Il bosco di Padova e la sua Comunità per le Libere Attività Culturali

da | 6 Ago 2020

Dopo quarant’anni dalla sua nascita, è stata sgomberata pochi mesi fa a Padova la CLAC, Comunità per le Libere Attività Culturali, una realtà storica che con il suo bosco e le molteplici iniziative avviate nei locali recuperati di un ex macello ha rappresentato per decenni un importante punto di riferimento per la città veneta eletta Capitale europea del volontariato 2020. Per salvare questo grande progetto di rigenerazione urbana e partecipazione cittadina viene lanciata oggi la campagna “Rendiamo l’Ex Macello di Padova Bene Comune”.

Questa è la storia della Comunità per le Libere Attività Culturali (CLAC) e delle persone che l’hanno animata e attraversata nel corso del tempo, a partire dalla nascita, nel 1975, fino al 15 gennaio di quest’anno, quand’è stata sgomberata. La storia della Comunità è caratterizzata dal’aver anticipato i tempi, almeno nel contesto padovano, si è spinta al di là del semplice associazionismo, rendendosi responsabile del patrimonio esistente, rigenerandolo, riempiendolo di contenuti e restituendolo liberamente alla città.

La CLAC è inevitabilmente legata a doppio filo alla storia della città che la ospita, Padova. “Provate a pensare alla città come ad un organismo vivente, che si articola e si adatta su livelli diversi, in base alle classi sociali dei suoi abitanti, con una periferia che si allarga a macchia d’olio. Provate a chiudere gli occhi e ad immaginare il corpo della città. Che cosa vedete? Strade, piazze, case, circonvallazioni, scuole, ospedali, negozi, supermercati, immensi centri commerciali, banche, palazzoni di vetro pieni di uffici, stazioni. Poi ancora strade alberate, zone residenziali, zone verdi, zone industriali, giardini pubblici. Ponti e tangenziali ad alto scorrimento, mura antiche, chiese, musei.

boschi? Di boschi ne vedete? Pensate che a Padova un bosco c’è, solo che ad oggi non è più permesso entrarci. Il bosco se ne sta lì fra la fine del sentiero e la Golena. Respira placido, verde di foglie e umido di terra. Un polmone lento e regolare avvolge, nutre, accoglie. Se ci camminaste dentro potreste sentire il tappeto sonoro che alimenta il fruscio delle altissime fronde, le cime barbute che fanno il solletico al tetto del cielo, impreparato a tanta bellezza in questa porzione di mondo, così attenta alle esigenze dei consumatori e così poco allo stupore e alla meraviglia.”

Il bosco descritto è stato, dalla nascita della CLAC fino a pochi giorni fa, il cuore pulsante, lo scheletro e l’anima della Comunità. È qui che nella prima metà degli anni Ottanta la CLAC realizza il primo Parco Didattico per l’educazione ambientale italiano.

A pochi passi dal Parco c’è l’ex Macello, lasciato in stato di abbandono prima della costituzione della CLAC. La Comunità decide di salvarlo, rendendolo il teatro della vita quotidiana di centinaia di associazioni e persone che le animano nel corso degli anni. Dall’ex Macello, le associazioni hanno promosso ed attuato numerose operazioni volte al recupero e alla salvaguardia delle opere dell’uomo e della natura. Fra le varie iniziative spicca il contributo alla realizzazione della rete fognaria della città di Padova, o ancora l’operazione Amici dei Tesori del Mondo dell’Unesco che promuove vari siti di straordinario interesse antropologico, tra i quali lo stesso Ex Macello con la propria Comunità. Viene anche data alla luce una Biblioteca di oltre 7mila volumi, che la Regione Veneto riconosce come Istituto di Interesse Locale e che custodisce strumenti scientifici storici per il Museo Didattico di Storia dell’Informatica.

Tante interconnessioni dunque, e tanta vitalità. Solo nell’ultimo anno la CLAC ha organizzato più di un centinaio di laboratori – sul software libero, di cucina, di riciclo, recupero e auto-produzione – pranzi e cene sociali ogni settimana, dibattiti ed eventi culturali, artistici e di intervento sociale. Negli spazi dell’ex Macello si distribuiva gratuitamente frutta e verdura e trovavano ospitalità iniziative di singoli e associazioni che non avevano uno spazio a disposzione, il tutto gestito tramite un’assemblea settimanale aperta a tutti i cittadini e con la modalità dell’offerta libera. Anche durante il lockdown alcune delle pratiche sono state portate avanti tra mille difficoltà per sostenere e supportare le persone più in difficoltà.

Mai come in questo particolare periodo storico il concetto di Comunità assume un ruolo centrale per trasformare l’esistente e costruire un futuro in cui la sostenibilità sia anche accessibile a tutti e non solo un privilegio per pochi.

La CLAC, in questi quarant’anni di storia, ha sicuramente saputo proporre e sperimentare soluzioni, invece di chiedere passivamente risposte. Lo ha fatto anche durante questo ultimo anno, cercando il dialogo con l’amministrazione nonostante lo sgombero. In risposta è stata trattata come un problema da risolvere e non come una risorsa per avviare un processo virtuoso di cambiamento per la città. È evidente come gli interessi economici dell’amministrazione – che favorisce la privatizzazione degli spazi dell’Ex Macello in nome di una “rigenerazione” che prevede la svendita del patrimonio pubblico trasformando aree verdi e siti di archeologia industriale in luoghi di consumo spesso alimentando rapporti di tipo clientelare, non coincidano con la visione di una rigenerazione urbana che metta al centro la persona, permettendole di essere parte attiva della Rigenerazione stessa.

La CLAC per sua natura non può che porsi in netto contrasto con questo tipo di politica, vivendo direttamente l’enorme contraddizione di una città che proprio nell’anno di Padova Capitale Europea del Volontariato ha sgomberato uno degli esempi più sviluppati di partecipazione e progettazione dal basso.

Numerosi sono stati i tentativi da parte della CLAC di dialogare con l’amministrazione pubblica, arrivando perfino a proporre la costituzione di una fondazione di partecipazione con relativo investimento da parte di un benefattore di cinquecentomila euro destinati al restauro di alcuni edifici, ma anche a questa proposta non vi è stata risposta.

La politica istituzionale rimane impassibile. Coalizione Civica, che con il PD governa la città, nonostante abbia espresso in più occasioni la sua vicinanza alla CLAC di fatto non prende pubblicamente le distanze dal progetto di privatizzazione dell’area. Progetto che nei fumosi piani dell’assessore alla cultura attualmente in carica, dovrebbe diventare una “Cittadella della Scienza” l’ennesimo museo a pagamento realizzato con investimenti privati, privilegiando la logica del profitto.

Purtroppo l’esempio dell‘Ex Macello è solo uno tra i tanti in città, per questo la battaglia della CLAC non è riducibile ad una questione di spazi associativi ma è molto più ampia così come più ampie sono le battaglie di tutte le realtà urbane che si oppongono alla trasformazione di Padova in un grande centro commerciale a cielo aperto.

La CLAC quindi non si ferma e crea in un piccolo spazio antistante alla palazzina presso la quale aveva sede, di proprietà del Demanio, l’Orto della Biodiversità, frutto di sementi antiche tramandate di generazione in generazione, piccolo fazzoletto di terra in cui i semi della CLAC continueranno a dare frutti. Ed è proprio all’orto che oggi lunedì 27 luglio 2020 incontrerà i cittadini e racconterà le informazioni che non vengono rese pubbliche e le contraddizioni per le quali si sta cercando di far scomparire il più storico progetto di rigenerazione urbana e di partecipazione cittadina di Padova.

Durante la giornata verrà inoltre inaugurata la campagna “Rendiamo l’Ex Macello di Padova Bene Comune” con la quale la CLAC denuncia le incongruenze e contraddizioni alla base dello sgombero e invita i cittadini a sostenerla per combattere la logica del profitto e dell’interesse di pochi. È possibile inoltre sostenere la campagna della CLAC votando l’Ex Macello di Via Cornaro nella classifica dei Luoghi del Cuore del Fondo Ambiente Italiano.