2METE – Modello di Macroeconomia Ecologica per la Transizione Energetica

da | 21 Dic 2019

2METE – Modello di Macroeconomia Ecologica per la Transizione Energetica Scenari alternativi per la sostenibilità ecologica e l’equità sociale

Nel 2017 veniva firmata una convenzione tra il Movimento per la Decrescita Felice (MDF) e il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa, in cui quest’ultima si impegnava a sviluppare un modello di simulazione dinamica macroeconomica per l’economia italiana; MDF avrebbe collaborato con un suo gruppo di lavoro al design e alla calibrazione del modello.

Lo scopo era quello di valutare l’impatto delle politiche energetiche necessarie per la riduzione della CO2 (confrontandosi con gli scenari della Strategia Energetica Nazionale) e allo stesso tempo analizzare gli effetti di poliche sociali volte a ridurre la disuguaglianza.

Ad ottobre 2017 il modello 2METE sviluppato dal prof. Simone D’Alessandro e dal suo gruppo di lavoro veniva presentato ad un Convegno organizzato a Roma da MDF e AIEE, e i risultati confronta con la catena modellistica sviluppata da ENEA e RSE per i Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico. Dal confronto con RSE nasceva l’esigenza di sviluppare una seconda versione del modello che, pur mantenendo gli stessi obiettivi iniziali, elaborasse in modo più dettagliato l’analisi di alcuni processi e o risse risulta più facilmente confrontabili con i modelli istituzionali del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima. La seconda versione del modello, chiamata 2METE-v2, è stata presentata a Roma il 22 settembre 2019.

Questo documento descrive in dettaglio la struttura della seconda versione del modello e fa il confronto tra lo scenario del piano energetico nazionale (PNIEC) e uno scenario alternativo preparato da MDF.

I cambiamenti climatici e la crescente disuguaglianza sono due tra le minacce più forti all’equilibrio della biosfera e agli standard di benessere sociale.

Una vasta gamma di politiche pubbliche sono state proposte, messe in discussione e spesso ritenute economicamente e politicamente irrealizzabili. Lo scenario MDF s da questo punto di vista con uno scenario specifico che mostra come politiche sociali associate ai piani di decarbonizzazione radicale non solo siano economicamente sostenibili, ma siano necessarie per rendere la lo a contro il cambiamento climatico socialmente sostenibile.

I risultati delle simulazioni realizzate col modello supportano due conclusioni principali. In primo luogo è chiaro che per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 al 2050 le poli che PNIEC non sono sufficienti: come proposto dallo scenario MDF è necessaria anche una significa va riduzione dei consumi, associata ad una diminuzione dell’orario di lavoro e ad un contenimento dei salari; il che perme e anche la riduzione della disoccupazione e della disuguaglianza di reddito.

In secondo luogo viene provato che le sole poli che ambientali previste dal PNIEC non aumenteranno significativamente la creazione di posti di lavoro e la coesione sociale attraverso la crescita economica. 
Gli investimenti nelle fonti energetiche rinnovabili e nell’efficienza energetica possono, in una certa misura, creare posti di lavoro e migliorare la distribuzione del reddito. Tuttavia, questi benefici sono più che compensa dagli impatti negativi sull’occupazione e sulla distribuzione del reddito dovuta agli incentivi per aumentare la produttività del lavoro.

Questo risultato, associato al documento dell’Agenzia Europea dell’Ambiente del luglio 2019 (Decoupling debunked) che dimostra che a livello globale non ci sono segnali di un possibile disaccoppiamento futuro tra crescita economica ed impatto ambientale, me e in evidenza le priorità da tenere presente nel delineare le strategie energetiche e sociali al 2050.

La transizione a una società sostenibile e più equa richiede necessariamente un cambiamento degli s li di vita e delle scelte dei consumatori.

Questo risultato si può ottenere con lo scenario proposto da MDF, ma è da notare che le politiche sociali devono essere calibrate con molta a attenzione: l’aumento dell’occupazione migliora la distribuzione del reddito e fa diminuire la disuguaglianza (come dimostrato dal coefficiente di Gini), ma il reddito medio individuale rimane sostanzialmente invariato. Non è scontato che un reddito costante, legato alla prevista riduzione dei consumi, sia accettato facilmente in una società dove lo s le di vita e la soddisfazione si misurano oggi principalmente con il potere di acquisto.

Se si vogliono raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 è necessario un dibattito serio sui cambiamenti sociali necessari, che guidi l’opinione pubblica a scegliere e non a subire il cambiamento necessario.

Il compito dei ministeri che devono gestire la strategia energetica nazionale è quello di fare le scelte poli che ed economiche più appropriate per raggiungere in Italia gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione Europea al 2050, e allo stesso tempo migliorare i parametri macroeconomici lega al mercato del lavoro, alla disuguaglianza e ai con pubblici.

Speriamo che questo studio sia un contributo utile alla discussione nel definire le strategie più e caci da prendere in considerazione.

 

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Il testo è stato scritto da Luigi Giorgio (coordinatore in MDF del Gruppo Tema co di Economia), utilizzando per la struttura del modello varie pubblicazioni in inglese del prof. Simone D’Alessandro e del suo gruppo di lavoro.

L’appendice sul PNIEC è stata scritta da Francesco Marghella (consulente sul tema dell’energia).
 È fondamentale per capire la logica del piano energetico nazionale che il governo ha trasmesso alla UE.

L’appendice sui sussidi ambientali è di Bill Mebane (ex dire ore ENEA).
Aiuta a comprendere quanto siano importanti sussidi dal punto di vista economico, e quale risorsa finanziaria sarebbe disponibile per la transizione energetica se fossero opportunamente rimodulati.

Per eventuali commenti o proposte di incontro i conta sono: luigi.giorgio.lg@gmail.com simone.dalessandro@unipi.it