Il Senso del Limite: Piccolo racconto natalizio

da | 20 Dic 2024

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«Nè la rivoluzione nè la riforma possono, in ultima istanza,
cambiare una società, senza che ci sia da raccontare una storia nuova e potente,
tanto persuasiva da bloccare i vecchi miti e trasformarsi nella storia preferita…
Se si vuole cambiare una società si deve narrare una storia alternativa».
IVAN ILLICH

Piccolo racconto natalizio

I

Quell’inverno a Limite non nevicò.

Il manto bianco che copriva le vette delle montagne, si arrestava più o meno all’altezza dei boschi sopra il paese. C’era una linea netta che pareva dividesse due mondi, un mondo a colori in basso, con i toni bruni e rossi dell’autunno, e un mondo in bianco e nero in alto, dove anche il cielo, quando era velato, pareva grigio.

Si avvicinava il Natale, Eri, Pier Maria e gli altri, che ormai da tempo vivevano nel villaggio, avvertirono tutti la necessità di manifestare agli abitanti di Limite che li avevano accolti, la loro gratitudine.

«Dovremmo pensare a dei regali» aveva suggerito Eri una sera che avevano convenuto di ritrovarsi tra di loro per discutere la cosa.

«Non sarà facile…» borbottò Pier Maria, in parte rivolto a sè stesso, in parte agli altri «Chissà come la penseranno qui a Limite riguardo ai regali…»

«Che vuoi dire?» chiese Bruno.

«Qui è tutto così… diverso – replicò Pier Maria stringendosi nelle spalle – Il superfluo pare non esistere qui a Limite. Tutti si accontentano dell’essenziale. Nessun vezzo, nessuna concessione al piacere fine a sè stesso»

Eri si fece pensieroso: «Che vuoi dire Pier Maria? Allora i regali sarebbero per definizione cose superflue?»

«Dipende…» si intromise Bruno.

«Appunto! – tuonò Eri – Dobbiamo pensare a dei regali che siano utili. E non sono completamente d’accordo nemmeno sulla questione del piacere. Non credo che qui a Limite si rinunci coscientemente al piacere, detto così sembra quasi che vogliano espiare qualcosa… per me le cose non stanno così. Io credo semplicemente che provino piacere per cose diverse da quelle a cui siamo abituati noi in pianura».

«Che siano diversi da noi non c’è dubbio!» rise Pier Maria.

«Sì, ma che c’entra? – incalzò Bruno – anche da noi quando fai un regalo pensi a cosa possa piacere alla persona in questione, giusto? Mi pare che qui sia la stessa cosa. Certo, come dice Pier Maria, non sarà facile, ma già abbiamo un’indicazione. Devono essere regali utili. Mi sembra già un punto di partenza».

«Eh, ma più che un punto di partenza mi sembra un punto morto. Qui non ci sono negozi e non credo che intendiamo scendere nuovamente in pianura per trovare qualcosa no? Quindi? Che dovremmo fare?»

«Hai detto la cosa giusta Pier Maria: “che dovremmo fare”! È questo il punto…»

«Cioè? Non ho capito…»

«Fare, Pier Maria. Eri intende dire fare nel senso di costruire. Dovremmo costruire degli oggetti…»

«Esatto Bruno» si compiacque Eri «Dei regali fatti con le nostre mani dovrebbero essere apprezzati, no?» gli altri annuirono. Non era difficile, dopotutto. Il punto era che le loro abilità manuali, per quanto in quei mesi avessero avuto modo di cimentarsi nelle più svariate attività, non potevano certo dirsi eccellenti. E quel poco che avevano imparato erano cose che si applicavano alle esigenze quotidiane. Ora avrebbero dovuto fare un notevole sforzo di fantasia per capire cosa avrebbero potuto creare con il poco che sapevano fare, con il poco materiale che avevano a disposizione e, non ultimo, con il poco tempo che restava loro! Era un bell’impiccio…

***

Nei giorni seguenti decisero di trovarsi, di nascosto, nella piccola falegnameria al piano terra di una delle abitazioni degli anziani. Scelsero una sera in cui c’era una delle tante riunioni, che fortunatamente aveva luogo in un’abitazione un po’ distante, il che dette loro modo di agire indisturbati. La scelta fu pragmatica: il legno era il materiale più abbondante sull’altopiano. Se quindi, come era probabile, avessero commesso degli errori nel fabbricare i loro regali, potevano rimediare facilmente ripartendo da zero… e distruggendo le “prove” dei loro errori… nei focolari o nelle stufe!

Ma anche in questo modo, la cosa non procedeva spedita. Tentarono varie cose, ma sempre i risultati non li soddisfecero. Le stufe funzionarono a lungo quel giorno, ed anche nei giorni successivi. Poi, come sempre, nel momento dello sconforto, arrivò l’illuminazione.

«Uffa! – si stava lamentando Bruno – È inutile, proprio non ci riesco».

Stava cercando di realizzare un incastro, usando una sega a mano, ma il taglio che otteneva non era mai sufficientemente preciso.

«Sarò anche io ad essere imbranato, certo… tentò di giustificarsi Ma anche questi attrezzi! Che diamine, guardate l’impugnatura di questa sega… come si fa ad essere precisi con una cosa del genere?»

«Hai ragione – fece eco Eri – non capisco come loro riescano a lavorare con questi attrezzi. E mica solo qui in falegnameria! Avete visto i manici delle vanghe e delle zappe?»

«Hai ragione – rincarò la dose Pier Maria – l’ho notato anche io. Inoltre molti degli anziani iniziano ad avere un po’ di artrite, e le mani iniziano a deformarsi, eppure, nonostante tutto, usano questi attrezzi molto meglio di noi»

«Chissà cosa sarebbero in grado di fare se avessero delle impugnature fatte come Dio comanda…»..

Tutti si voltarono a guardare Bruno, ignaro di aver appena pronunciato le parole che avrebbero cambiato la storia della loro permanenza a Limite.

Ecco! L’idea, finalmente, era arrivata.

II

La sera della vigilia la cantina era gremita. Le volte di pietra erano state decorate con ghirlande di pungitopo e nastri di stoffa colorati. Le candele di cera d’api accese e distribuite un po’ ovunque conferivano quell’atmosfera calda e accogliente che ci si aspettava. Entrando, Pier Maria notò subito una certa quantità di oggetti ammassati in un lato dei locali, lì per lì non ci fece caso più di tanto, dopotutto era una cantina. Poteva benissimo trattarsi di cose che non si era riusciti a togliere di mezzo e che erano state ammassate in quel modo per fare posto, almeno in parte. Guardando meglio però potè notare che tutti gli oggetti portavano una piccola tavoletta di legno legata con un cordino. Non credette decoroso avvicinarsi per sbirciare, e poiché dalla distanza in cui si trovava non riusciva a vedere di più, si rassegnò a rimandare il momento in cui avrebbe potuto soddisfare la sua curiosità.

Ma il momento arrivò ben prima del previsto. Maso infatti aveva notato gli sguardi dell’uomo e si era subito avvicinato ai nuovi arrivati, ben consapevole che il loro primo Natale a Limite potesse suscitare qualche perplessità.

«Vedo che state già osservando i nostri regali di quest’anno…» disse, facendo piombare Pier Maria nello stupore più totale.

«Quelli? Quelli sarebbero…» balbettò, indicando gli oggetti ammucchiati lungo la parete.

«Hai capito benissimo – cercò di tranquillizzarlo Maso – So che a voi gente di pianura la cosa può sembrare strana, ma qui a Limite abbiamo una concezione un po’ diversa dei regali»

«Su questo non avevamo dubbi – si intromise Eri – Infatti noi… ecco, come dire»

«Non ti devi scusare se non avete pensato a dei regali, è una cosa che comprendiamo benissimo»

«Ma no, Maso! Abbiamo portato anche noi dei piccoli regali… sono qui fuori. Li abbiamo lasciati lì un attimo prima di entrare perché… ecco, non abbiamo trovato nulla per incartarli e, non sapendo come si sarebbe svolta la serata… insomma, non volevamo rovinare la sorpresa…»

«Bene, bene – sorrise Maso – Sono felice che abbiate pensato a dei regali, sono sinceramente commosso! È un bel gesto davvero. Quanto alla sorpresa, lascia che ti spieghi. Qui non usiamo incartare i regali, perché per noi non c’è nessuna sorpresa. O meglio, non come la intendono giù in pianura. Ormai sono molti mesi che vivete qui, avete visto che a Limite ci accontentiamo di poco. Viviamo dell’essenziale. Dopo tanti anni che abbiamo lasciato la pianura, via via ci siamo accorti che ci sta bene così. Meno pensieri, meno preoccupazioni… ma questo penso che ormai lo abbiate capito. Per capire come viviamo il Natale però c’è bisogno di fare ancora un passo. Qual è il significato più profondo di un regalo secondo voi?»

Bruno si strinse nelle spalle: «Dimostrare l’affetto per qualcuno suppongo…»

«Sì – proseguì Pier Maria – Farlo sentire bene, fargli piacere»

«Ecco… – puntualizzò Maso – Significa che il suo bene ci sta a cuore più del nostro bene!» Gli altri annuirono. Maso proseguì: «Come ho già detto, qui a Limite non abbiamo niente di più di quello che ci serve per condurre una vita serena, anche se non proprio “agiata” secondo i canoni della gente di pianura… Bene, per farla breve, abbiamo capito anni fa che per dimostrare affetto per qualcuno, è essenziale poter rinunciare a qualcosa di nostro, in suo favore. Quindi abbiamo smesso quasi del tutto di… creare nuovi oggetti da regalare».

Eri credette di notare che Maso gli aveva, impercettibilmente, strizzato l’occhio mentre parlava. Ovviamente doveva aver intuito che quello era esattamente ciò che avevano fatto lui e gli altri… del resto quale altra via avrebbero potuto seguire?

«Da tempo regaliamo quasi sempre oggetti che già possediamo. Ce ne priviamo, perché vogliamo dimostrare che riusciamo a sacrificarci anche solo un pochino, per dimostrare il nostro affetto. Ma è una cosa molto meno impegnativa di quel che sembra, non vi preoccupate. Questa concezione del regalo porta con sè due conseguenze»

«La prima a questo punto l’abbiamo intuita – esordì Eri – Essendo oggetti che già conoscete, non c’è bisogno di incartarli, perchè non è la sorpresa la cosa più importante…»

«Bene! Molto bene…» si compiacque Costanza che nel frattempo si era avvicinata al gruppo.

«La seconda – proseguì Maso sorridendo – So che anche questo vi sembrerà strano… è che molto spesso i regali vengono, come direste voi, riciclati. A volte addirittura tornano indietro, dopo un anno, a colui che li aveva donati per primo»

«Se ci pensate bene è una cosa naturale…» proseguì Costanza vedendo che gli altri si guardavano l’un l’altro senza capacitarsi di una cosa che, per la gente di pianura, era considerata tra le più disdicevoli che si potessero fare. Ci volle ancora qualche istante di sbigottimento prima che Eri, per primo, riuscisse a scrollarsi di dosso quelle sovrastrutture mentali che la pianura, benché ormai distante, ancora faceva sentire.

«Vuoi dire che… essendo oggetti utili, dopo averli ricevuti, si sente il bisogno di donarli a nostra volta ad altri? E quindi anno dopo anno, per così dire, il ciclo procede»

«Esattamente… e a volte addirittura l’anno seguente si restituiscono a chi ce li aveva donati. È anche questo un modo per dire “ho apprezzato che tu ti sia sacrificato per me, ma adesso ho avuto la mia parte di benefici, ed è giusto che tu continui ad avere la tua”. Non pretendo che comprendiate tutto subito…». Costanza parlava sempre molto lentamente, specialmente quando doveva introdurre concetti che sapeva bene potessero suscitare una certa resistenza. Pier Maria lentamente aveva iniziato a seguire il ragionamento di Eri:

«Una cosa è certa: in questo modo non ci si arrovella più di tanto per capire cosa regalare…»

«Hai colto un altro aspetto importante – notò Maso – Solitamente si investe molta energia interiore per “scegliere” cosa regalare. Si pensa che il momento della scelta sia il più importante. Che una scelta azzeccata, perché ben meditata cioè, produca più “bene” a colui che riceverà il dono, rispetto ad una scelta superficiale. Diciamo che qui a Limite, questa “energia” che solitamente si impiega per scegliere il dono, noi la usiamo per… privarci della cosa giusta! Anche per questo ci vuole una bella forza sapete?»

«Lo immagino…» ammise Eri a mezza voce.

«Credo che ci sia un modo più efficace per farvi comprendere fino in fondo cosa intendiamo – ammiccò Maso indicando di nuovo il mucchio di oggetti in fondo alla stanza – Potreste avvicinarvi e cercare i vostri nomi scritti sulle tavolettine di legno… e vedere quali sono i vostri regali di quest’anno!»

Eri, Bruno e gli altri si strinsero attorno a Maso e Costanza, sinceramente commossi. Non si aspettavano certo di ricevere dei regali. Se il principio era quello di privarsi di qualcosa di utile, bè allora erano mesi che gli abitanti di Limite stavano facendo loro dei regali. Li avevano accolti e riforniti di tutto quanto poteva servire loro per vivere! Cosa potevano chiedere di più? Avvicinandosi, alcuni degli oggetti furono subito identificati.

Tutti quanti videro il proprio nome scritto su una tavoletta legata con uno spago ad un sacchetto di juta. Uno a testa. Erano legumi secchi, da parte di Nunzio. Quando Eri comprese bene il senso di quel regalo, pianse.

Pier Maria fece più fatica a scoprire le targhette con il suo nome. Oltre al suo sacchetto di legumi ebbe un barattolino di vetro contenente una strana crema, ed una busta di carta, che destò in lui non minor stupore, sapendo quanto la carta fosse rara a Limite. Costanza si avvide del suo smarrimento e gli si avvicinò per dargli alcune spiegazioni. La pasta contenuta nel barattolino era un detersivo, che a Limite ottenevano facendo bollire la cenere. Aprendolo Pier Maria venne colpito da un piacevole profumo di essenze vegetali che a tutta prima non fu in grado di identificare con precisione. Vide che i regali venivano dal Consigliere Capo. La busta conteneva una banconota mezzo bruciacchiata lungo i bordi, che chissà come era stata salvata dal fuoco del caminetto. Pier Maria ricordò immediatamente quella vecchia storia e, commosso, sorrise.

Bruno fu l’unico che riuscì a indovinare quale fosse il suo regalo, prima ancora di riuscire a leggere la targhetta di legno: aveva notato subito una sciarpa di lana, chiaramente tessuta ad uno dei telai che ormai conosceva bene. I fili multicolori erano abbinati in modo molto originale, formando un disegno irregolare, ma molto piacevole. Osservandola meglio, notò che in un angolo, piccole piccole, si notavano due parole: lì per lì non capì se erano state ricamate successivamente. Per un istante ebbe paura che davvero qualcuno fosse riuscito ad ottenerle in fase di tessitura (cosa che dal suo punto di vista era assolutamente impossibile). Le due parole, disposte a 90° e seguite ognuna da una piccola freccia, erano ordito e trama. Bruno rise, e notò che anche Costanza, vicino a lui, non potè trattenersi dal ridere anch’ella.

«È davvero… Bella!» disse, ridendo.

Anche Jacopo non ebbe grandi difficoltà ad intuire quale fosse il suo regalo: un bell’esemplare di Stella di Natale, molto rigogliosa, con il suo vaso… ben concimato!

***

Anche se il concetto di “sorpresa” a Limite non veniva applicato ai regali, quando Bruno, Eri e gli altri rientrarono, dopo essere usciti a prendere i loro regali, dobbiamo ammettere che tutti i presenti rimasero di stucco e, all’inizio, non capirono. I nuovi arrivati si presentarono armati di tutto punto con tutti gli attrezzi agricoli possibili. E non solo, c’era chi aveva sgorbie, martelli, seghe, scalpelli… al punto che perfino Costanza restò allibita. Nella cantina piombò il silenzio più totale. Maso si decise a rompere il ghiaccio dicendo: «Che fate con quegli attrezzi? Non vorrete lavorare anche stasera? È la vigilia… è vero che qui a Limite lavoriamo sempre, però…»

Eri gli si avvicinò porgendogli la zappa che teneva in mano. «Prova a prenderla in mano Maso» chiese. Non fu necessario aggiungere altro, Maso vide subito che il manico era stato lavorato, leggermente, ma quanto bastava per avere un impugnatura assai più pratica. Sembrava che si adattasse perfettamente alle sue mani. Istantaneamente anche gli altri anziani, notando le piccole modifiche che i loro ospiti avevano fatto ai manici degli strumenti, si avvicinarono e vollero subito provarli. Fu divertente vederli mimare in quella cantina i gesti abituali con cui lavoravano la terra, il legno, e via dicendo.

«Davvero notevole!» esclamarono in molti, congratulandosi con i nuovi arrivati per la bella pensata.

«Grazie di cuore! Sono regali bellissimi»

«Siamo noi che dobbiamo ringraziarvi – disse Eri – Se non fossimo stati in difficoltà nel provare ad usare questi strumenti, non avremmo mai avuto l’idea di migliorarli. Abbiamo capito (di nuovo… ) che non tutte le difficoltà vengono per nuocere» disse poi strizzando l’occhio a Costanza.

«Buon Natale a tutti!»

Quella fu la prima volta che gli abitanti della pianura, a tutti gli effetti, insegnarono qualcosa di nuovo ai Limitesi. Prima era sempre avvenuto il contrario. Maso riflettè che era un bel segnale…

«Buon Natale!» rispose.

***

Ci vediamo a Limite, tra due mesi, con il prossimo racconto.

Non mancare!