Cargo bike e tricicli: la decrescita felice che crea lavoro

da | 4 Ago 2014

L’arrotino è certamente il ciclo-lavoratore più conosciuto in Italia, la sua bicicletta attrezzata di tutto punto per “affilare coltelli, forbici, forbicine”, e chissà per quale affinità, anche aggiustare ombrelli, è senza dubbio quella che simboleggia di più gli antichi mestieri. Ma si dà il caso che anziché riposare quale icona che fu, per questa vecchia bici sia ancora tempo di gonfiare le ruote e ripartire di gran slancio. Sì, perché i mestieri in bicicletta stanno riconquistando le strade di tutta Italia, incoraggiati dall’estrema versatilità del mezzo, dalle evoluzioni meccaniche, e da quella che molti considerano la vera soluzione alla crisi: la decrescita felice.

“Per la nostra azienda – spiega Stefano Ferrari, titolare della Cargo Bike – decrescita felice è una filosofia guida e non bisogna confonderla con il concetto di regresso, ma considerarla un’opportunità per rispolverare concetti semplici e indirizzati alla produzione di beni destinati a un’effettiva utilità”. Questa piccola azienda di Crema, che produce biciclette da carico e tricicli, conta in tutto due titolari e un assemblatore, e dal 2009 ad oggi ha conquistato un affetta di mercato, prima assente, fino a diventare leader in Italia con esportazioni anche all’estero.

“Forniamo i nostri mezzi alle comunità che svolgono servizi di pulizia, ai corrieri per la consegna dei pacchi, alle agenzie di pubblicità. Sono in incremento le richieste per biciclette destinate alla vendita dei gelati, degli hot dog, per la consegna delle pizze a domicilio, per i trasporti di magazzino. Questi mezzi per molte attività sono diventati indispensabili, specie per quei servizi da svolgere nei centri storici dove le auto non possono transitare. Molti sono anche gli usi particolari e specifici e in quei casi personalizziamo gli assemblaggi; lo abbiamo fatto per alcuni programmi televisivi o per il deejay di piazza realizzando un triciclo con tanto di poltrona e piano da incasso per i piatti”.

Il costo di queste biciclette da carico va dagli 800 ai 1700 euro e l’essere allo stesso tempo economiche, ecologiche ed estremamente versatili, le ha trasformate da prodotto di nicchia a settore – considerate anche le produzioni all’estero – che conta su grandi potenzialità di sviluppo. Perché là dove la tecnologia ha necessità di grandi investimenti per avviare attività redditizie, nella visione di una crescita più lenta, o decrescita felice, la bicicletta diventa un bene alla portata di tutti. E’ la funzione di una economia “altra” che mira ad attivare un circolo virtuoso tra la riduzione del consumo delle risorse e investimenti in grado di ripagarsi con il risparmio sui costi di gestione. “In questo caso la bicicletta produce persone che lavorano – continua Stefano Ferrari – e a fronte di un piccolo investimento rappresenta un grande potenziale per i piccoli lavori. Se un’azienda piuttosto che comprare macchine elettriche, ad esempio golf car, decidesse di comprare tricicli, con lo stesso investimento pagherebbe anche il personale addetto al lavoro e, come se non bastasse, si farebbe portavoce allo stesso tempo di un messaggio ecologico”. D’obbligo in questo caso ricordare, ma del resto sempre quando si parla di biciclette, che sia per lavoro, per fini sportivi o per trasporto urbano, l’attività motoria sulle due – o tre – ruote è un bene per la salute e un cittadino in forma significa risparmi per il Servizio sanitario nazionale.

Le soluzioni, a volte, possono davvero essere “a portata di pedale”.

Lara De Angelis

Fonte: Globalist