di Lucia Cuffaro, co-pres. MDF
Non chiudiamo gli orti proprio ora. L’auto coltivazione in un orto è una pratica virtuosa, in grado di migliorare il sistema immunitario attraverso il suo cibo prodotto e al contempo di agire sulla salute psico-fisica di chi lo cura.
In un momento delicato come questo si dovrebbe consentire alle persone di andare al proprio orto, così come vi è il permesso di andare in una frutteria o in un supermercato, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza previste dai decreti. Regole che per altro sono molto più semplici da seguire all’aria aperta, piuttosto che in un supermercato.
L’Italia è un Paese dove gli orti, urbani, privati o sociali, si sono diffusi a macchia d’olio. L’orto è uno spazio sociale dove non solo coltivare prodotti biologici, ma un’area verde dove imparare il ritmo della natura e il rispetto per la fertilità della terra. Un importante fenomeno sociale che ha permesso di recuperare aree altrimenti abbandonate per destinarle a nuova fruttuosa vita.
Che fine farà tanta bellezza?
Da considerare anche i migliaia di istituti scolastici che lavorano da anni su progetti educativi di avvicinamento dei bambini al cibo sano, proprio attraverso iniziative che prevedono l’implementazione degli orti.
Lo stesso discorso vale per i progetti destinati ai carcerati o a categorie sociale deboli o delicate.
In questo specifico periodo in particolare abbiamo bisogno, più del solito, di mangiare cibi naturali; se non piantiamo adesso quest’estate non avremo ortaggi da raccogliere.
Mangiamo cibo che fa bene e ci rinforza. Stiamo alla luce per migliorare la vitamina D. Curiamo e amiamo la Terra che ci ospita.
Per queste motivazioni il Movimento per la Decrescita Felice aderisce alla lettera lettera aperta alle autorità proposta dalla Community Orto da Coltivare in cui si chiede di riaprire gli orti, invitando i suoi soci e circoli a firmarla.
Lettera aperta alle autorità
All’attenzione del governo
Buongiorno
Mi permetto di scrivere per sollevare una questione relativa al decreto del 22 marzo 2020 sull’emergenza COVID 19.
La mia richiesta riguarda la possibilità di coltivare un orto anche per chi ha un terreno in proprietà o in usufrutto distante qualche chilometro dalla propria abitazione.
Gestisco Orto Da Coltivare, sito web e community social che coinvolge oltre 100.000 persone e scrivo facendomi portavoce di molte persone che in questi giorni mi contattano segnalandomi l’impossibilità di raggiungere il loro orto.
Condivido l’importanza di serie misure anti contagio, che inevitabilmente chiedono dei sacrifici a ciascuno e mi sento grato a chi affronta responsabilità di governo in questo periodo. Chiedo però alle autorità di valutare la possibilità di aprire uno spiraglio per chi coltiva.
Orti e piccoli frutteti sono importanti per molte persone e per questo andrebbero tutelati.
La piccola agricoltura famigliare per autoconsumo rappresenta per molte persone un’integrazione importante al bilancio famigliare. A maggior ragione in questo drammatico momento in cui tanti non sono in condizione di lavorare. Penso anche all’importanza che rivestono in molte zone piccoli oliveti e vigne.
Altrettanto importante è la funzione terapeutica dell’orto: attività all’aria aperta utile a scacciare ansia e stress, come comprovato da moltissimi studi. Anche questo è importante, in un periodo dove le preoccupazioni certo non mancano.
Nelle faq relative al decreto #iorestoacasa è stata pubblicata una risposta che inserisce la vendita di piantine e sementi al dettaglio tra le attività che possono restare aperte. Questo primo importante passo dimostra una sensibilità del governo verso questo mondo.
Tuttavia molte persone coltivano un orto non è adiacente alla propria abitazione. Sono spostamenti molto brevi, visto che la terra richiede una cura quasi quotidiana, ma che oggi non è possibile compiere.La motivazione di coltivare l’orto non è presente tra quelle stabilite dal decreto, per cui si presume sia vietato spostarsi per farlo.
Per questo richiedo di inserire la possibilità di recarsi al proprio orto, a patto di farlo con le dovute accortezze.
Rimando a persone più competenti di me normare le precauzioni e le restrizioni da imporre perché l’attività sia sicura e non possa portare contagi. Ma penso che una persona che si reca da sola a lavorare la terra in luogo isolato non costituisca alcun pericolo in questo senso.
Spero che prendiate in considerazione al più presto la questione: la terra richiede una cura costante e aprile è un mese fondamentale per impostare l’orto, con semine e trapianti che determineranno il raccolto estivo.
Grazie per l’attenzione e un cordiale saluto
Orto Da Coltivare
Da leggere anche l’articolo pubblicato dagli amici del Bosco di Ogigia, i giornalisti Francesca della Giovampaola e Filippo Bellantoni.
“Riapriamo gli orti al tempo del coronavirus
La piccola agricoltura familiare, le produzioni per autoconsumo, sono un’integrazione fondamentale dell’alimentazione e, in questo momento di difficoltà economiche per tutti, credo sia ancora più importante lasciare liberi gli hobbisti e i piccoli agricoltori di andare a curare i propri ortaggi. A tal proposito il sito Orto da Coltivare ha preparato una lettera aperta al governo, in cui si chiede proprio questo: riaprire gli orti alle famiglie. Anche nelle città in cui sono diffusi gli orti urbani, sono allo studio modalità che, nel rispetto di tutte le regole previste dal decreto, permettano alle persone di andare a curare il proprio orto. E soprattutto in città, la speranza è che, a seguito della crisi, vengano messe a disposizione sempre più terre pubbliche per aumentare l’autonomia alimentare italiana, perchè, ricordiamolo, nel belpaese si produce solo la metà del fabbisogno di cibo”