Stop mascherine usa e getta: per una vita sana in un pianeta sano

da | 9 Ott 2020

Il Covid è uno dei tanti campanelli di allarme che ci manda la natura. Per dirci di fermarci, alleggerire il nostro impatto. Eppure noi umani, per proteggerci da questo flagello, deprediamo la natura ancora di più, e invece di rallentare il saccheggio, aumentiamo smisuratamente produzione e rifiuti, pur di rialzare il PIL.

di Linda Maggiori

Visti da fuori sembriamo davvero impazziti. Un esempio di questo comportamento folle è quello che avviene ogni giorno per le mascherine usa e getta.

Ad agosto il commissario Arcuri (delegato dal Governo per emergenza Covid), si accorda con la FCA Group, per la produzione di 27 milioni di mascherine al giorno di cui la metà  (13 milioni) pagate dallo stato italiano e distribuite nelle scuole a tutti gli studenti. La FCA Group (con sede legale in Olanda e sede fiscale in UK)  era stata già beneficiata dallo Stato italiano di un lauto prestito di 6,3 miliardi di euro post Covid, nonché favorita dai bonus auto per riportare la vendita dei mezzi motorizzati a livelli pre-Covid.  

Alla fine di agosto, in una gran confusione di dichiarazioni alla stampa, il CTS sembra orientato ad imporre l’obbligatorietà di mascherine usa a getta a scuola, ma grazie alla mobilitazione delle associazioni ambientaliste, (e del ministro Ambiente Costa), il CTS fa marcia indietro e permette l’uso a scuola anche delle mascherine di tessuto (Verbale del 31 agosto 2020 n.104, pag. 4, che riprende il verbale del 28 maggio n.82 del Comitato Tecnico Scientifico). D’altra parte la stessa Oms sostiene (linee guida aggiornate al 21 agosto):

“I bambini che sono in buona salute possono indossare una mascherina di tessuto (non medical or fabric mask)“.

Le mascherine possono anche essere autoprodotte, secondo i consigli ISS l’importante è che siano multistrato, e che garantiscano comfort e respirabilità. Esistono in commercio anche mascherine chirurgiche lavabili in cotone 100% cotone OEKO-TEX,  certificate dall’ISS (Ninfea).

Ma quando le scuole iniziano, è il caos: alcuni presidi impongono nei regolamente interni mascherine usa e getta, addirittura il Piemonte le impone a tutte le scuole della Regione, interpretando male le linee guida ISS  (Rapporto ISS COVID-19 • n. 58/2020 Rev. 28 agosto 2020) che impongono mascherine usa e getta solo in casi di focolai e ad alunni con sintomatologia.

Altre scuole, invece, permettono uso di mascherine in tessuto e alcuni comuni, come Tollo (CH), Nereto (TE), Filottrano (AN), hanno regalato 1 mascherina lavabile a bimbo.

Nonostante quindi ci siano tantissime alternative, e nulla imponga l’usa e getta, nonostante sempre più bambini indossino a scuola le mascherine di tessuto, belle, colorate e consigliate dagli stessi pediatri, ogni giorno milioni di mascherine celesti monouso vengono sfornate, comprate dallo stato italiano, distribuite a scuola, usate e gettate.

Questo è il vero scandalo.

Uno spreco di risorse e di soldi immane, assurdo, inutile, una valanga consumistica imposta e pagata dallo Stato. Non si era mai arrivati a tanto.

Se i bambini non le prendono, le mascherine usa e getta restano a prendere polvere a scuola (le scuole non possono donarle ad altri enti). Se i bambini le prendono e non le usano, restano a prendere polvere in casa. Se le prendono e le usano, diventano rifiuti indifferenziati, che presto finiranno in inceneritore aumentando inquinamento dell’aria, riscaldamento globale, producendo ceneri tossici da smaltire in discariche speciali. Magari saranno disperse nell’ambiente. Il WWF ha calcolato che se solo un ragazzo per classe (5% della popolazione scolastica) disperdesse per strada, volontariamente o meno, la propria mascherina, ogni giorno verrebbero rilasciate in natura 1,4 tonnellate di plastica. A fine anno scolastico sarebbero 68 milioni di mascherine per un totale di 270 tonnellate di rifiuti plastici non biodegradabili.

Comunque vada, sono petrolio, materie prime, energia, inutilmente prodotte e buttate, rifiuti, cenere, diossina, CO2 accumulati nell’ambiente.

Per quale motivo? Non certo per proteggere la salute della popolazione, ma solo per far girare l’economia e rialzare lo zoppicante PIL, a scapito di tutti.

Oltre al pesante impatto ambientale sottolineiamo il negativo messaggio pedagogico dato nelle scuole (se lo Stato regala usa e getta, l’usa e getta è cosa buona).

Zero Waste Italy lancia quindi per il 30-31 ottobre una mobilitazione nazionale contro le mascherine usa e getta, alla quale finora hanno aderito il Movimento Decrescita Felice, Parents For Future, Extinction Rebellion e i pediatri di ACP-PUMP.

Le mascherine lavabili sono adeguate alla protezione in setting non sanitari, come sottolineato da OMS e verificato da numerosi studi, e possono essere pulite a casa lavandole”, dicono Elena Uga, Laura Reali e Giacomo Toffol dell’Associazione Culturale Pediatri (Acp). v. LINK 

Il 30 ottobre quindi organizziamo tutti delle iniziative dal basso, facciamo indossare ai nostri figli solo mascherine lavabili, organizziamo flashmob con cartelli, mandiamo su FB foto delle nostre belle mascherine lavabili, con hashtag  tipo #bastausaegetta, sì #mascherinelavabili.

Il 31 ottobre ci sarà dalle 9 alle 12 un convegno a Capannori, in diretta web, sulle mascherine lavabili o usa e getta, con la partecipazione dell’innovativa azienza Beta di Bologna, esempio di economia circolare.

Qui il fac-simile della lettera da inviare alle scuole per rifiutare usa e getta