Silvana Carcano: come la politica può praticare la decrescita felice

da | 14 Feb 2013

Come noto, il Movimento per la decrescita felice ha voluto, con una lettera aperta, chiarire che non si identifica con l’orizzonte politico – elettorale attuale, in ragione del fatto che la  decrescita felice è una proposta di cambio paradigmatico (a tutto tondo) dell’intera, ed attuale, società, e non soltanto la proposta di un cambio di governo.

Va, inoltre, considerato che gli attuali soggetti politici non hanno ancora avuto il coraggio, o la presa di consapevolezza minima necessaria, per farsi interpreti, senza tentennamenti e remore, di tale cambio di paradigma.

Eppure… qualcosa si muove!

La decrescita felice, infatti, ricerca e pratica un dialogo con tutte quelle realtà che, a diverso titolo, colgono nella riduzione selettiva, con approccio qualitativo, del pil, l’opportunità di sperimentare la bontà, anche dal punto di vista politico, dell’abbandono della logica della crescita a favore della logica del benessere.

Ecco perché c’è il piacere di riconoscere che, alle volte, i suggerimenti programmatici, per una politica decrescente, vengono  condivisi, e fatti propri, da alcune persone, tanto da tradursi in scelte di indirizzo politico ben preciso.

E’ successo con la lista regionale lombarda del movimento politico cinque stelle, dato che nelle parole della candidata presidente alla regione Lombardia Silvana Carcano, il richiamo esplicito ai principi ed ai valori della decrescita c’è.

Con tale spirito vengono pubblicate le risposte date al tavolo delle reti e dei distretti di economia solidale lombardi, che ha chiesto ai vari candidati regionali lombardi di esprimersi sul ruolo dell’economia solidale, sull’analisi della (e le proposte per uscire dalla) attuale crisi, sul ruolo dell’agricoltura agro-ecologica, sulla tutela attiva dei parchi regionali e del territorio lombardo, e su altro ancora.

Il lettore avrà così modo di farsi una propria idea.

di Valerio Cicchiello (Mdf Bergamo)
DOMANDA 1.
Che valutazione date del ruolo dell’economia solidale, definita anche ‘economia delle relazioni’, in Lombardia? Potreste impegnarvi affinché la nuova giunta acceleri la discussione e l’approvazione del Progetto di legge n.0077 “Promozione e sviluppo dell’economia solidale e dei prodotti agroalimentari a chilometro zero, da filiera corta e di qualità”, elaborato con il supporto di esponenti ecosol lombardi da alcuni consiglieri del CS, ma non discusso nella attuale legislatura? In particolare potete impegnarvi affinché venga istituito il “Tavolo regionale dell’economia solidale, quale strumento di programmazione, confronto e partecipazione dei soggetti che promuovono l’economia solidale”, previsto in tale progetto di legge?

RISPOSTA 1:
Siamo convinti che il ritorno all’agricoltura sostenibile e a km 0 sia l’unico futuro possibile in un mondo dove l’economia sta implodendo.

Indipendentemente dal risultato delle elezioni ci impegneremo a sostenere e a portare in discussione il progetto di legge 0077 presentato il 17/2/2011 e mai discusso, lo riteniamo un’ottima piattaforma per dare voce alle realtà di soggetti di economia solidale della Lombardia. Auspichiamo, però, un incontro con una rappresentanza di soggetti (RES Lombardia o rappresentati dei DES) per migliorare ulteriormente la proposta poiché il Tavolo, così concepito nel progetto di legge, non ha nessuna funzione di consultazione legislativa; riteniamo, infatti, utile che il Tavolo diventi ANCHE soggetto di consultazione nel momento in cui si andrà a legiferare su argomenti specifici. Questo aspetto preferiremmo discuterlo per capire il punto di vista della RES LOMBARDIA.
Sulla valutazione del ruolo dell’ECOSOL Lombarda: la riteniamo un’enorme fonte di esperienze che deve, da una parte, continuare a sperimentare un nuovo modo di fare economia, mettendo il ben-vivere come obiettivo unico, dall’altra, deve trasformare i percorsi che funzionano in pratiche da diffondere in tutti i territori della Regione. Per questo riteniamo indispensabile sostenere i percorsi di sperimentazione e innovazione attraverso bandi regionali (così come indicato nella proposta di legge 0077) e affiancando le realtà del territorio nel caso di bandi nazionali/europei/privati. Pensiamo, infine, che le buone pratiche debbano essere diffuse sul territorio attraverso il sostegno delle amministrazioni pubbliche a vari livelli, spesso il supporto delle amministrazioni territoriali è mancato per la mancanza di una visione complessiva del problema e la conoscenza delle pratiche. In Regione, vorremmo rendere più organica la ‘rete’ tra le amministrazioni per diffondere la conoscenza delle molte soluzioni CONCRETE presenti nei percorsi di ECOSOL.

 

DOMANDA 2.

Quali sono gli elementi di analisi generale della situazione attuale di crisi strutturale, economica, ambientale e sociale, che colpisce anche la Lombardia, cui i candidati fanno riferimento? Che tipo di quadro generale collegano alla loro analisi, da cui far discendere le politiche pubbliche innovative proposte nella nostra regione? Pensano di sostenere le politiche nazionali basate principalmente sul taglio della spesa pubblica e dei servizi sociali? In ogni caso, quali provvedimenti propongono a favore del “ben-essere” e del “ben-vivere” dei cittadini lombardi, in particolare quelli maggiormente colpiti dalla crisi, garantendo quindi, se condivisi, criteri di eticità, equità, solidarietà e tutela dell’ambiente?

RISPOSTA 2

L’elemento principale della nostra crisi è l’economia basata sull’ossessione della crescita e del profitto innanzitutto, economia che non considera i bisogni della gente né lo sviluppo del territorio. E’ un modello economico basato su archetipi artificiali che consentono la massima rendita per pochi a scapito del fallimento e dell’impoverimento dei popoli e delle microeconomie locali, del suolo e delle sue risorse. I tagli principali da fare sono riguardanti gli sprechi della politica. Aspiriamo ad una Regione Lombardia fondata sul paradigma culturale della decrescita, che vivrà meglio, consumando meno, recuperando i rapporti interpersonali basati sulla reciprocità e il dono anziché sulla sola concorrenza e sul profitto, in cui la dignità dell’essere umano tornerà ad essere il perno centrale. Conseguenza diretta sarà il favorire le attività creative e quelle artigianali e agricole, lo sviluppo del patrimonio culturale, artistico, musicale, turistico – agrituristico della gente lombarda, che non conterà più “il lavorare di più a qualunque costo”, ma il lavorare in maniera utile e bene, che ogni politica regionale programmata e attuata verrà valutata in termini di impatto che ne avrà sulla dignità umana (sia che si parli di politiche dei trasporti, della sanità, della gestione dei rifiuti, etc.).

Tra gli obiettivi di programma: riattivare il credito alla piccola e media impresa, bloccare la cementificazione per riconvertire/recuperare/razionalizzare l’esistente, favorire un piano energetico regionale basato sulle rinnovabili, incentivare il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione del territorio (prevenire è meno costoso che curare) col triplice scopo della sicurezza, dello sfruttamento agricolo e della proposta agrituristica, considerare e strutturare al meglio la raccolta differenziata dei rifiuti intendendoli come risorsa e non spreco, riqualificare il welfare a vantaggio dei più sfortunati e meno abbienti, della sanità pubblica riscrivendo un diverso rapporto di integrazione con il privato, rivedere tutta la mobilità regionale con particolare attenzione ai problemi del pendolarismo. Il tutto rendendo sempre informato e consapevole il cittadino circa le risorse disponibili, la loro allocazione quantitativa. Taglieremo la spesa pubblica proveniente dagli sprechi della politica, rafforzeremo quei capitoli di spesa che possano aiutare famiglie e imprese a programmare una risalita. Sogniamo inoltre di introdurre nuovi percorsi di democrazia diretta, come, ad esempio, i referendum consultivi o deliberativi senza quorum, obbligatori nel caso di investimenti pubblici oltre un certo importo, per coinvolgere i cittadini sulle scelte del proprio territorio e ‘obbligare’ gli amministratori a tenere conto dei bisogni REALI dei cittadini.

DOMANDA 3.
Cosa pensate della volontà, già manifestata all’attuale Ass.re regionale all’agricoltura, che nel prossimo PSR vengano riconosciute anche le istanze a sostegno dell’agricoltura agro-ecologica e dei percorsi di partenariato diretto tra produttori e consumatori? Ritenete di poter sostenere la richiesta, che, chi si attiva sui territori per la promozione delle filiere corte “buone, pulite e giuste”, possa esprimere nel tempo valutazioni e proposte su tali tematiche allo stesso modo ed ai medesimi Tavoli cui sono ammessi gli altri Attori del comparto Agricoltura? Come pensate si possa far conoscere a tutti gli Attori interessati quali misure e strumenti siano in discussione per il prossimo PSR e, più in generale, nella politica agricola lombarda?

RISPOSTA 3.

Pensiamo che la presenza di soggetti sperimentatori di una nuova economia in tutte le sue sfaccettature (in questo caso nell’agricoltura) siano presenze indispensabili per dare alla Regione Lombardia una nuova occasione di società. Per questo, sosterremo la presenza di soggetti e il riconoscimento di istanze di questi ‘nuovi percorsi’; pensiamo, inoltre, che queste relazioni, o partenariati, e processi debbano essere conosciuti da tutte le amministrazioni della Lombardia così da incentivare la nascita di nuove esperienze.
Sull’agricoltura in particolare: come M5S daremo moltissima attenzione a questo settore, come sempre fatto fin’ora, poiché pensiamo sia uno dei comparti fondamentali per la Lombardia. Per questo motivo nel nostro programma abbiamo pensato di sostenere quei soggetti che riteniamo possano far ripartire l’agricoltura da un punto nuovo, alcuni esempi dei nostri obbiettivi:

• Incentivi alle aziende contadine diretto-coltivatrici a conduzione familiare che praticano l’autoproduzione e vendono le eccedenze.
• Eliminazione degli obblighi fiscali e della tenuta di registri contabili per la vendita diretta dei prodotti delle aziende agricole a conduzione familiare che praticano l’autoproduzione e vendono le eccedenze (discorso diverso invece per le industrie alimentari a cielo aperto, sia chiaro)
• Incentivazione della biodiversità e delle colture biologiche.
• Incentivazione delle aziende agricole nei terreni collinari e montuosi, riconoscendo economicamente il loro ruolo di tutela idrogeologica
• incremento della realizzazione degli orti urbani destinati non solo ad anziani, ma anche a giovani e disoccupati, per favorire nuova imprenditoria agricola e prodotti a km zero (con preventiva realizzazione di un pool di geologi e studiosi che si occupino di verificare la qualità del suolo)

– incentivo allle scuole di agricoltura biologica, donando loro appositi spazi agricoli (in aree agricole con cascine)
Per mettere bene in pratica questi nostri obiettivi sarà essenziale il confronto con le reti locali e con il Tavolo dell’economia solidale che spingeremo perché venga formato quanto prima

DOMANDA 4.
Quali misure prevedete per una tutela attiva dei Parchi regionali e più in generale del territorio lombardo, che non sia solo di difesa e di salvaguardia, ma che riassegni ad un nuovo rapporto tra città e campagna, tra montagna e pianura un ruolo strutturale di definizione del modello insediativo e di fruizione del territorio? Come pensate di restituire ai sistemi locali capacità economica e sociale attiva e nuove potenzialità di progetto di sé e delle città? Come pensate di realizzare un’altra prospettiva nell’affrontare il problema del consumo di suolo, nonché a porre discriminanti nella concezione di EXPO 2015, affinché assuma come essenziale, nella tematica di “nutrire il pianeta”, il progetto e la sperimentazione di piani per “nutrire le città” lombarde?

RISPOSTA 4

Stop al consumo di territorio, rete di piste ciclabili che colleghino i comuni, sviluppo del cicloturismo e dell’ospitalità diffusa, sviluppo ed evidenza maggiore dei già numerosi eventi che coinvolgono cascine, aziende agricole e agriturismi, tutela e ampliamento del Verde e dei terreni agricoli. Queste sono solo alcune delle proposte per creare un legame tra città e campagna senza snaturare né l’una né l’altra realtà, sfruttando il fenomeno del cicloturismo che nel nord Europa è molto diffuso; riteniamo che la Lombardia abbia un patrimonio culturale storico territoriale invidiabile e che tale patrimonio debba essere valorizzato e pubblicizzato (sappiamo che giace nei cassetti dell’assessorato regionale al Turismo una proposta di legge per l’istituzione di una nuova figura professionale: la Guida Ambientale Escursionistica che potrebbe portare interessanti riscontri anche in aree montane, figura diversa e complementare alle guide di media montagna e alle guide alpine).
E’ inoltre essenziale sviluppare un piano per riportare la sovranità alimentare e il sostentamento delle città e dei territori; i parchi, per lo sviluppo di questa idea, hanno un ruolo fondamentale perché devono ritornare ad essere quei luoghi dove si produce il cibo per gli abitanti di quei territori. Il piano dovrà essere sviluppato includendo tutte le istanze provenienti dalle città e dalle reti di consumatori del territorio. Anche in questo modo (rendendo remunerativo il lavoro agricolo e dell’ambiente) possiamo mantenere i Parchi e il verde anche nelle zone periurbane.
Siamo contrari al progetto Expo da sempre, il terreno agricolo va sempre preservato. La sfida che vogliamo lanciare è riportare l’EXPO, o meglio l’argomento che tratterà, sulla strada giusta, quella di “nutrire il pianeta” spingendo per coinvolgere e dare molta evidenza a tutte quelle pratiche di nuova economia rurale che si stanno sviluppando a macchia di leopardo in tutto il mondo. Vigileremo sul malaffare che potrà inserirsi in appalti e lavori (è già successo), spingeremo per ridimensionare alcuni dei progetti più faraonici, ma soprattutto pretenderemo che tutte le strutture rimanenti rimangano ad utilizzo PUBBLICO.

Infine, la prevenzione del dissesto idrogeologico è attività importante per la nostra Regione:
proponiamo, pertanto, che vengano destinate maggiori risorse alla formazione, all’aggiornamento e alla qualificazione professionale di tale attività e relative figure professionali. E’ un approccio culturale ed economico strategico, a cui bisogna abituare, educandola gradualmente, la comunità locale. Minori investimenti nelle infrastrutture (limitandone così il devastante consumo di suolo) genererebbero risorse finanziarie da destinare a questi scopi.

DOMANDA 5.
Come pensate possa intervenire concretamente la Regione rispetto alle conseguenze nefaste del modello di sviluppo legato alla “crescita senza fine”?
Ad es.:rispetto al decreto che prevede la vendita delle terre agricole demaniali?
D. Rispetto all’eliminazione dei finanziamenti regionali a copertura dei costi di certificazione concessi agli agricoltori che scelgono il metodo biologico?
D. Rispetto alla costruzione di infrastrutture che come le tangenziali esterne milanesi o i raccordi autostradali tipo BreBeMI o Pedemontana, non solo propongono l’inattuale modello della sola mobilità su gomma, ma, sottraendo terreni pregiati all’agricoltura, attentano al diritto delle comunità locali ad un cibo di qualità?
D. Quali strumenti finanziari regionali pensate siano possibili per sostenere piuttosto i sistemi economici locali, e in particolare le imprese sociali che possono costruire lavoro per i giovani nei campi delle energie rinnovabili, della mobilità, della logistica e del turismo sostenibili, dell’agricoltura ecologica?

RISPOSTA 5

Su questi aspetti la Regione può fare moltissimo: gli agricoltori bio non possono e non devono essere discriminati né strozzati da ulteriori costi. Le “bretelle inutili” come quelle citate, ma anche la Broni-Mortara vanno fermate ad ogni costo in quanto sottraggono terreno agricolo. Sarà nostra cura valutare ogni singola infrastruttura lombarda, comprendere quale di queste si potrà fermare: spesso, infatti, è più conveniente pagare le multe per l’interruzione che proseguire i lavori (questo perché nelle valutazioni va inserito il danno ambientale causato dal prosieguo dei lavori, danno che invece le attuali istituzioni non considerano nei loro calcoli).
Riteniamo che in passato, il sostegno finanziario all’economia abbia portato a risultati dubbi, siamo convinti che vadano pensate nuove forme di sostegno o nuove modalità di finanziamento che sostengano lo sviluppo di alcune colture (sementi antiche, prodotti tipici locali) e alcune tipologie di produttori (piccoli e locali). Strumenti come, ad esempio, sgravi fiscali, facilitazioni burocratiche e di accertamenti sanitari, l’eliminazione di costi inutili (come quello della certificazione, il cui procedimento andrebbe rivisto, e del registro, come già detto sopra).