La Scuola di Rete di Reti svoltasi in Val di Susa è stata un’occasione di allineamento e rafforzamento tra le Reti aderenti e per sperimentare un apprendimento integrale, toccando tanti diversi aspetti della vita.
Articolo tratto da terranuova.it
Si è conclusa venerdì 30 giugno la prima edizione della Scuola della Rete di Reti – RdR (nome temporaneo) svoltasi in Val di Susa a Venaus, Torino. “La Scuola” dichiara Davide Biolghini, uno degli organizzatori e portavoce della Rete di economia solidale nella RdR “ha avuto un bilancio complessivamente positivo, è stato il primo vero atto concreto della Rete che ha permesso una conoscenza reciproca tra i membri della rete stessa, sia sul piano dei contenuti che su quello delle relazioni. Questa esperienza ha posto buone basi per muovere i prossimi passi insieme”. La Rete di Reti è nata un anno e mezzo fa per iniziativa di alcuni attivisti di Reti nazionali – decrescita, economia solidale, bilanci di giustizia, territorialisti, ecovillaggi e cohousing, ecc – che hanno sentito l’urgenza e l’importanza di far convergere le diverse esperienze di “cambiamento” per creare una visione collettiva ed integrale per una svolta concreta della società. “Autonomia e autogoverno” sono stati i temi principali della Scuola e non a caso è stata scelta una location così significativa: la Val di Susa.
Per essere liberi, è necessario saper essere autonomi e allo stesso tempo sentirsi interdipendenti dagli altri, avere coscienza del proprio essere e di ciò che ci sta intorno. Vuol dire avere le idee chiare con se stessi ed imparare a comunicarle ed accogliere ed integrare il punto di vista altrui. Autonomia e autogoverno sono due nodi, due “ombrelli” fatti della stessa materia, sotto i quali si racchiudono tutte le scelte della quotidianità e dell’occasionale. “C’è un bisogno disperato di queste occasioni” commenta Mauro Bonaiuti dell’associazione per la Decrescita “ma spesso manca il tempo perché le persone sono sempre più schiacciate dalla vita. Anche se desiderano vivere diversamente e anelano a pratiche e frequentano circuiti per trasformarla, riescono difficilmente a staccarsi dal quotidiano. Scuole come questa permettono di stabilire le connessioni e trovare nel gruppo l’energia per cambiare”. Per questo gli organizzatori hanno deciso di partire da qui e proporre una formazione integrale agli studenti, lasciando anche lo spazio per la co-educazione.
Terra Nuova , Italia che Cambia e Comune-info hanno supportato la realizzazione della Scuola credendo nella capacità trasformativa della condivisione di esperienze e competenze maturate dalle Reti che supportano e seguono da anni.
Apprendere con tutti i sensi e scoprirsi comunità
Dedicare le mattinate al quadro teorico e i pomeriggi ai laboratori pratici è stato molto apprezzato, come anche la capacità di inserire nel programma attività che richiedessero di attivare “testa, cuore, pancia e mani”. Teoria, pratica, movimento corporeo e condivisioni di carattere emozionale hanno permesso ai 25 corsisti di amalgamarsi velocemente e di non subire troppo il via vai di studenti che hanno partecipato alle singole giornate. Tra docenti e studenti non c’è stata separazione, anzi, si è instaurata una relazione orizzontale tale da permettere un co-apprendimento molto naturale, così come tra i giovani e i “giovani dai capelli bianchi” presenti.
Ad unire ancora di più il gruppo è stata la gita del mercoledì, svolta all’interno dell‘area militarizzata intorno al cantiere TAV dove Luca Abbà, attivista No Tav famoso per aver quasi perso la vita cadendo fulminato da un traliccio, e molti altri attivisti del movimento hanno accolto il gruppo. Come “Virgilio”, hanno accompagnato gli studenti in un inferno nostrano e narrato le terribili storie che si celano dietro, e si palesano davanti, al cantiere TAV. Un’orrida storia, una sporca faccenda, umana e ambientale, che come tante altre tristi storie simili ricadono come una ghigliottina sulla testa degli “ultimi”, quelli della prima linea, quelli del fronte, che si vivono tutto il dolore, la rabbia, la devastazione, l’angoscia e la paura generata da chi, sul campo, non ci ha mai messo piede.
La commozione, la tristezza ma anche un grande amore per la vita hanno impregnato le conversazioni di studenti e formatori lungo tutta la passeggiata fino ai bellissimi locali della Borgata 8 dicembre, data che rievoca uno dei terribili scontri tra forze dell’ordine e manifestanti No Tav, messa gratuitamente a disposizione del Comune di Venaus come sede della Scuola. Un gruppo di abitanti della valle hanno cucinato per la Scuola ed il ricavato è stato destinato al movimento No Tav. Due giovanissimi attivisti, Marta Pirino, 23 anni e Gabriele Galli, 19 anni, hanno coordinato egregiamente i rapporti col territorio e gestito l’accoglienza dimostrando che i “giovani d’oggi” non sono tutti uguali: c’è chi è sveglio, attivo e capace di prendersi la responsabilità e mettersi in gioco affinché possa essere tangibile la propria azione nel mondo.
La Scuola vuole aprirsi sempre di più ai giovani e giovanissimi. Gli organizzatori della Scuola stanno già ipotizzando delle strategie per supportare la loro partecipazione perché, come ha ricordato in una lezione Luca Mercalli, è proprio la generazione dei ventenni di oggi che deve lottare per il cambiamento in quanto saranno loro e i loro figli, che si troveranno ad affrontare le condizioni climatiche più estreme.
“Tra gli aspetti da migliorare” dichiarano Giorgia Lattuca, Lapo Brau e Francesca Guidotti, rappresentanti della Rete italiana villaggi ecologici – RIVE e facilitatori della Scuola “è aumentare il numero del team organizzativo e definire con più chiarezza i ruoli che ognuno ha nel processo di realizzazione della Scuola. Ognuno di noi porta con sé una grande esperienza di attivismo e competenze in un ambito diverso: il nostro obiettivo per il prossimo anno, come facilitatori, è rendere maggiormente sinergiche queste qualità e far radicare ancora più profondamente il cambiamento dentro gli studenti affinché esso diventi parte inscindibile del loro essere, della loro vita”.
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