Papa Francesco ha uno stile ispirato a quella povertà personale legata alla sua radice gesuita: la croce pettorale di ferro (e forse di ferro sarà il suo anello), il rifiuto della mozzetta rossa foderata di ermellino cara a Benedetto XVI, l’abbandono dell’ammiraglia papale Mercedes SCV1, l’aver pagato di persona il conto alla Casa del Clero. Per il cardinale Bergoglio, che rifiutava l’auto blu e girava per Buenos Aires in autobus e metropolitana, la povertà è un «delitto sociale», anzi una «violazione dei diritti umani», perché le «grandi diseguaglianze» nascono dalla «estrema povertà e da condizioni economiche ingiuste»: da arcivescovo di Buenos Aires ha sempre affermato che «Cristo si cerca tra i poveri». Quindi un papa Francesco ricco e carico di ori sarebbe un intollerabile controsenso: «La crisi economico-sociale e il conseguente aumento della povertà ha le sue radici in politiche ispirate da certe forme del neoliberalismo che considerano i guadagni e le leggi del mercato come parametri assoluti, a danno delle persone e dei popoli», un sistema che «non ha remore a trasformare in disoccupati milioni di lavoratori». In quanto alla mafia, in una famosa messa per le vittime della tratta di esseri umani alla stazione ferroviaria di Constitución gridò che Buenos Aires era diventata «una fabbrica di schiavi, un tritacarne», accusando «i signori della mafia che non prestano mai il volto e salvano sempre la pelle, forse per quella ricetta così nostra che si chiama tangente». (fonte ANSA)
Se il buongiorno si vede dal mattino…e se fosse lui il primo Papa a parlare di decrescita felice?
Luca Salvi (Mdf Verona)
Nota di Mdf: Decrescita non significa necessariamente povertà, né tanto meno rinuncia. La speranza è che il nuovo Papa possa iniziare a dare, oltre a buoni messaggi, un esempio concreto in questi tempi di crisi economica, ambientale, politica e sociale. E di valori, appunto.