C’è chi va con le Esco (parte seconda)

da | 2 Nov 2010

Nella prima parte abbiamo parlato dei vantaggi forni ti dalle «esco», energy service companies, società di servizi energetici che permettono di effettuare la ristrutturazione energetica degli edifici tramite l’uso di forme contrattuali in cui i costi di investimento, anziché essere pagati dal committente, sono sostenuti dal fornitore della tecnologia, che successivamente recupera il capitale anticipato e ricava i suoi utili incassando, per un numero di anni prefissato contrattualmente, la totalità o una percentuale del risparmio economico conseguente al risparmio energetico che riesce a ottenere. Una soluzione che, legando l’utile del fornitore all’entità del risparmio energetico che riesce a ottenere per il committente, fornisce un impulso straordinario all’innovazione tecnologica in un settore strategico per ridurre l’impatto ambientale delle attività di origine antropica.

Costituire una società di questo genere non è semplice, perché le motivazioni in base alle quali opera ciascuno di questi soggetti sono molto diverse tra loro. I fornitori di energia sono interessati più alla crescita che alla diminuzione dei consumi energetici; gli appaltatori sono più interessati ad assicurare forniture di energia in quantità e qualità rispondenti alle esigenze della loro clientela anziché a gestire un servizio più complesso, da cui non ritengono che possa derivare un incremento significativo del loro giro d’affari; i consulenti tecnici non si assumono volentieri il rischio di percorrere strade su cui non si è ancora consolidato un patrimonio di esperienze sufficientemente ampio.

Lo sviluppo di questo settore risente inoltre delle difficoltà a reperire a tassi d’interesse accettabili i fondi per il finanziamento degli impianti. Un ostacolo che in genere solo società finanziariamente e tecnicamente molto solide sono in grado di superare. E ciò costituisce una forte limitazione, perché l’articolazione e la varietà delle situazioni su cui si può intervenire richiede una grande flessibilità a cui si adattano molto meglio le piccole e medie imprese.

Per consentire anche a queste realtà imprenditoriali di operare utilizzando la formula del «finanziamento tramite terzi» è quindi importante agevolare il loro ricorso al credito con riduzioni mirate dei tassi di interesse, o con la concessione di prestiti non in base a garanzie patrimoniali, ma a una valutazione tecnico-economica dei progetti di risparmio energetico per cui vengono richiesti (project financing), o incentivando gli investimenti in questo settore con sgravi fiscali, come è avvenuto negli Stati Uniti. Ai sostegni all’offerta si possono affiancare incentivi alla domanda, istituendo appositi «mutui energia» sul modello dei «mutui prima casa», o promuovendo un ampio programma di razionalizzazione energetica degli edifici pubblici.

Il rischio implicito nell’uso degli incentivi economici e finanziari è costituito dal fatto che invece di favorire lo sviluppo del settore possano contribuire a ingessarlo. Se anziché essere utilizzati come volano per agevolare il superamento delle maggiori difficoltà iniziali che incontrano tutte le innovazioni, vengono usati per compensare stabilmente delle inefficienze tecnologiche, eliminano la necessità di superarle finendo così col consolidarle e stabilizzarle.

Scivolare da un sostegno finalizzato a irrobustire l’organismo per accelerarne l’autonomia all’applicazione di una protesi di cui non può più fare a meno è molto facile. Per evitare questo errore è necessario analizzare con molta attenzione le conseguenze delle agevolazioni fiscali e finanziarie che possono essere utilizzate, e scegliere soltanto quelle che possono favorire lo sviluppo dell’uso razionale dell’energia invece di rallentarlo, o frenarlo quasi del tutto, come è accaduto sino ad ora.

Non è detto però che la situazione non possa cambiare anche in Italia. E un Paese ormai famoso nel mondo per l’importante ruolo, anche a livello “istituzionale”, ricoperto dalle «escort», potrebbe in tempi relativamente brevi rilanciare sia la propria immagine che la propria economia agevolando l’attività delle «esco», imprese che, come accennato in precedenza, determinerebbero un forte aumento dell’occupazione in attività che sono socialmente utili, in quanto riducono alcune delle forme più gravi di inquinamento ambientale, ripagando i propri costi con i risparmi che consentono di ottenere. Senza oltre tutto richiedere l’intervento della spesa pubblica.

Fonte: “L’uso razionale dell’energia. Teoria e pratica del negawattora”, Mario Palazzetti- Maurizio Pallante, Bollati Boringhieri, Torino 1997

Fonte: Il Fatto Quotidiano