COP25: un “Nulla di fatto” inaccettabile per il Movimento per la Decrescita Felice

da | 17 Dic 2019

Madrid COP25

COP25: un “Nulla di fatto” inaccettabile per il Movimento per la Decrescita Felice

di Lucia Cuffaro, co-presidente del Movimento per la Decrescita Felice

 

“Nulla di fatto”. Si è conclusa la conferenza Onu sul clima di Madrid: la COP25.
 
Per i 196 Paesi partecipanti si è evidenziato un generico “bisogno urgente” di agire contro il riscaldamento climatico.
Ma come?
Chissà… dato che non si è arrivati a nessuno accordo su questioni essenziali.
 
Tra i punti lasciati in sospeso c’è la regolazione globale del mercato del #carbonio, il nodo più difficile da sciogliere, che prevede meccanismi di compravendita dei cosiddetti “crediti di carbonio” da parte di aziende che sforano il massimale consentito con le loro emissioni.
 
Cosa si è deciso allora durante la 25esima conferenza Onu?
Madrid COP25
 
Durante la scorsa settimana doveva arrivare la decisione di innalzare i target di riduzione delle emissioni di CO2 con impegni vincolanti.
 
L’opposizione e la non chiarezza da parte delle Nazioni più ricche (e inquinamenti) come Stati Uniti, Brasile, Cina, Giappone, Arabia Saudita, Australia, etc., ha fatto sì che non si raggiungesse nessun accordo ma solo un blando impegno nel decidere per il prossimo anno di quanto ridurre le emissioni di gas serra.
 
Tutto questo nonostante le manifestazioni di piazza e le proteste dei giovani in tutto il mondo che chiedono a gran voce una riduzione delle emissioni di CO2 e una presa in carico dei danni del riscaldamento globale.
 
Come Movimento per la Decrescita Felice troviamo inaccettabile questo “Nulla di fatto”.
Secondo la Scienza restano circa 11 anni prima del punto di non ritorno, come emerge dal più importante e documentato rapporto sul cambiamento climatico stilato dall’Ipcc, il gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite. Secondo i 6 mila studi analizzati in materia e le 42 mila recensioni scientifiche, la temperatura media del Pianeta aumenterà di 1,5 °C entro il 2030, con effetti catastrofici e fenomeni meteorologici estremi.
 
Tutto è rimandato alla COP26 che si terrà nella città di Glasgow con la speranza di un cambio netto di posizione al problema.
Di tempo non ce n’è.