Riceviamo dal sito delle Transition Town una interessantissima intervista a Kevin Anderson, vice direttore del britannico Tyndal Centre ed esperto di tendenze delle emissioni di gas serra. Kevin snocciola numeri su numeri ed alcuni sono impressionanti. Si parla della necessità di ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 10% all’anno per evitare un aumento delle temperature ben oltre i 2 gradi considerati la soglia limite. Per far questo occorre una decrescita economica, non c’è altro modo. Qui l’intervista e di seguito alcuni estratti per i pigri che non han voglia di leggere tutta l’intervista. La traduzione è quella che è, ma si capisce.
Hai già detto, e lo dirai a Bristol il 6 novembre, che per rispondere adeguatamente al cambiamento climatico la crescita economica non è più compatibile. Potresti arricchire un po’ questo aspetto per noi?
(…) la parte ricca del mondo, i paesi OCSE, in generale i paesi che sono molto ben industrializzati. In quelle parti del mondo, il tasso di riduzione delle emissioni che sarebbe necessario, anche solo per rientrare all’interno di una remota possibilità di evitare un pericoloso cambiamento climatico, caratterizzato dall’aumento di 2°C per il quale ci siamo impegnati a livello internazionale, sarebbe nell’ordine di circa il 10% all’anno. Anche se una guida molto approssimativa è molto lontana dal rimuovere l’1,2 o 3% che molti scenari energetici o di emissioni considerano.
Per questo, nel breve e nel medio termine il solo grande cambiamento che possiamo fare è nel consumare meno. Ora questo sarebbe un bene, potremmo diventare più efficienti in quello che consumiamo con una riduzione del 2-3% all’anno, probabilmente. Ma tenete presente che nella nostra economia si diceva di crescere del 2% all’anno e noi stiamo qui a cercare di ottenere una riduzione del 3% all’anno nelle nostre emissioni, ciò significa un aumento del 5% nell’efficienza di ciò che facciamo ogni anno, anno dopo anno. La nostra analisi per i 2°C suggerisce che abbiamo bisogno di un 10% assoluto di riduzione all’anno, e non c’è analisi che suggerisca che questo sia in qualche modo compatibile con la crescita economica. Se consideriamo il Rapporto Stern, Stern è stato molto chiaro sul fatto che non ci fosse prova del fatto che qualsiasi tasso oltre l’1% annuo di riduzione delle emissioni sia mai stato associato a nient’altro che “recessione economica o sommossa”, credo sia la citazione esatta.
Quindi non abbiamo precedenti storici di niente che sia più grande di una riduzione del 1% annuo nelle emissioni. Stiamo dicendo che ci serve una riduzione di circa il 10% all’anno ed è qualcosa che abbiamo bisogno di fare oggi. E per questo possiamo trarre una conclusione molto chiara da ciò, che nel breve e medio termine, la strada per l’Allegato 1, le parti ricche del mondo per soddisfare i loro obblighi ai 2°C, dovrebbero tagliare significativamente i consumi. E questo significherebbe di conseguenza dal breve al medio termine, una riduzione della nostra attività economica, per esempio non potremmo avere crescita economica. Ora, potremmo avere un’economia di stato stazionario, ma la mia sensazione generale è che probabilmente la matematica ci indica di consumare meno ogni anno per i prossimi anni, forse un decennio, più o meno.
(Grazie per la segnalazione a Giordano Mancini)