Mdf Verona e la nuova scuola di Trivignano (Ve)

da | 14 Ott 2013

[tube]https://www.youtube.com/watch?v=Kl8RkGGff1A[/tube]

Riceviamo dagli amici di MDF Verona e volentieri diamo spazio alla presentazione di una nuova scuola appena inaugurata a Trivignano (VE) per vari motivi:

a)     la scuola è studiata secondo i principi della bioclimatica, è a basso consumo ed a emissioni zero (non utilizza caldaie ma pompe di calore ad acqua di falda, che saranno in futuro alimentate da un impianto fotovoltaico rendendola energeticamente autosufficiente).

b)      Il linguaggio architettonico, che tanto è piaciuto alla gente del posto, è ispirato ai fienili, ai porticati, alle torri colombaie, alle tettoie e alle piccole fornaci della campagna veneta, quando l’architettura esprimeva la cultura materiale dei luoghi e si sposava con l’ambiente che la conteneva.

c)     la scuola rappresenta un esempio di recupero dei modelli architettonici del passato coniugati con le tecnologie del futuro, ovvero le “tecnologie della decrescita”. Un esempio di “fare bene” finalizzato a ridurre gli sprechi e l’impronta ecologica ma anche a creare qualcosa di veramente utile, funzionale  e bello, da ammirare e da lasciare ai nostri figli.

d)     Non da ultimo, il progettista della scuola è l’architetto Paolo Righetti, ottimo professionista, amico e socio di MDF Verona. Lasciamodunque la parola a Paolo:

La nuova scuola elementare a due sezioni (10 aule) sorge a Trivignano, un borgo di origine contadina alla periferia della città di Mestre, realizzata e finanziata dal Comune di Venezia.

La scuola è studiata secondo i principi della bioclimatica, è a basso consumo ed a emissioni “0” (non ha caldaie ma pompe di calore ad acqua di falda, in futuro alimentate da impianto fotovoltaico sul tetto che la renderanno energeticamente autosufficiente).

Essa sorge in uno spazio libero tra il diffondersi edilizio, in un paesaggio che è il residuo degli ampi campi a seminativo solcati e contornati da piccoli fossi, ove non di rado ristagnava l’acqua tra le canne di palude (fragmites), tra filari di gelsi e di salici, a volte a lato di stradine sterrate.

A questo paesaggio antico ci si è riferiti: la scuola come le antiche cascine è aperta e orietata verso il sole, serie di barchesse orientate a sud e schermate d’estate dai grandi porticati, torre colombaia a sottolineare il lessico dell’architettura, tettoie minori e pergolati ad articolare gli spazi tra chiuso e aperto. E poi il caldo rosso del cotto e il legno dei tetti, le travature e le capriate a vista per ricreare nell’oggi, in una scuola elementare – il primo cosciente incontro per i piccoli al di fuori delle mura domestiche -, un’armonia ben presente in questi luoghi, ad occhi educati alla bellezza, nelle tracce dell’edilizia contadina sopravvissuta.

La nuova scuola è pensata non come un edificio unico e possente dove l’istituzione afferma se stessa ma come il tentativo di articolare spazi e volumi in forme di dialogo e di invito.

Vuole essere il villaggio dei bambini, dove ognuno di essi possa riconoscere il particolare angolo della propria classe, del proprio stare insieme agli altri, attorno ad una piazza comune e ad una grande sala da pranzo aperta su di essa: cosi la scuola si articola in corpi edilizi diversi e riconoscibili, sviluppatesi per lo più ad arco attorno al grande prato centrale che si distende verso sud. Tutte le aule del piano terra hanno accesso diretto al vasto prato e quelle del primo piano hanno una grande scala all’aperto che sbocca proprio al centro di esso (così si integra nella vita dell’edificio la scala di emergenza).

Il progetto ha seguito i criteri della bioclimatica. L’orientamento del complesso dei corpi di fabbrica è verso sud con scostamento massimo verso est e verso ovest di 19°. Tutte le facciate a sud hanno anteposte dei porticati a doppia altezza o dotati di brise-soleil in modo che le ampie vetrate portino luce naturale all’interno e d’inverno possano funzionare come elemento di captazione dell’energia solare, essendo il sole basso sull’orizzonte (tendaggi consentono poi vari gradi di ombreggiamento): per il sole alto nel cielo dell’estate profonda schermatura è garantita dai porticati posti a sud.

La protezione dai venti dominanti invernali da nord, nord-est si ottiene grazie alla configurazione ad arco, con centro a sud, dei fabbricati ed anche con la prevista retrostante massa arborea mista, sempreverde e a foglia caduca, disposta a schermo verso tali direttrici. L’uso del verde come sistema di regolazione del microclima verrà utilizzato anche nella articolazione del vasto prato soleggiato verso sud ove sono previste basse siepi e macchie di alberi a foglia caduca, per consentire la penetrazione dei raggi solari sul prato e sulle vetrate dell’edificio nel periodo invernale, con invece ombreggiamenti estivi.

La struttura del complesso vede pareti perimetrali di grande massa e di elevate prestazioni termoacustiche: i solai ed il tetto sono in legno, dotati verso l’esterno di grande coibentazione. Il legno è un materiale a basso impatto ambientale, la fabbrica che lo produce sono i boschi, l’energia che si consuma per il suo uso è limitata alla segagione e al trasporto: il legno usato è certificato FSC, ovvero proveniente da boschi a gestione sostenibile.

Questa combinazione di tipologie di materiali per la cassa strutturale dell’edificio rileva un ritorno all’antica tradizione costruttiva di questi luoghi, con strutture in elevazione massive e orizzontamenti in materiale ligneo: recupero di una tradizione che vede edifici plurisecolari sfidare il tempo ed essere ancora maestri di bellezza ed armonia.

Dunque un involucro edilizio ben coibentato e massivo, capace cioè di gestire il microclima interno con buona inerzia termica.

Su queste basi l’impianto di riscaldamento può essere a bassa temperatura (nel nostro caso radiante a pavimento) alimentato da pompe di calore elettriche aventi come sorgente di energia termica l’acqua di falda: due pozzi profondi 20 metri prelevano l’acqua dalla falda superficiale e tramite scambiatori di calore alimentano le pompe di calore.

Nel comune di Venenzia infatti, ma anche in tutta la pianura padana, si cammina su un vero e proprio mare sotterraneo che sta a poche decine di centimetri dai nostri piedi: è la falda superficiale. Essa è sconosciuta ai più e completamente inutilizzata: essa è anche inquinata soprattutto dal percolare dei fertilizzanti e dei pesticidi in agricoltura ed inusabile quindi anche per irrigazione. Ma ha la caratteristica di avere una temperatura pressocchè costante tutto l’anno attorno ai 12°C: una fonte energetica ideale per le nuove pompe di calore che sottraendo dall’acqua da essa prelevata pochi gradi sono in grado di riscaldare in inverno e raffrescare in estate ambienti che però devono avere caratteristiche di buon isolamento termico. Infatti i sistemi a pompe di calore danno il massimo della loro efficienza quando operano a bassa temperatura e dunque con i sistemi di condizionamento radianti (a pavimento, a soffitto o a parete): in riscaldamento con acqua a 30°C, in raffrescamento con acqua a 17°C.

Completa l’apparato tecnologico un impianto di ventilazione meccanica controllata, ovvero un ricambio d’aria con scambiatore di calore che d’inverno recupera il calore dell’aria presa nelle aule ed in espulsione e lo cede all’aria in entrata distribuita poi nei vari ambienti.

La vera modernità si sposa dunque alle radici antiche di un costruire legato a culture materiali locali.

Arch. Paolo Righetti