Jean Louis de Cartier e Stephan Schmidheiny, proprietari della Eternit, sono stati condannati a 16 anni di reclusione per disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche. La condanna, pronunciata dal presidente Casalbore, si riferisce ai reati commessi a Cavagnolo e Casale Monferrato. Prescritte invece le condotte relative agli stabilimenti di Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Lunghissimo l’elenco del risarcimento danni e delle provvisionali per le parti civili: tra questi 4 milioni al Comune di Cavagnolo e 25 milioni per il Comune di Casale, 100 mila euro a Cgil nazionale, Associazione familiari e vittime dell’amianto e Legambiente onlus. Settantacinquemila a Wwf Italia. Undici milioni a Inail. E poi risarcimenti per cifre dai 30 ai 35 mila euro per gli eredi delle vittime.
La sentenza riguarda la morte per amianto di 2.191 persone ed è stata accolta in aula da lacrime liberatorie. Hanno pianto, stringendosi l’uno a l’altro, i parenti delle vittime italiane, ma anche gli esponenti delle delegazioni straniere.
Era visibilmente commossa Fernanda Giannasi, leader del movimento brasiliano: “Dobbiamo mantenere vivo questo movimento, non deve accadere quel che accaduto in Brasile, dove nel 2004 abbiamo vinto in primo grado un processo contro Eternit per 2500 vittime, ma non siamo stati sufficientemente organizzati e abbiamo perso in secondo grado”. C’è soddisfazione in aula, le attese non sono state deluse. I tremila morti italiani non sono morti di cause scientificamente non provate, né per la loro imperizia. C’era chi sapeva e ha fatto finta di niente, anteponendo il proprio profitto alla salute e alla sicurezza dei lavoratori.
Fonte: ilfattoquotidiano.it