti, che presto porteranno nelle casse del Comune preziose risorse. Nel centro storico troviamo il Civico Museo Archeologico “Villa Abbas” che da solo vale una visita per le sue testimonianze della civiltà Punica e della misteriosa epoca dei Nuraghi. Nei pressi della chiesa di Sant’Anastasia ci si imbatte in un affascinante santuario nuragico con tempio a pozzo. L’assessore Andrea Caddeo ci spiega che l’acqua del pozzo era considerata miracolosa contro i dolori ed ha le stesse proprietà dell’acqua di Vichy. Alla bellezza e alla storia, si devono aggiungere sapori e colori unici: un vitigno come il Semidano, una marmellata di bovale introvabile altrove, uno zafferano che dal 1.500 colora il Medio Campidano.
Eppure quali sono i grandi interventi che vengono prospettati in questa bella piana che dovrebbe attirare le migliaia di turisti che affollano le coste sarde? I grandi parchi eolici! Mostri alti più di cento metri, in fila uno dietro l’altro, proprio nella piana dominata dal Castello. Pale eoliche per produrre energia in un Regione che già oggi produce il 40 per cento in più del proprio fabbisogno. E non ci sono solo pale. Incombono anche trivelle per la ricerca di idrocarburi. Per fortuna il Comune resiste insieme ai comitati.
I suoi giovani amministratori sanno qual è l’oro da preservare, continuano a partorire idee e a promuovere azioni sostenibili. Ad investire nel Museo, nelle attività artigianali e gastronomiche, nell’acqua sacra di Sardara.
* Già sindaco di Cassinetta di Lugagnano (Milano), è promotore insieme a molti altri della campagna e del movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio, partecipa alla rete dei Comuni Virtuosi e a quella dei Comuni Solidali. È autore di articoli e libri, tra cui 8 mq al secondo, salvare l’Italia dall’asfalto e dal cemento (Emi) e, con Chiara Sasso del libro: Il Suolo è dei nostri figli (Instar Libri). Questo articolo è stato pubblicato anche su Il Fatto Quotidiano
Fonte: Comune.info