La nostra vita, la nostra alimentazione e la nostra specie sono aggrappate a pochi centimetri di suolo fertile. Quando si parla di terra si parla di agricoltura. Di contadini, di coltura e di cultura. Ma anche di scelte alimentari e produttive. E delle conseguenze di certi metodi e di certe produzioni.
8 miliardi. 7.698.965.948 per la precisione è la popolazione attuale della terra. Di queste, 1 persone su 3, opera in ambito agricolo. Ancora oggi i piccoli agricoltori producono l’80% del cibo consumato nei Paesi in via di sviluppo e il 49,5% della popolazione mondiale vive in aree rurali.
12% è la percentuale dei terreni mondiali utilizzata per produzioni agricole. Nel 2019 già 1 milione e mezzo di ettari di foresta sono stati distrutti per far spazio a nuove coltivazioni. In soli 4 mesi abbiamo generato oltre 12 miliardi di tonnellate di CO2. Di queste 5 miliardi provengono dal mondo agricolo.
70% è la quantità di risorse idriche mondiali utilizzata in agricoltura, sebbene l’80% delle superfici coltivate nel mondo venga tutt’oggi irrigato da acqua piovana.
Pochi centimetri è la profondità di suolo coltivabile, quello che viene definito strato attivo e che ci permette di coltivare il nostro cibo. 2,5 centimetri di terreno si rigenerano in 500 anni! Ogni volta che si ara un terreno, che si spargono pesticidi, che di utilizzano sostanze chimiche, questo sottilissimo strato di vita viene a mancare. Così facendo stiamo perdendo milioni di ettari all’anno.
2 milioni sono gli ettari di terra coltivabile già erosi quest’anno e più di 3 milioni gli ettari desertificati. Le cause? Un’agricoltura intensiva a base di fertilizzanti chimici e pesticidi. Basti pensare che nel solo anno in corso già 3 milioni di tonnellate di sostanze tossiche sono state rilasciate nell’ambiente, per farsi un’idea della gravità della faccenda.
In 40 anni abbiamo distrutto il 33% di terre coltivabili. Oggi più del 75% del suolo sul pianeta è estremamente degradato, con conseguenze per il benessere di 3,2 milioni di persone (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services IPBES). A causa di modelli agricoli monocolturali, basati sull’agrochimica e su produzioni intensive interi territori si sono trasformati in deserti, sono talmente inquinati da essere inospitali alla vita, sono stati disboscati e convertiti per far spazio alla produzione agricola intensiva, diventando causa principale dell’estinzione di molte specie. Andando avanti di questo passo il 95% del suolo potrebbe essere degradato entro il 2050, e ciò costringerebbe centinaia di milioni di persone a migrare mentre la produzione di cibo calerebbe a picco.
Come siamo arrivati a questo punto? Una produzione sempre più orientata al profitto e non al mantenimento e alla sussistenza delle popolazioni. Un’agricoltura agroindustriale che avvela la Terra e le persone. La perdita di quelle conoscenze contadine che ci hanno permesso di evolvere e progredire. Un distacco sempre più profondo da Madre Terra e dai suoi frutti, divenuti merce.
Vogliamo festeggiare l’Earth Day? Facciamo pace con la terra. Iniziamo a camminare “in punta di piedi”. Ritorniamo a coltivare nel rispetto del suolo e della Vita.