Oggi è l’overshoot Day e non è una bella notizia. Per dirla in parole semplici, il nostro Pianete è “in riserva”. Attinge alle se risorse per far fronte ai nostri eccessivi consumi di materie prime.
Diffondiamo il comunicato di www.retecivicaitaliana.it e mettiamo in allegato tutte le info necessarie per una corretta informazione e le modalità per firmare la petizione contro l’usa e getta.
“Ci sono voluti meno di otto mesi per far sì che l’umanità abbia esaurito l’intero budget di tutto l’anno e sia andata in una situazione di deficit ecologico. Tutto questo secondo I calcoli del Global Footprint Network, un centro di ricerca internazionale sulla sostenibilità con uffici in Nord America, Europa e Asia. Il Global Footprint Network studia l’andamento dell’imponta ecologica dell’umanità rispetto alla biocapacità naturale, cioé la capacità del pianeta di ricostituire le risorse e di assorbire i rifiuti, compresa la CO2.. L’Earth Overshoot Day pubblicizza la data in cui l’impronta dell’umanità in un certo anno supera la capacità rigenerativa della Terra di quell’anno. Dal 2000, secondo I calcoli del Global Footprint Network, l’entità del superamento é cresciuta e di conseguenza, l’Earth Overshoot Day si é spostato da inizio ottobre 2000 al 19 agosto di quest’anno. “Il problema del superamento della capacità rigenerativa sta diventando una sfida caratteristica del 21° secolo. E’ sia un problema ecologico che economico” ha detto Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network and co-creatore dell’Impronta Ecologica, un sistema scientifico di contabilità delle risorse. “Le nazioni con deficit di risorse e basso reddito sono particolarmente vulnerabili. Anche i paesi ad alto reddito che hanno avuto la possibilità economica di proteggersi dagli effetti più diretti generati dalla loro dipendenza dalle risorse devono rendersi conto che devono trovare una soluzione a lungo termine per superare tale dipendenza prima che diventino problemi troppo grandi rispetto alle loro capacità economiche”. Nel 1961, l’umanità usava solo tre quarti della capacità della Terra di generare cibo, fibre, legname, risorse ittiche e di assorbire i gas che generano effetto serra.Lamaggior parte delle nazioni aveva una biocapacità più grande della loro rispettiva Impronta. Verso l’inizio degli anni settanta, la crescita economica e demografica hanno aumentato l’Impronta Ecologica dell’umanità portandola ad un livello più grande della capacità di produzione rinnovabile del pianeta : siamo quindi andati in una situazione di superamento ecologico. Oggi, l’86% della popolazione mondiale vive in nazioni che richiedono alla natura più di quanto i loro ecosistemi nazionali riescano a produrre. Secondo i calcoli del Global Footprint Network, oggi ci sarebbe bisogno di 1.5 Terre per produrre le risorse ecologiche rinnovabili necessarie per sostenere l’Impronta attuale dell’umanità. Proiezioni moderate riguardanti la popolazione, l’energia e il cibo indicano che l’umanità potrebbe richiedere la biocapacità di tre pianeti ben prima della metà di questo secolo. Questo potrebbe essere fisicamente irrealizzabile. I costi della nostra spesa ecologica eccessiva stanno diventando sempre più evidenti. L’interesse che stiamo pagando sul crescente debito ecologico che si concretizza in deforestazione, scarsità di acqua dolce, erosione del suolo, perdita di biodiversità e accumulo di CO2 nella nostra atmosfera va di pari passo con i crescenti costi umani ed economici. I governi che ignorano i limiti delle risorse nel loro processo decisionale potrebbero mettere a rischio la loro performance economica a lungo termine. In tempi di persistente “overshoot”, quei paesi che si trovano in situazione di deficit di biocapacità si renderanno conto che la riduzione della loro dipendenza dalle risorse coincide con i loro interessi. Al contrario, i paesi che sono dotati di riserve di biocapacità hanno un forte incentivo a preservare questi beni ecologici che costituiscono una crescente vantaggio competitivo in un mondo caratterizzato da vincoli ecologici sempre più stringenti. A fronte di tutto ciò un crescente numero di nazioni si sta attivando in vari modi. Le Filippine stanno per adottare l’Impronta Ecologica come indicatore per le loro politiche nazionali – il primo paese nel sud-est asiatico a farlo – attraverso il loro Land Use Act Nazionale. Questa legge, la prima del suo genere nelle Filippine, è stata pensata per proteggere i territori dallo sviluppo caotico e per pianificare l’utilizzo e la gestione delle proprie risorse fisiche. I legislatori stanno quindi cercando di integrare l’Impronta Ecologica nella politica nazionale, ponendo il tema dei limiti delle risorse al centro del processo decisionale. Gli Emirati Arabi Uniti, un paese ad alto reddito, intendono ridurre in modo significativo la loro Impronta Ecologica pro capite – uno delle più alte al mondo – a partire dalle emissioni di carbonio. Il loro Standard per l’efficienza energetica nell’illuminazione comporterà solo prodotti ad alta efficienza per l’illuminazione interna che saranno disponibili su tutto il territorio entro la fine di quest’anno. Il Marocco é interessato a collaborare con il Global Footprint Network per il riesame – basato sull’Impronta Ecologica – del “Plan Maroc Vert”, una strategia nazionale di 15 anni per lo sviluppo sostenibile in agricoltura. Il Marocco è anche interessato a collaborare con il Global Footprint Network per valutare complessivamente in che misura il piano contribuisce alla sostenibilità del settore agricolo, nonché alla transizione verso la sostenibilità dell’intera società.