E’ un fenomeno del quale si discute da molto tempo: il MacFashion come obsolescenza delle merci è una delle piaghe del nostro secolo che non agisce solo a livello dei consumi bensì anche dell’ambiente, dell’economia e del costrutto sociale nel quale viviamo.
Una vera e propria moda mordi e fuggi che accorcia i tempi di utilizzo di un capo di abbigliamento prima con una durata di anni. Materie prime scadenti spesso fanno da ciliegina sulla torta alle linee di abbigliamento proprie dello stile MacFashion che sono “programmate” a rovinarsi in lavatrice o sfibrarsi o a perdere le loro caratteristiche a solo 3-6 mesi di distanza dall’acquisto da parte del consumatore.
Questa caratteristica dei capi di abbigliamento fa si che gli acquirenti credano di spendere meno ma abbiano, in realtà, una spesa ben più alta causata proprio dalla maggiore propensione al riacquisto di altri capi di abbigliamento aventi caratteristiche simili. E’ appunto una sindrome da MacFashion, un panino mordi e fuggi, che si autoalimenta mediante l’obsolescenza delle merci.
MacFashion come obsolescenza delle merci e i problemi collegati con l’ambiente
Il problema collegato al MacFashion come obsolescenza delle merci, non è un problema solo di carattere sociologico o economico, esso, infatti, si pone in realtà a diversi livelli: antropologico, simbolico, ma anche e più concretamente a livello ambientale. Si ha oggi la consapevolezza che questo tipo di crescita si scontra con il problema delle risorse finite e con quello dell’inquinamento ambientale, con il quale il consumismo è strettamente correlato (dalle emissioni crescente di gas serra alle discariche di computer e telefonini che avvelenano le periferie africane, in Ghana soprattutto).
Maurizio Pallante, presidente onorario del Movimento della Decrescita Felice nonché noto saggista e filosofo, approfondisce il tema con Alessandro Lauro.
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