Non ho tempo. Non ho soldi, Ma io ho i figli. Vivo in città. Vivo in campagna. Non riesco ad autoprodurre. E’ cosa da ricchi. E’ cosa da poveri… Vivere senza supermercato per molte persone può sembrare una follia, ma oggi che tante giustificazioni vengono meno – il tempo abbonda, i bambini sono bloccati in casa e quasi tutti i supermercati hanno aumentato i prezzi – perché non fermarci un attimo a riflettere sul peso della nostra spesa e provare a cambiarla?
L’umanità immobile, per una volta, forse la prima. La natura che si riprende il suo spazio, la sua primavera. Finalmente! C’è equilibrio in questo assurdo marzo 2020. Siamo tutti intrappolati esattamente nel posto che ci siamo costruiti.
Un, due, tre… stella. Bloccati lì. Nelle posizioni che abbiamo scelto. Sei in bilico su un piede? Su una gamba rotta? Hai un vicino che puzza? Hai vestiti stretti? Scarpe scomode? Come stai nel punto che ti sei scelto?
Che opportunità unica ci sta dando la vita! Ci sta mettendo davanti a ciò che siamo, a ciò che abbiamo fatto, a ciò che stavamo facendo. Ai nostri pensieri, alle nostre relazioni, alle nostre case. Ci sta dicendo: guardati! Ascoltati! Sei questo! Sei comodo? Sei soddisfatto? Vorrai essere sempre questo anche dopo? E se non ci fosse un dopo, se il tempo si fermasse oggi, andrebbe bene comunque? Se la risposta è sì, sei in pace. E non c’è paura che tenga. Non ci sono virus, né quarantene. Sei nel posto giusto al momento giusto e la tua vita scorre come prima e più di prima. Ma se la risposta è no. Se questa quarantena ti soffoca. Se conti i giorni e pensi al dopo. Allora hai un’occasione più unica che rara: capire chi vuoi essere e iniziare a diventarlo. Iniziare a costruire quel luogo, quel pensiero, quello stato nel quale, anche se ti intrappoleranno ancora e ancora una volta, ti sentirai comunque libero e in pace.
Tutto andrà bene. Sì. Tutto andrà bene. Ma solo se ci risvegliamo dal coma profondo in cui abbiamo vissuto finora.
Fermiamoci davvero. Non per aspettare. Non c’è niente da aspettare. È già tutto qui. Fermiamoci per guardarci e capire chi siamo, chi vogliamo essere, in che mondo vogliamo vivere e come iniziare da ORA a cambiarlo, a cambiarci. Magari partendo proprio dagli acquisti di questo periodo di crisi.
Prendiamoci cura di noi stessi e di chi si prende cura di noi.
Mai in questo Paese si è pensato così tanto alla salute delle persone come in questo momento. E mai come oggi si è fatto appello – riuscendoci – alla responsabilità. Ottimo. Facciamolo fino in fondo. Salute è anche mangiar sano, responsabilità è anche aiutare i più piccoli e fragili.
C’è un grande assente nella campagna mediatica e politica di questi giorni: è la parola prevenzione. “Grandi studi epidemiologici (…) hanno dimostrato che chi ha un’alimentazione ricca di fibre vegetali, soprattutto di cereali integrali, muore meno, oltre che di diabete, di infarto e di cancro, anche di malattie infettive” scrive il dottor Franco Berrino in un suo post su Facebook. Pensate “già 50 grammi di cereali integrali al giorno riducono significativamente la mortalità per malattie infettive e 90 grammi al giorno la riducono del 25 per cento”. E ancora: “le fibre fanno funzionare bene l’intestino, nutrono i microbi buoni che vivono nell’intestino e lo mantengono in buona salute, e se l’intestino è sano anche il sistema immunitario è sano e ci difende dalle infezioni”. Insomma, scegliere cibo vero – integrale, naturale, stagionale – sicuramente ci può aiutare. Acquistarlo locale ci può salvare.
Adottiamo un contadino.
Mentre la gente si ammassa nei supermercati (gli ultimi santuari chiudibili, insieme ai tabaccai, immuni a qualsiasi virus o decreto) c’è chi è costretto a buttare i prodotti o a vederli marcire, senza trovare un vero perché. Perché la fila (la ressa) alla cassa va bene, il ritiro della cassetta dal contadino o dal Gruppo d’acquisto solidale no?
“Noi, i contadini e le contadine che producono il cibo per alimentare il nostro benedetto, assurdo Bel Paese, non ci siamo mai fermati e non ci possiamo fermare. Cercateci, chiamateci!” l’appello arriva da Ari – Associazione Rurale Italiana. “Noi non possiamo (e non vogliamo) fermare la natura, ma possiamo portarvi le nostre produzioni a casa in modo da darvi alimenti freschi, genuini e sicuri tutti i giorni e scambiare con voi due parole (a distanza si capisce) che rinfrancano il cuore… – continua il comunicato – Certo, avremo bisogno di tutt* noi e di ognun@ di voi per superare questo momento difficile in quell’ottica di mutuo aiuto che nei periodi duri deve diventare il mantra che indica la strada. Poi il governo e il ministero dovranno fare la loro parte perché mutui, bollette, contributi Inps incombono e noi non siamo le multinazionali dell’agricoltura che possono rivalersi sui piccoli… Noi siamo quei piccoli”. Quei piccoli che fanno grande il nostro Paese.
Cerchiamoli. Chiamiamoli. Dai Gruppi d’Acquisto Solidale all’Alveareche Dice sì, dai mercati coperti alla vendita diretta, dall’agricoltore vicino casa ai siti online che mettono in contatto diretto produttori e consumatori… ci sono tanti modi per sostenere le economie virtuose che animano e custodiscono i nostri territori. Sosteniamoli.
Quarantena senza supermercato
Ora che abbiamo più tempo, che possiamo soffermarci un po’ di più nella ricerca dei luoghi, nella scelta dei produttori, adesso che possiamo scegliere materie prime e dedicarci alla cucina, all’autoproduzione, alla dispensa intelligente. Oggi che siamo tutti un po’ più responsabili e consapevoli. Con la nostra spesa possiamo fare la differenza. Da quello che mettiamo nel nostro piatto dipende la nostra salute e l’ambiente in cui viviamo. Il nostro dentro e il nostro fuori. Dal cibo che scegliamo dipende il nostro futuro e quello del nostro Paese.
Ogni volta che diamo i nostri soldi a qualcuno è come se gli dessimo una pacca sulla spalla e gli dicessimo: Bravo! Mi piace quello che fai! Oggi più che mai, qui, fermi, adesso, imprigionati nelle nostre vite, stiamo costruendo il mondo che viviamo.
Ogni crisi è un’opportunità. Sta a noi sfruttarla o meno. Questa può essere un’incredibile chance di rivalutare le nostre priorità, riappropriarci dei nostri territori, creare reti di acquisto, relazioni di prossimità, food policy e nuove forme di produzione sostenibile e distribuzione, locale e solidale. Può divenire occasione per ridare dignità a tutte quelle persone che già oggi si prendono cura del nostro cibo e della nostra terra. Oppure no. Le multinazionali dell’agroalimentare ne potrebbero uscire ulteriormente rafforzate, anche grazie alle scelte del Governo e ai trattati internazionali come Ceta e Ttip che continuano a bussare alla nostra porta con il loro carico di cibo avvelenato, Ogm, Nbt, pesticidi e sfruttamento… A noi la scelta.
Oggi più che mai. Siamo comunità, anche in questo.
Chiamata a raccolto!
Vivere senza supermercato significa far vivere una piccola grande comunità unita non solo dalla voglia di consumare in maniera più sostenibile e sana ma – soprattutto – di sostenere i piccoli produttori, le economie locali, chi si prende cura del nostro territorio e del nostro cibo. Un abbraccio bellissimo alla terra e ai suoi custodi! Come moltiplicarlo?
Vivere senza supermercato e Terra Nuova Edizioni hanno pensato di raccontare e promuovere tutte queste realtà. Se fate parte di una di queste reti, siete agricoltori, gas, Alveari, Csa, Res, piccoli produttori, botteghe e volete raccontare come state resistendo e condividere il vostro lavoro scrivete a: info@viveresenzasupermercato.it.
FACCIAMO GIRARE LE BUONE PRATICHE!
10 consigli per una quarantena senza supermercato:
- Aderire a Un Gruppo d’Acquisto Solidale, o crearne uno, magari con il proprio vicinato
- Verificare se nella propria zona ci sono piccoli produttori e contattarli direttamente
- Rifornirsi da agricoltori locali
- Prediligere le materie prime di qualità
- Sperimentare l’autoproduzione
- Eliminare il cibo spazzatura
- Riesumare le ricette della nonna o bisnonna (quelle vere, che utilizzavano alimenti di stagione, locali e naturali)
- Panificare con la pasta madre
- Fermentare (in tutti i sensi possibili)
- Coinvolgere e condividere (quando si può, preparare sempre qualcosa in più da offrire e regalare).