di Franco Lorenzoni per comune-info
Vi prego, fermiamo tutto ciò che stiamo facendo a scuola o dove ci troviamo per un’ora e dedichiamo del tempo a due ragazzi che ci interpellano con urgenza.
I due hanno la stessa età ma vengono dagli antipodi del nostro pianeta. Lei dal nord, dalla Svezia, uno dei paesi più ricchi del più ricco continente del mondo, lui dal sud, dal Mali, uno dei paesi più poveri del continente più povero. Lei possiede la parola che sa farsi ascoltare e si rivolge al mondo con argomentazioni articolate e convincenti, lui è senza parole, e aveva così grande timore di non essere ascoltato che ha pensato di cucire all’interno della sua giacca una pagella piena di buoni voti scritti in arabo e francese, per dimostrare che aveva studiato e che valeva qualcosa. Lei ha un nome, si chiama Greta Thunberg ed è viva, lui non ha un nome ed è morto quattro anni fa, nel più spaventoso naufragio avvenuto nel Mediterraneo dalla seconda guerra mondiale, che ha visto morire affogati oltre 1.100 vittime il 18 aprile del 2015.
Il corpo di questo ragazzo senza nome di quattordici anni è stato ritrovato da Cristina Cattaneo, medico legale che ha raccolto con cura, nel libro Naufraghi senza volto, questo piccolo frammento della sua storia che è arrivata fino a noi anche grazie a una intervista dell’autrice sul foglioe a un disegno che gli ha dedicato il vignettista Makkox, che sta facendo il giro dei social.
Greta e il ragazzo senza nome del Mali hanno qualcosa in comune che ci costringe a pensare. A tutti e due la vita e il futuro gli erano e gli sono così cari da spingerli ad azzardare l’impossibile. Lui partendo dalla sua terra rischiando tutto, in cerca di un futuro vivibile, lei lanciando un appello estremo per il futuro del pianeta di tutti.
Del ragazzo senza nome non abbiamo parole, perché i suoi pensieri e i suoi sogni sono naufragati con lui. Greta Thunberg, invece, è arrivata fino in Polonia, a Katowice, e nel corso della conferenza internazionale sul clima “Cop 24”, ha fatto un intervento che, fosse per me, farei ascoltare in ogni classe di scuola a bambini e ragazzi di ogni età. Ecco le sue parole (leggi anche Non siamo venuti qui per pregare i leader):
“Il mio nome è Greta Thunberg, ho quindici anni e vengo dalla Svezia. Parlo per conto dei cambiamenti climatici ora. Molte persone dicono che la Svezia sia solo un piccolo Paese e a loro non importa cosa facciamo. Ma io ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza. Se alcuni ragazzi decidono di manifestare dopo la scuola, immaginate cosa potremmo fare tutti insieme se solo lo volessimo veramente.
Ma per fare ciò dobbiamo parlare chiaramente, non importa quanto scomodo possa essere. Voi parlate solo di una crescita eterna con la green economy, perché avete paura di diventare impopolari. Parlate solo di andare avanti con le stesse cattive idee che ci hanno portato in questo casino. (…) ma non importa essere impopolare, mi importa della giustizia climatica e di un pianete vivibile. Tutte le civilizzazioni vengono sacrificate per permettere a una piccola quantità di persone di continuare a fare una grande quantità di soldi. La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso. È la sofferenza dei molti che pagano per il lusso dei pochi.
Nell’anno 2078 festeggerò il mio settantacinquesimo compleanno. Se avrò dei bambini probabilmente passeranno un giorno con me in cui mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire. Voi dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa, ma state rubando il futuro davanti ai loro occhi.
Finché non vi fermerete a focalizzare su cosa deve essere fatto anziché cosa sia politicamente possibile non c’è alcuna speranza. Non possiamo risolvere una crisi senza trattarla come una crisi. Noi dobbiamo lasciare i combustibili fossili sotto terra e dobbiamo focalizzarci sull’uguaglianza e se le soluzioni sono impossibili da trovare nel sistema significa che dobbiamo cambiare il sistema stesso.
Non siamo venuti qui per pregare i leader a occuparsene. Voi ci avete ignorato nel passato e ci ignorerete di nuovo. Voi non avete ormai più scuse e noi abbiamo poco tempo. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no.
Il vero potere appartiene alle persone. Grazie”.
Pur senza sapere nulla di lui, credo che Greta Thunberg, nella sua appassionata e ineludibile denuncia, abbia parlato anche a nome del suo coetaneo del Mali ormai privo di vita e di parole. Sta a noi fare un passo indietro, renderci conto delle nostre incapacità, darci il tempo di ascoltare ciò che ci dicono questi ragazzi e provare ad accogliere il loro punto di vista.