2017: il riscaldamento prosegue senza sosta

da | 29 Gen 2018

La rituale disamina della stima delle temperature medie globali dell’anno appena terminato mediante l’analisi dei dati grezzi e grigliati NCEP/NCAR mostra come il 2017 non abbia battuto il record stabilito un anno fa dal 2016, ma ci sia andato comunque molto vicino. Infatti, nella classifica degli anni più caldi, il 2017 si colloca al secondo posto, sopra il 2015, e il valore di anomalia , +0,51 °C rispetto al periodo 1981-2010, supera ancora +1°C rispetto all’inizio del secolo. Le considerazioni finali purtroppo confermano quanto già affermato negli anni precedenti.

Da tre anni questo articolo, che ormai tradizionalmente prepariamo commentando l’anno appena trascorso sulla base delle temperature del database NCEP/NCAR, iniziava sottolineando come l’anno appena passato fosse risultato “il più caldo dall’inizio delle misure”, battendo il record di temperatura media globale dell’anno precedente (vedi quiqui e qui). E, diciamolo, cominciava ormai a diventare un fatto noioso e scontato.

Salutiamo, quindi, come una novità il fatto che il 2017 non abbia battuto per la quarta volta consecutiva il record dell’anomalia di temperatura media globale! Ma non c’è da esultare troppo, tuttavia. Perché, nella speciale classifica degli anni più caldi (tabella 1), il 2017 si piazza al… secondo posto! E considerando che la prima metà dell’anno ha visto un indice ENSO sostanzialmente neutrale o debolmente positivo (fase El Niño), e la seconda metà dell’anno un valore nettamente negativo (fase La Niña), come evidenziato dettagliatamente in questa disamina (ma si vedano anche i nostri articoli al riguardo, qui e qui), questa volta non si può dare la colpa a questa teleconnessione tra oceano e atmosfera.

Notiamo anche come la proiezione ottenuta usando i dati ufficiali dei due database GISS e HADCRU(nei quali, onde ottenere la media annua, è stato usato il valore di dicembre 2016 per sopperire al dato ancora mancante di dicembre 2017) confermino sostanzialmente i valori di anomalia (anche se l’ultimo fornisce un valore inferiore che posizionerebbe il 2017 al terzo posto, dopo il 2016 e il 2015).

Tabella 1: Anomalie di temperatura media globale (in °C) riferite al periodo 1981-2010 per i database NCEP/NCAR (seconda colonna), GISS (quarta colonna) e HADCRU (ultima colonna). Per questi ultimi due database, il valore riportato contiene la media annua calcolata usando l’anomalia di dicembre 2016. Per confronto, la terza colonna riporta le anomalie di temperatura media globale riferite ad un “rettangolo” di globo terrestre contenente l’Italia.

L’analisi delle anomalie termiche globali del 2017 mese per mese (tabella 2, tutte espresse rispetto al periodo di riferimento 1981-2010) mostra come tutti i mesi dell’anno siano risultati più caldi rispetto alla media globale. In particolare, marzo si è distinto come il mese con l’anomalia maggiore e giugno con quella minore, mentre a livello stagionale la parte finale dell’inverno e il periodo agosto-ottobre sono stati quelli con le anomalie maggiori.

Tabella 2: Anomalie di temperatura media (in °C) riferite al periodo 1981-2010 (database NCEP/NCAR) e relative all’intero globo terrestre (seconda colonna) e al “rettangolo” contenente l’Italia (terza colonna).

A livello globale l’anomalia del 2017 nel suo complesso (Figura 1) si è manifestata con i massimi più pronunciati, tanto per cambiare, alle latitudini altissime del mar glaciale artico, sopra l’Europa e sopra l’Asia nordorientale, dove si sono superati i +5 °C; anche Europa meridionale, nord America e Asia hanno fatto registrare anomalie positive con isolinee superiori a 1 °C.

Figura 1: anomalie termiche dell’anno 2017 a scala globale (dati NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

L’Italia

Nella tabella 2, a titolo di paragone, sono state riportate le anomalie mensili relative all’Italia (al fine di derivare l’anomalia media sull’Italia, dal momento che i dati usati hanno una risoluzione di 2.5° in latitudine e longitudine, è stato considerato il rettangolo di mondo compreso tra le latitudini 35°N e 47,5°N e le longitudini 7,5°E e 17,5°E). Tali anomalie sono (o dovrebbero essere) quelle che guidano le nostre sensazioni, ed evidenziano come, a differenza di quanto sia avvenuto a livello globale, in quattro mesi (gennaio, settembre, novembre e dicembre) si siano registrate anomalie negative, in quattro mesi anomalie positive ma inferiori a 1°C, e negli altri quattro mesi anomalie positive e superiori a 1°C. In questi mesi, giugno (il mese con l’anomalia minore a livello globale) è stato in Italia il mese più caldo rispetto alla media (tutte le anomalie sono espresse rispetto al periodo di riferimento 1981-2010).

Su un territorio estremamente più ristretto rispetto al globo terrestre, è assolutamente normale che le oscillazioni di temperatura appaiano più marcate rispetto alle medie globali, e non vi è da stupirsi neppure se, in alcuni mesi, esse appaiano anche in controtendenza rispetto alle medie globali. Lo stesso discorso vale anche prendendo in considerazione le medie annue (tabella 1): anche in questo caso si evidenzia come ciò che abbiamo vissuto non sia rappresentativo della media globale, ma rifletta fenomeni ed accadimenti a carattere più locale e regionale.

Vediamo comunque alcuni di questi mesi con le anomalie maggiori che hanno caratterizzato il 2017 in Italia ed Europa (sempre ricordando che il database contiene dati su punti griglia equispaziati di 2,5° in latitudine e longitudine, in linea di massima assimilabili a 250 km circa).

Nel mese di giugno (Figura 2) si è registrata l’anomalia maggiore, con +2,08 °C; dalla figura si può notare come essa abbia coinvolto praticamente l’intero territorio nazionale, con il nord ed il centro Italia, oltre alla Francia ed alla penisola iberica, avvolti dall’isoterma 2°C, e con valori soltanto leggermente inferiori al sud Italia.


Figura 2: anomalie termiche del mese di giugno 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

Per quanto riguarda agosto (Figura 3, anomalia di 1,75 °C), l’Italia centrale ha fatto registrare un’anomalia di oltre 3°C, mentre il resto del territorio ha fatto registrare valori superiori a 2°C, e solo le isole e le Alpi valori inferiori.


Figura 3: anomalie termiche del mese di agosto 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

A marzo, invece, (Figura 4, anomalia di 1,72 °C), il nord Italia, e segnatamente il nordovest, hanno mostrato anomalie superiori a 2,5°C, mentre in Sicilia è stata inferiore a 1°C.

Da notare come, nei tre casi, solo a marzo l’anomalia positiva ha coinvolto praticamente l’intera Europa, mentre negli altri due casi le latitudini più settentrionali hanno fatto registrare anomalie negative anche vistose.


Figura 4: anomalie termiche del mese di marzo 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

Gennaio è invece stato il mese che ha mostrato l’anomalia minore (Figura 5, valore di -2,06 °C); in tale mese, i versanti orientali ed il nord sono stati i più freddi, mentre l’isoterma -2 °C ha diviso l’Italia. Da notare come il nord Europa, in tale mese, abbia sperimentato una vistosa anomalia positiva.


Figura 5: anomalie termiche del mese di gennaio 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

A dicembre (Figura 6, anomalia di -0,53 °C), mese appena conclusosi, tutto il territorio nazionale ha fatto registrare un’anomalia negativa. Anche in questo caso, si possono notare, oltre alle anomalie molto positive alle alte latitudini, i valori superiori a +4 °C in Europa orientale.


Figura 6: anomalie termiche del mese di dicembre 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

Anche settembre (Figura 7, anomalia di -0,67 °C) ha fatto registrare un’anomalia negativa, ma in questo caso con una forte asimmetria sul territorio nazionale, tagliato da molte isolinee. I minimi hanno riguardato l’estremo nordorientale (inferiori a -1 °C), mentre la Sicilia ha mostrato anomalie lievemente positive. A settembre, inoltre, come già accaduto negli altri casi, solo una limitata porzione dell’Europa, quella sudoccidentale (con l’esclusione della Spagna e con una lingua fin sulla Tunisia), ha mostrato anomalie negative.


Figura 7: anomalie termiche del mese di settembre 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

L’Europa

Per quanto riguarda l’anomalia del 2017 nel suo complesso sull’Europa, la situazione è descritta molto bene nella mappa (Figura 8): praticamente tutta l’Europa si è trovata in anomalia positiva, con valori di oltre 1 °C alle alte latitudini, sulla parte sudorientale, e sulla penisola iberica, e poche zone con anomalia inferiore a 0,5 °C.


Figura 8: anomalie del 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

Le precipitazioni

È interessante notare come esista una buona correlazione con la piovosità. Va però notato che la mappa di questa grandezza, mostrata in Figura 9, registrata in questo database come intensità di precipitazione (in mm al giorno), risente ovviamente della risoluzione molto bassa del grigliato e non è in grado di evidenziare gli effetti orografici locali, come nel caso delle Prealpi, per cui va interpretata come segnale a grande scala.

In particolare, si nota come le aree con precipitazioni più abbondanti della norma (Europa centrale e – in parte – settentrionale, Mediterraneo orientale) siano anche state quelle con le anomalie termiche minori. Questo non è dovuto soltanto alla mancata insolazione, ma anche al feedback con l’umidità del terreno (si veda qui per una discussione più approfondita). Si noti che, al fine di interpretare correttamente il segnale della precipitazione, un’anomalia di 0,3 mm/giorno (quale quella, negativa, presente sul mar Tirreno) corrisponde, in un anno, ad un’anomalia complessiva di 120 mm. Inoltre, va detto che una mappa di questo tipo non tiene in conto l’informazione relativa alla tipologia e frequenza delle precipitazioni (come noto, un singolo temporale violento che scarichi decine di mm non compensa mesi di siccità pregressa), e sarebbe più utile analizzare l’umidità del suolo, che tuttavia non è presente su queste mappe (o meglio, la variabile c’è ma il grigliato troppo poco risoluto la penalizza).


Figura 9: anomalie di precipitazione del 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in mm/giorno riferiti al periodo 1981-2010).

 

Conclusione

In definitiva, la disamina generale di quanto accaduto nell’anno appena terminato, al di là di qualche peculiarità geografica, conferma le tendenze già viste in quasi tutti gli ultimi anni: il riscaldamento globale prosegue senza sosta, specialmente nell’emisfero settentrionale, e le aree prossime al circolo polare artico mostrano le anomalie positive più vistose. La spirale termica (si veda qui) continua ad allargarsi…

 

Testo di Claudio Cassardo

Fonte:Climateranti.it