Nucleare, tre italiani su quattro dicono “no” alle nuove centrali

da | 22 Mar 2011

Il campione intervistato dalla Gnresearch mostra una forte ostilità ai progetti del governo e si dice pronto a votare di conseguenza al referendum. Largo consenso alle rinnovabili, anche a costi più alti.

E’ un bollettino carico di pessime notizie per il governo il sondaggio sul sentimento degli italiani rispetto al nucleare realizzato dalla Gnresearch. I risultati delle risposte fornite dal campione di mille cittadini rappresentativi dell’intera popolazione nazionale alla società  internazionale di ricerche di mercato pubblicati in anteprima su Repubblica.it fotografano infatti un quadro decisamente negativo non solo per le aspirazioni di un ritorno all’energia atomica, ma anche per le ricadute sul consenso nei confronti della maggioranza. Circa tre italiani su quattro non vogliono infatti la realizzazione di nuovi impianti nucleari, giudicano negativamente le politiche del governo nei confronti delle energie rinnovabili e si dicono pronti ad andare a votare all’imminente referendum per bloccare i piani dell’esecutivo. 

Entrando nel dettaglio del sondaggio il dissenso popolare per le scelte energetiche di Palazzo Chigi appare poi ancora più evidente e strutturato. Il 59% degli intervistati si dice "molto contrario" alla costruzione di nuove centrali. A questa opposizione va poi aggiunta quella del 17% che si definisce "abbastanza contrario", per un totale di oltre il 75%. A preoccupare gli italiani non sono tanto gli eventi "straordinari" come il terremoto giapponese, ma piuttosto l’ordinaria amministrazione. "L’impatto negativo sull’ambiente e sulla salute dei cittadini, anche in assenza di incidenti o errori umani" è temuto dal 45%, lo "smaltimento delle scorie radioattive" dal 29%, il "rischio di incidenti dovuti ad errori umani" dal 15% e il "rischio di incidenti dovuti ad eventi naturali" dall’11%. Temi che evidentemente condizionano anche i fautori dell’atomo. Circa il 20% di questi ultimi, malgrado il loro consenso al nucleare, si dice infatti "abbastanza" o "molto contrario" all’eventuale costruzione di una centrale nella sua regione.

Se ben il 90% degli italiani ha comunque ben presente che la nostra dipendenza energetica da altri paesi è un tema "molto" (59%) o "abbastanza" importante (30%), una schiacciante maggioranza del 69% ritiene che la soluzione per risolvere il problema sia il ricorso "esclusivamente alle energie rinnovabili". Una scelta per la quale il 37% degli italiani sarebbe "certamente" disposto a pagare un qualcosa in più in bolletta e un altro 39% lo sarebbe "probabilmente".

A fronte di questa predisposizione non meraviglia quindi che il 43% giudichi "molto negativamente" i provvedimenti del governo sulle rinnovabili 2 (leggi decreto Romani) e un altro 29% li ritenga "abbastanza negativi".

Per far valere queste opinioni gli italiani si dicono quindi in larga maggioranza (70%) pronti a recarsi alle urne in occasione del prossimo referendum sul nucleare mentre un altro 71%, alla domanda "cosa voterebbe nel caso decidesse di andare a votare" risponde "contro il ritorno delle centrali atomiche".

Davanti a questo quadro davvero pesante non sembrerebbero aver sortito effetti positivi per l’immagine dell’esecutivo neppure le repentine frenate 3 annunciate da diversi esponenti del governo. Per ben il 56% degli intervistati la pausa di riflessione auspicata dai ministri Romani e Prestigiacomo altro non è che "una scelta di convenienza per non perdere consensi", mentre solo il 39% pensa che la motivazione vada ricercata in una "concreta preoccupazione per la salute e la sicurezza dei cittadini". Valutazioni che pesano sul giudizio complessivo dato all’operato dei due ministri. Né il responsabile dell’Ambiente né tantomeno quello dello Sviluppo economico superano infatti il 4,5 in pagella.

Fonte: Repubblica.it