Con il capo chino sui luoghi del disastro e con la grande dignità che lo contraddistingue, oggi il popolo giapponese si è fermato per un minuto di silenzio, ad un mese esatto da quel violentissimo terremoto che l’11 marzo scorso ha provocato un devastante tsunami e la peggiore crisi nucleare dai tempi di Chernobyl.
Eppure la tragedia del Giappone non è un drammatico ricordo ma piuttosto una spaventosa realtà che il passare dei giorni rende sempre più preoccupante.
Oggi, infatti, una forte scossa di 7.1 gradi ha colpito Iwaki, nella prefettura di Fukushima ed è stato diramato un allarme Tsunami, poi revocato. Il sisma è avvenuto ad un mese esatto e nella stessa zona colpita dal terremoto e dal successivo tsunami che hanno devastato il nord-est del Paese.
I dipendenti della già disastrata centrale di Fukushima sono stati evacuati. La scossa registrata oggi alle 17,16 ora locale (le 10,16 in Italia) ha fatto saltare l’erogazione di elettricità nei reattori dell’impianto atomico, in seguito ripristinata. L’elettricità era saltata anche dopo il sisma dell’11 marzo e ciò aveva causato il blocco degli impianti di raffreddamento, causando la parziale fusione del nocciolo.
In merito all’impianto nucleare di Fukushima il portavoce del governo giapponese Yukuo Edano ha affermato oggi che il rischio che la situazione nella centrale si deteriori e che porti a una nuova fuga radioattiva importante "si è ridotto significativamente". "È evidente che l’impianto non è in condizioni di funzionare normalmente – ha aggiunto Edano – e noi dobbiamo continuare a chiedere ai residenti nell’area di rimanere lontani nel caso la situazione si deteriori. Ma noi crediamo che questo rischio sia diventato molto più piccolo rispetto alla situazione di una settimana o anche due dopo il terremoto”. Il governo nipponico ha quindi ribadito che la zona di evacuazione di 20 chilometri attorno all’impianto “dovrebbe essere sufficiente".
Ma l’informazione non istituzionale sui rischi legati alla centrale di Fukushima continua a sostenere esattamente il contrario: i rischi sono ben più gravi di quelli riconosciuti dal governo giappponese. A riferirlo stavolta è il New York Times che il 6 aprile ha pubblicato in prima pagina un articolo che svela i contenuti di un rapporto confidenziale della Nuclear regulatory commission (Nrc) per il governo Usa sulla situazione nella centrale nucleare giapponese di Fukushima che “rimane estremamente grave”.
Il documento, che fornisce informazioni tecniche molto più dettagliate rispetto a quanto pubblicato finora dalle autorità giapponesi, sostiene che le procedure adottate dalla Tepco e dal Governo di Tokyo per stabilizzare la centrale giapponese presentano esse stesse delle minacce, tra cui il rischio che le strutture di contenimento si rompano e la possibilità di esplosioni all’interno di queste strutture, a causa del rilascio di idrogeno e ossigeno dall’acqua di mare immessa nei reattori.
Il rapporto, frutto delle valutazioni degli ingegneri americani inviati in Giappone per collaborare con gli esperti locali, mette in dubbio in particolare che si possa continuare a versare acqua sul combustibile nucleare in assenza di un sistema di raffreddamento.
David A. Lochbaum, un ingegnere nucleare che per anni ha lavorato su reattori General Electric dello stesso tipo di quelli di Fukushima e che ha collaborato alla stesura del rapporto, ha spiegato al New York Times che le cose sembrano peggiori di quanto non fossero percepite prima e che, se le misure adottate non dovessero funzionare come previsto, le conseguenze possono essere gravissime.
Fonte: Il Cambiamento