Decreto Cura-Italia: tra le pieghe del provvedimento si facilita la realizzazione del programma 5G

da | 17 Giu 2020

Isde-Associazione Medici per l’Ambiente denuncia in una nota l’accelerazione del programma di realizzazione del 5G in Italia, favorito, spiega l’associazione, proprio dal recente provvedimento adottato con decreto per l’allarme coronavirus. Vi riportiamo il testo integrale del documento di Isde.

In riferimento al Consiglio dei ministri del 16 marzo 2020, che ha approvato il decreto-legge “Cura Italia” recante misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per imprese, lavoratori e famiglie connesse all’emergenza sanitaria da Covid-19, tra “le pieghe di questo provvedimento” risulta l’art. 82 dove si autorizzano le Compagnie di telecomunicazioni allo….. “svolgimento di ogni utile iniziativa per potenziare le infrastrutture di comunicazioni elettroniche…”. Tale autorizzazione assume il significato che si sta concedendo un potere illimitato alle multinazionali delle telecomunicazioni che non potrà che facilitare la realizzazione del programma 5G.

In particolare si sottolinea la tendenza, già ora in atto, da parte delle compagnie telefoniche, a entrare in merito alla espropriazione di terreni e/o a  modificare unilateralmente al ribasso i contratti in corso o a limitarne la proprietà in modo indiscriminato e con atteggiamenti ricattatori senza che vi sia la possibilità di difendersi dato che i Tribunali sono praticamente chiusi, come pure gli Studi legali. Tutto ciò porta a riflettere se il Governo, dietro il paravento del covid-19, possa agire in via colposa aggirando il Parlamento, rendendo più che mai pregnanti le puntuali valutazioni giuridiche e costituzionali recentemente redatte dal Prof Michele Carducci[1] Gli ultimi sviluppi della operazione 5G permettono di rilevare, ancora una volta, che si continua a non attribuire alle informazioni scientifiche ad oggi disponibili il giusto rilievo al fine di orientare le decisioni verso la migliore e doverosa tutela possibile della salute pubblica, eppure mai, come nel corso dell’attuale pandemia da covid 19, sentiamo ripetere dai decisori politici che “prima viene la salute e poi l’economia”!

I rischi per la salute da radiofrequenze, anche se più subdoli e spalmati sul lungo periodo, ma ormai ampiamente documentati, sono forse degni di minore attenzione di quelli che l’attuale coronavirus comporta? La riduzione del rischio sanitario va valutata ben prima di arrivare alla documentazione di danni che sarebbero stati potenzialmente evitabili: perché continuare ripetere gli errori del passato[2]?

Ricordiamo l’Appello degli Scienziati per la Moratoria del 5G alla Commissione Europea, sottoscritta da 164 scienziati e medici e da 95 organizzazioni non governative secondo i quali il 5G aumenterà l’esposizione a radiazioni da radiofrequenza oltre a quelle già in uso del 2G, 3G, 4G, Wi-Fi, con un conseguente rischio per la salute umana e per l’ambiente;[3] la petizione “EMF Call”, sostenuta da 247 scienziati il 30 Ottobre 2018, secondo la quale servono nuove linee guida più stringenti sui campi elettromagnetici;[4] lo studio sul 5G del Dott. Agostino Di Ciaula Presidente del CTS di ISDE Italia, [5] inserito fra le 6 più importanti referenze del recente Documento del Parlamento Europeo al riguardo[6]; il parere del Comitato Scientifico sui Rischi Sanitari Ambientali ed Emergenti (SCHEER) della Comunità Europea del 14 Gennaio 2019, nel quale si evidenzia che non ci sono ancora certezze sulla innocuità della telefonia 2G, 3G e 4G e le incertezze sono persino superiori sul 5G per il quale ci sono pochissimi studi;[7] lo studio pubblicato nel 2014 su Pathophysiology di Lennart Hardell, epidemiologo svedese esperto di cancerogenesi dei cellulari, secondo il quale la radiofrequenza rientra nei parametri di classificazione dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come Cancerogeno certo per l’Uomo (Classe 1);[8] gli studi dell’Istituto Ramazzini di Bologna[9] e del National Toxicology Programme degli Stati Uniti,[10] condotti su topi e ratti che, benchè irradiati a con diverse tipologie di radiofrequenza, hanno portato al medesimo risultato: aumentato rischio di tumori delle guaine nervose e del cuore. Grazie a questi studi si è colmata la lacuna circa l’assenza di studi su animali che aveva indotto nel 2011 la IARC a classificare le radiofrequenze come 2B (possibile cancerogeno), invece che 2A ( (probabile ), tanto che la IARC ha inserito la rivalutazione della cancerogenicità delle radiofrequenze fra le sue priorità[11].

Facciamo nostre le raccomandazioni del Comitato Europeo per i Rischi da Radiazioni (ECRR), che propone che anche per le radiofrequenze (come per le radiazioni ionizzanti) vengano adottati limiti che tengano conto dell’effetto cumulativo e utilizzino fattori correttivi legati alla frequenza, all’età e alla tipologia delle persone esposte. Sempre a proposito dei limiti intendiamo stigmatizzare anche il comportamento “schizofrenico” dell’Europa, perché da un lato il Consiglio d’Europa raccomanda agli stati membri di fissare soglie preventive che non superino gli 0,6 Volt/metro e di ridurre questo valore a 0,2 V/m, ma dall’altro, la Commissione Europea spinge per la commercializzazione su larga scala del 5G con cui si prevede un aumento dei limiti fino a 61 V/m.

Ed anche il Rapporto ISTISAN dell’ISS dell’agosto 2019, severamente criticato[12] per le incongrue rassicurazioni sul rischio di cancro da telefoni cellulari, sul 5 G solleva forti dubbi, si legge infatti: “lo sviluppo del 5G avverrà in un futuro non facilmente prevedibile”… “al momento, non è possibile formulare una previsione sui livelli di campo elettromagnetico ambientale dovuti allo sviluppo delle reti 5G” ….“sarà dunque necessaria una revisione della normativa nazionale» “…occorrerà pertanto considerare non solo i valori medi di campo elettromagnetico, ma anche i valori massimi raggiunti per brevi periodi di esposizione.” “L’introduzione della tecnologia 5G potrà portare a scenari di esposizione molto complessi, con livelli di campo elettromagnetico fortemente variabili nel tempo, nello spazio e nell’uso delle risorse delle bande di frequenza”.

Il quadro complessivo in cui la tecnologia 5G si va ad inserire, per come ora delineato, infrange, violandoli, diversi principi normativi sia nazionali, fra cui segnaliamo la L. 36/01 finalizzata, come dal nome stesso della norma, alla “protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, che comunitari, a partire dal principio di precauzione sancito dall’articolo 191 del Trattato sull’Unione Europea (già art. 174 del TCE), di diretta applicazione e frequentemente richiamato nel diritto nazionale. Tale principio generale è fatto proprio nella giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea secondo cui “la protezione della salute ha la precedenza sulle considerazioni economiche” ed in diverse occasioni anche il governo dell’Unione Europea ha affermato che, quando una attività o una tecnologia susciti il forte dubbio di essere dannosa per la salute e per l’ambiente, occorre prendere le necessarie misure precauzionali anche in assenza di una chiara relazione causa-effetto dimostrata su base scientifica fra quell’attività e il danno che potrebbe derivare [cfr. fra le altre la Comunicazione della Commissione Europea sul ricorso al principio di precauzione (COM(2000) 1 final. del 2 febbraio 2000)].

Ricordiamo inoltre che qualsiasi sperimentazione sull’Uomo senza consenso rappresenta una violazione del Codice di Norimberga, e a questa associazione risulta che siano già stati depositati esposti basati su tale ultima considerazione presso le competenti autorità sovranazionali proprio in ambito di inquinamento da standard “5G”. Rispetto ai rischi per la salute più volte delineati , appellandoci al principio di precauzione, rinnoviamo la richiesta di moratoria avanzata a più riprese, richiedendo di non promuovere l’utilizzo del 5G su ampia scala sino a quando non saranno effettuati seri studi indipendenti che documentino in maniera esaustiva l’ assenza di effetti biologici avversi per la salute umana o ricadute comunque negative per altre forme di vita ( insetti impollinatori ad esempio) o l’ambiente della suddetta tecnologia e sino a quando non si renderanno disponibili strumenti tecnici e normativi adeguati alla tutela della salute pubblica.

Clicca QUA per scaricare la lettera inviata al Presidente del Consiglio, al Ministro della Salute e al Ministro dell’Ambiente 

[1] https://www.isde.it/wp-content/uploads/2019/07/RevCarducci-su-5G.pdf
[2] https://www.eea.europa.eu/publications/late-lessons-2
[3] http://www.infoamica.it/appello-per-fermare-le-telecomunicazioni-5g/
[4] https://www.emfcall.org/wp-content/uploads/2018/11/EMF-Call-30-October-2018-italy.pdf
[5] https://www.isde.it/tag/5g/
[6]https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2020/646172/EPRS_BRI(2020)646172_EN.pdf?fbclid=IwAR0MfBJhNAlh_GIFjwdqHFaj-osEKmjLH5iIswyAkkXL8RJ1f7E_FP37Pk0
[7] https://ec.europa.eu/health/sites/health/files/scientific_committees/scheer/docs/scheer_s_002.pdf
[8] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25466607
[9] https://ehtrust.org/wp-content/uploads/Belpoggi-Heart-and-Brain-Tumors-Base-Station-2018.pdf
[10] https://ntp.niehs.nih.gov/results/areas/cellphones/index.html
[11] https://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(19)30246-3/fulltext
[12] https://www.epiprev.it/editoriale/perch%C3%A9-non-condividiamo-le-rassicuranti-conclusioni-del-rapporto-dell%E2%80%99istituto-superiore-