Lo studio “Significant anthropogenic-induced changes of climate classes since 1950”, pubblicato su Nature Scientific Reports, potrebbe essere fondamentale per la scienza climatica e per le decisioni che i leader politici devono prendere per fermare il cambiamento climatico. Infatti documenta l’espansione di regioni a clima secco e semi-aride nel mondo a partire dal 1950 e la attribuisce al riscaldamento globale di origine antropica
I due autori, i cinesi Duo Chan e Qigang Wu, della Scuola di scienze atmosferiche dell’università di Nanjing, scrivono che «i forcings antropogenici negli ultimi decenni hanno contribuito al riscaldamento globale e regionale e probabilmente hanno influenzato precipitazioni terrestre». Lo studio analizza i cambiamenti nelle maggiori classi climatica di Köppen e le loro incertezze dovute alla variabilità del clima, utilizzando le simulazioni di controllo del Coupled Model Intercomparison Project 5 (CMIP5). Ne viene fuori che nel periodo 1950-2010 circa il 5,7% della superficie totale globale terrestre è diventata più calda e secca, con cambiamenti significativi che includono l’espansione di zone aride e del clima continentale ad alta latitudine, il restringimento dei climi continentali polari e alle medie latitudini, spostamenti verso i poli dei climi temperato, continentale e polari e l’aumento dell’altitudine media dei climi tropicali e polari.
I ricercatori cinesi dicono che utilizzando il CMIP5 nelle simulazioni storiche dei componenti dei forcing antropici e naturali, o solo naturali, «Abbiamo scoperto che questi tipi di cambiamenti di climatici dal 1950 non possono essere spiegati come variazioni naturali, ma sono portati da fattori antropici».
Molti studi climatici prevedono che, se i Paesi del mondo continueranno nella loro inazione climatica, oltre un terzo delle attuali terre abitate ed arabili del pianeta dopo il 2050 saranno in uno stato di quasi siccità permanente. Il nuovo studio rileva che stiamo scivolando rapidamente lungo questa pericolosa china.
Lo studio utilizza il sistema di classificazione climatico Köppen-Geiger che divide il pianeta in: A climi tropicali; B climi secchi (aridi e semiaridi); C climi temmperati; D climi continentali; E climi polari e alpini.
Il team cinese esamina i cambiamenti delle temperature e delle precipitazioni per determinare le variazioni nel tempo delle varie zone climatiche. Una regione può diventare secca se calano le precipitazioni o se aumentano le temperature.
Gli autori evidenziano che «La caratteristica più evidente è una espansione mondiale dl clima B (principalmente semiarido) a scapito del clima C e D alle medie latitudini». In particolare, Duo Chan e Qigang Wu hanno scoperto che «Ll’aumento della temperatura e la diminuzione delle precipitazioni sono ugualmente importanti nel causare l’espansione del clima semiarido in Asia e nel Nord America occidentale, mentre il contributo della diminuzione delle precipitazione per il crescente clima semiarido è molto più grande di quello dell’amunte delle temperature in Nord Africa, Sud Africa e Sud America».
L’espansione delle zone aride nel mondo è una delle previsioni basilari della scienza climatica e Joe Romm fa notare su ClimateProgress che «Il fatto che sia così ampiamente osservabile significa che ora dobbiamo prendere sul serio le attuali proiezioni di diffusione globale della Dust-Bowlification nei prossimi decenni proseguendo sulla nostro attuale percorso di emissioni di CO2, incluso anche il granaio degli Stati Uniti». La Dust-Bowlification è la trasformazione di terreni coltivabili in aride distese polverose che gli americani sperimentarono durante la Grande depressione ed al quale assistono anche ora in vaste aree della california e del West Usa
Il nuovo studio cinese analizza molteplici datasets delle temperature e delle precipitazioni mensili e ne emergono imponenti cambiamenti sulla superficie terrestre e l’evidenza che quello che viene chiamato Antropocene non solo è iniziato, ma sta cambiando rapidamente il nostro pianeta.
«In breve – sottolinea Romm – gli esseri umani stanno causando l’espansione delle zone climatiche aride e semi-aride del mondo nei climi continentali di media latitudine altamente popolati (dove, per esempio, vive la maggioranza degli americani) e provocando l’espansione del clima delle alte latitudini ad espandersi nelle zone polari . Naturalmente, le zone polari sono esattamente dove c’è la tundra ricca di carbonio congelato e e dove è imprigionato il ghiaccio delle calotte polari e dei ghiacciai più grandi del mondo».
Si tratta di cambiamento enormi se si considera che il nostro pianeta dal 1950 si è riscaldato di solo di circa un grado Fahrenheit, mentre siamo sulla buona strada per riscaldarlo almeno 5 volte di più solo nel secolo in cui stiamo vivendo.
L’unico modo per evitare che la Dust-Bowlification diventi irreversibile in molte terre fertili, è quello di mantenere il riscaldamento globale più basso possibile.
Fonte: Greenreport.it