Un contributo di Mario Sassi del Circolo MDF di Roma e membro del Gruppo tematico Economia & Decrescita(*)
Tra le poche teorie (forse…) più vilipesa della decrescita c’è la Teoria Monetaria Moderna (MMT, dall’ inglese Modern Monetary Theory).
In effetti, sulla MMT ci sono molte discussioni ed obiezioni da parte di diverse scuole economiche (si veda ad esempio questo articolo di Alessandro Bonetti and Paolo Paesani) ma, a nostro parere, queste critiche non ne cancellano il valore di fondo nella misura in cui la MMT sia vista come una teoria descrittiva, capace cioè di farci “comprendere il reale funzionamento dei sistemi monetari, […] condizione necessaria per poter immaginare dei paradigmi economici alternativi” (come ha scritto Thomas Fazi). Ecco perché riteniamo che la MMT possa essere un utile strumento di analisi e di politica economica, su cui costruire il progetto della decrescita.
In questo articolo, Jason Hickel spiega in modo sintetico la MMT e soprattutto le sue possibili “sinergie” con le idee e le proposte della decrescita, in primis su come “decolonizzare” o “riconcettualizzare” le tradizionali idee su moneta, debito, spesa pubblica, ruolo del sistema finanziario e fiscale, ecc. In estrema sintesi, la MMT spiega che lo Stato (dotato di sovranità monetaria) può emettere tutta la moneta di cui ritiene di aver bisogno per i propri scopi e può/deve usare la tassazione per eliminare la quantità di moneta in eccesso, che potrebbe altrimenti scatenare l’inflazione. Hickel invece propone di utilizzare la tassazione per ridurre i consumi, con particolare riferimento quelli più ecologicamente e socialmente dannosi, innescando quindi il processo di decrescita che tutti noi auspichiamo.
Ciò su cui non siamo pienamente d’accordo con Jason Hickel sono le “tre cose urgenti” che lui avanza come proposte specifiche, perché nella nostra “Visione Economia e Lavoro” facciamo delle riflessioni un pò diverse, ma questo è un altro discorso rispetto a quello della MMT.
Buona lettura!
Decrescita e MMT: un esperimento concettuale
Articolo originale di Jason Hickel, 23 settembre 2020; Traduzione a cura di Olga Abbiani e Mario Sassi
La Teoria Monetaria Moderna (MMT, dall’inglese Modern Monetary Theory, n.d.T.) sta ricevendo molta attenzione in questi tempi, grazie in gran parte all’eccellente lavoro di Stephanie Kelton e Nathan Tankus, due dei più efficaci comunicatori del movimento. Nelle ultime settimane un certo numero di persone ispirate dal loro lavoro mi ha chiesto se c’è spazio per pensare alla decrescita da una prospettiva MMT. La mia risposta: sicuramente. In effetti, le due cose sono molto legate.
Prima di tutto, un po’ di background. La MMT può sembrare complicata, ma in realtà è molto semplice (qui c’è un buon punto di partenza). Sottolinea che i governi che controllano le loro valute non sono come le famiglie: non devono “far quadrare il bilancio” e, cosa fondamentale, non devono tassare o prendere in prestito prima di poter spendere. In realtà, essi creano il denaro che spendono – e possono crearne quanto ne vogliono. Questo è chiaro a chiunque abbia prestato attenzione dalla crisi finanziaria globale del 2008. Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno creato quantità straordinarie di denaro per sostenere il sistema bancario. La stessa cosa sta accadendo proprio ora, in risposta alla crisi COVID-19: i governi stanno semplicemente creando il denaro di cui hanno bisogno per rispondere alla crisi. È stato sempre così, naturalmente, ma ora sta accadendo alla luce del sole, in modo evidente per tutti. La nozione di vincoli di bilancio è stata svelata come un mito.
Questo non significa che i governi possano creare e spendere denaro senza limiti. Gli economisti MMT riconoscono una serie di limiti, ma non hanno nulla a che fare con i bilanci o i deficit. Il limite chiave è l’inflazione: se si spende troppo denaro nell’economia, la domanda diventa troppo calda e rischia di portare a un eccesso di inflazione. Gli economisti della MMT propongono di usare la tassazione per mitigare questo rischio. Nella MMT, lo scopo della tassazione non è quello di finanziare la spesa pubblica (di nuovo: i governi finanziano la spesa semplicemente emettendo moneta), quanto piuttosto quello di ridurre la domanda in eccesso. Fondamentalmente, la tassazione è anche usata per ridurre l’ineguaglianza. Si tassano i ricchi non per finanziare la spesa del governo, ma semplicemente per togliere il denaro alle persone che accumulano troppo, riconoscendo che la disuguaglianza è corrosiva per la società e per la democrazia, e che stiamo tutti meglio senza di essa.
Tutto questo cambia il nostro modo di pensare al denaro. La MMT propone che dovremmo intendere il denaro come qualcosa che usiamo, piuttosto che come qualcosa che possediamo. Il governo crea denaro, lo spende nell’economia perché tutti noi lo usiamo nella nostra vita quotidiana, e mitiga i pericoli di un eccesso di denaro o di un eccesso di accumulazione “tirandone fuori” una parte, mantenendo così le cose in equilibrio.
Quindi, cosa significa tutto questo per la decrescita?
Cominciamo con il chiarire cosa sta cercando di fare la decrescita. La decrescita ha due parti: una parte ecologica e una parte di giustizia sociale. Essa cerca di (a) ridurre l’uso eccessivo di risorse ed energia (in particolare nelle nazioni ad alto reddito) al fine di riportare l’economia in equilibrio con il mondo vivente, e (b) di farlo riducendo allo stesso tempo la disuguaglianza e migliorando l’accesso delle persone alle cose di cui hanno bisogno per vivere una vita lunga, sana e fiorente. Finora, gli studiosi della decrescita hanno sviluppato una serie di proposte politiche convincenti e fattibili su come realizzare questo doppio obiettivo. Discuto le idee principali nel capitolo 5 di Less is More.
Ma possiamo anche affrontare questa sfida usando gli strumenti della MMT – e in effetti forse è anche più facile pensarla in questo modo. Il primo passo è quello di sfruttare il potere del governo come emittente di moneta per fare tre cose urgenti:
- Sviluppare servizi pubblici universali generosi e di alta qualità. Non solo l’assistenza sanitaria e l’istruzione, ma anche il trasporto pubblico, alloggi a prezzi accessibili, ecc. E’ infatti sempre più chiaro che i servizi pubblici universali (non la crescita perpetua del PIL) sono la chiave per una società felice, sana e fiorente.
- Sviluppare infrastrutture per l’energia rinnovabile per sostituire completamente i combustibili fossili in un breve periodo di tempo – una questione di anni, non di decenni – mentre si rigenerano gli ecosistemi. Finora non lo abbiamo fatto perché ci viene detto che “è troppo costoso”. Questa è una bugia. La migliore notizia del 21° secolo è che ogni singolo governo che controlla la propria moneta può finanziare una rapida transizione alle rinnovabili senza nemmeno pensare due volte al costo.
- Introdurre una garanzia di lavoro pubblico, in modo che chiunque voglia lavorare possa ottenere un lavoro facendo cose socialmente utili di cui le comunità hanno effettivamente bisogno (compreso il lavoro nei servizi pubblici, la costruzione di infrastrutture per l’energia rinnovabile e la rigenerazione degli ecosistemi), con un salario di sussistenza, a 30 ore alla settimana. Questo ha l’effetto aggiuntivo di aumentare i salari e ridurre le ore di lavoro in tutta l’economia, spostando effettivamente il reddito dal capitale al lavoro.
Questo approccio riduce la disuguaglianza, avvia processi di de-mercificazione di parti importanti dell’economia e assicura che tutti abbiano accesso a un lavoro significativo e ben pagato e a servizi pubblici di alta qualità. In altre parole, riorganizza l’economia intorno al valore d’uso piuttosto che al valore di scambio – un obiettivo che è centrale nel pensiero della decrescita. In questo modo si garantisce l’aspetto della giustizia sociale della decrescita.
Naturalmente, tutta questa spesa del governo immette denaro nell’economia, e nelle tasche della gente, e il consumo privato comincerà ad aumentare (anche se questo è mitigato in una certa misura perché, come spiego in Less is More, accorciare la settimana lavorativa, ridurre la disuguaglianza ed espandere l’accesso ai servizi pubblici in realtà toglie una pressione significativa al consumo privato). La MMT classica vede questo come un problema perché potrebbe causare pressioni inflazionistiche eccessive. Ma dal punto di vista della decrescita è un problema perché porterà ad un aumento dell’uso di risorse ed energia.
È qui che entra in gioco la tassazione. Nella MMT classica si usa la tassazione per ridurre la domanda al fine di controllare l’inflazione. Ma possiamo anche usare la tassazione per ridurre la domanda al fine di portare l’uso delle risorse e dell’energia a livelli target. E naturalmente possiamo farlo in modo progressivo, iniziando dai ricchi (il che è importante, perché, come Thomas Piketty ha sottolineato, ridurre il potere d’acquisto dei ricchi è una delle politiche climatiche più efficaci che possiamo mettere in atto, perché l’uso dell’energia dei ricchi è molto maggiore). Così, in breve, il governo creerebbe denaro per espandere l’economia del valore d’uso (le cose di cui la gente ha effettivamente bisogno per vivere bene) e poi userebbe la tassazione per regolare l’economia del valore di scambio e per ridurre l’eccesso di consumo privato (per mantenere l’economia in equilibrio con il mondo vivente).
Con questo approccio, l’annosa questione del “avremo abbastanza PIL in uno scenario di decrescita per provvedere a vite fiorenti?” diventa irrilevante. Possiamo generare i fondi per i servizi pubblici e la garanzia del lavoro senza nemmeno pensare al PIL. Il PIL diventa un indicatore irrilevante. In effetti, parti dell’economia che sono attualmente misurate dal PIL potrebbero ridursi, ma questo va bene perché il PIL non è l’arbitro primario della fornitura di servizi. Nello scenario che ho descritto, la maggior parte dell’approvvigionamento avviene direttamente. Quindi, il valore di scambio (il PIL) potrebbe diminuire ma il valore d’uso (l’accesso alle cose di cui abbiamo bisogno per vivere bene) migliorerebbe.
Ora, alcuni studiosi della decrescita si sono preoccupati della MMT in passato, perché sappiamo che il debito è sempre una brutta cosa quando si tratta di uso di risorse ed energia. Il pensiero è che, proprio come il debito rappresenta una pretesa sul lavoro futuro, così rappresenta anche una pretesa sull’uso futuro di risorse ed energia. E poiché il debito crea interessi, e gli interessi crescono, il debito genera pressioni reali per la crescita del PIL, che naturalmente ha un grave impatto ecologico. Ma nella MMT,il debito pubblico non è la stessa cosa di ciò che i cittadini sperimentano come debito privato. Perché? Perché il debito pubblico di fatto non deve essere ripagato.
Questo stride con il modo in cui i governi di solito pensano ai deficit. Spesso sentiamo dire che poiché c’è un deficit, dobbiamo fare tutto il possibile per far crescere l’economia per poterlo ripagare. La MMT sostiene che questo semplicemente non è vero. Infatti, potremmo dire che (la necessità di ridurre) il deficit è solo un alibi per coloro che cercano di far crescere l’economia per altri scopi (cioè, per massimizzare l’accumulazione delle élite). L’alibi è falso e possiamo dirlo chiaramente.
Tutto questo solleva una domanda. Se i governi possono creare e spendere denaro così facilmente, allora perché ci hanno detto così a lungo il contrario? Bene, secondo gli economisti della MMT, la narrativa della “responsabilità fiscale” è un espediente che è inteso in gran parte per evitare che la gente chieda che i governi forniscano garanzie di lavoro e servizi pubblici universali (ricordate, i governi sono felici di creare denaro quando si tratta di finanziare le guerre e pompare i valori degli asset, ma quando si tratta di pagare i servizi pubblici, dicono che non è possibile). Perché i governi dovrebbero fare una cosa del genere? Perché se le persone hanno accesso a una garanzia di lavoro pubblico facendo un lavoro socialmente utile, e se hanno accesso a servizi universali di alta qualità, allora perché mai dovrebbero accettare di fare un lavoro socialmente inutile, insignificante o degradante per imprese private, quando l’obiettivo di tali imprese è principalmente quello di accumulare profitti per i detentori del capitale? Non lo farebbero.
In altre parole, i governi devono mantenere una scarsità artificiale di denaro per assicurare un flusso costante di lavoro a basso costo per le imprese private. Come sostengo in Less is More, il capitalismo cerca di sabotare l’abbondanza pubblica per generare ricchezza privata.
Questo ci lascia con un punto interessante. Le proposte della MMT si allineano elegantemente con una delle osservazioni chiave della decrescita, cioè che se il crescitismo dipende dalla creazione perpetua di scarsità artificiale, allora invertendo la scarsità artificiale (cioè fornendo abbondanza pubblica) possiamo smantellare l’imperativo della crescita. Come ha detto Giorgos Kallis, “il capitalismo non può sopravvivere in condizioni di abbondanza”. La MMT ci offre l’opportunità di creare un’economia post-crescita e post-capitalista.
(*) Gruppo Tematico Economia & Decrescita MDF
Il Gruppo Tematico è nato nel giugno 2015 allo scopo di affrontare il rapporto tra Decrescita ed Economia in modo sistematico, sia a livello microeconomico (proposte economiche in ambiti specifici) che a livello macroeconomico (definizione dei parametri che possono caratterizzare uno scenario economico con un impatto ecologico sostenibile).
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