Per tutta la campagna elettorale, Trump non ha certo fatto mistero del suo scetticismo rispetto ai cambiamenti climatici, che ha definito in passato “una bufala cinese”, e l’aperta opposizione alle politiche riguardanti le energie rinnovabili. Ecco alcune delle sue promesse – e quelle che potrebbe mantenere.
- “Cancellare” l’Accordo di Parigi: l’Accordo di Parigi non può essere cancellato solo per volere di Trump. E’ un accordo che è già stato ratificato, ad oggi, da 103 Paesi, tra cui gli Stati Uniti. Il neo Presidente, inoltre, non potrà nemmeno ritirare gli Stati Uniti: una disposizione dell’Accordo di Parigi prevede che nessuno Stato possa uscirne per un periodo di tre anni dopo la sua entrata in vigore, con l’obbligo poi di dare un preavviso di un anno: Trump, insomma, non potrebbe uscirne prima del 4 novembre 2020, a ridosso della nuova elezione. Questo dal punto di vista tecnico. Dal punto di vista pratico, Trump può beatamente ignorarlo. Certo nelle prossime Conferenze delle Parti, e forse già da quella in corso in questi giorni a Marrakesh, la delegazione statunitense non svolgerà più un ruolo di impulso ai negoziati, come siamo ormai abituati da 8 anni con Obama.
- Ostacolare lo sviluppo delle rinnovabili: secondo Trump le rinnovabili sono “un modo costoso di far sentire bene gli abbracciatori di alberi”. Ma ad oggi, negli Stati Uniti, gli impiegati nel settore delle energie rinnovabili sono più di quelli nelle fossili (rispettivamente, 209.000 e 184.500 nel 2015). Difficilmente Trump potrà distruggere completamente lo sviluppo delle energie rinnovabili, senza incorrere in un’opposizione interna. Alcune delle politiche relative alle rinnovabili sono di origine statale. Ma può togliere e reindirizzare i fondi destinati alla ricerca e sviluppo, per i veicoli elettrici, per trasporti sostenibili, eliminare il regime fiscale agevolato introdotto da Obama, etc.
- Cancellare il Clean Power Act e politiche ambientali: questo, invece, è uno dei punti più critici. Il Clean Power Act è un programma per la riduzione delle emissioni nel settore energetico, introdotto con non poche difficoltà da Obama. Stralciarlo, con la maggioranza repubblicana al Congresso, sarà un gioco da ragazzi: sarà un duro colpo per le politiche climatiche americane. Vorrebbe anche eliminare completamente l’agenzia per la protezione ambientale (Environmental Protection Agency) e potrebbe eliminare anche le regolamentazioni su inquinamento da mercurio, smog, etc.
- Ridare vita alla politica estrattiva e Keystone XL: Trump si prefissa di ridare vita alle industrie fossili, aumentando le estrazioni di gas e petrolio interni, anche offshore. Più estrazioni, significa quindi un aumento delle emissioni, in barba ad Accordo di Parigi e agli accordi bilaterali siglati dagli Stati Uniti. Trump ha anche annunciato che chiederà a Transcanada di inviare una nuova proposta per la costruzione dell’oleodotto Keystone XL, l’oleodotto che avrebbe dovuto trasportare il petrolio proveniente dall’estrazione delle sabbie bituminose canadesi al Texas.
- Bloccare lo sviluppo di politiche climatiche future: mentre Obama ha usato tutti i suoi poteri al fine di incentivare uno sviluppo sostenibile, Trump ha già promesso che il suo unico obiettivo sarà economico. In un tempo in cui gli impegni di riduzione delle emissioni necessitano di essere incrementati, gli Stati Uniti aumenteranno invece le emissioni: Lux Research ha stimato che l’impatto delle politiche di Trump, rispetto allo scenario di politiche della Clinton, sarà di 3.4 miliardi di tonnellate di CO2 in più.
Le notizie, oggi, non sono buone. Avremo davanti a noi anni difficili per le questioni energetiche e climatiche. Ora più che mai è assolutamente determinante il ruolo dei cittadini e della società civile: tocca a noi premere affinché gli Stati affinché non si facciano distrarre dal fenomeno Trump e attuino gli impegni previsti nell’Accordo di Parigi.