Decrescita come Rivoluzione

da | 28 Gen 2011

I problemi che stiamo vivendo in questo preciso momento storico, siano essi di carattere economico piuttosto che finanziario, sociale o ambientale, non possono essere risolti con le pseudo-soluzioni offerte dal mondo politico-economico. Ciò di cui abbiamo veramente bisogno non è altra (improbabile) crescita economica, che invece di attenuare le disparità sociali le aumenterebbe ulteriormente. Non sono le pur utilissime innovazioni tecnologiche, affatto in grado di risolvere, nonostante la presunzione, i maggiori problemi ambientali.

Ciò che ci serve più di ogni altra cosa in questo momento è una riforma culturale, che la Decrescita, appunto, si è già proposta di avviare. Come? Cambiando alcune basilari regole comportamentali della nostra vita quotidiana, scegliendo (o forse semplicemente tornando a) stili di vita un po’ più sobri di quelli attuali, passando dalla competizione alla collaborazione, dalla quantità alla qualità, dallo spreco al risparmio (di denaro, di risorse, di energia, di tempo, a beneficio sia dell’ambiente che soprattutto delle nostre tasche e del nostro umore). Nessuno, prima di Robert Kennedy in un suo celebre discorso fatto circa tre mesi prima del suo assassinio, si è mai sognato di mettere veramente in discussione il paradigma della crescita economica e del Prodotto Interno Lordo (Pil).

Che si pensi alle democrazie piuttosto che ai dispotismi, al socialismo piuttosto che al capitalismo, la crescita e di conseguenza un produttivismo forsennato sono sempre stati alla base dell’agenda politica di ogni partito, nel dna di ogni ideologia. Oggi siamo però in un particolare momento storico. Ci stiamo scontrando con i limiti di questo tipo di sistema, con quelli ambientali e, non ultimi, con quelli interiori di una specie, quella umana, che evidentemente non riesce più a sostenere l’insensata guerra che ha dichiarato già da un paio di secoli sia alla natura che alla propria spiritualità, ovviamente senza alcuna possibilità di successo.

Ciò che ci resta da fare è prendere coscienza di ciò, dei nostri limiti, delle nostre reali necessità e priorità. E ciò, ormai, è possibile solo attraverso una rivoluzione (proprio come disse a “Rai per una notte” Mario Monicelli). Una rivoluzione, però, come la intende Cornelius Castoriadis: non sanguinosa, che non porti ad una guerra civile; una rivoluzione culturale, appunto, resa possible dal “cambiamento di certe istituzioni centrali della società attraverso la stessa attività sociale, l’esplicita auto-trasformazione della società concentrata in un breve periodo di tempo… Rivoluzione significa l’ingresso dell’essenza della comunità in una fase di attività politica”. (1)

In altri termini, ciò che ci serve ora è partecipazione, che sia essa politica oppure no. Abbiamo bisogno di risvegliarci dal torpore in cui siamo rimasti immersi negli ultimi anni (se non decenni), in modo da riprendere in mano sia la situazione generale che le nostre vite, e da ridare forma al nostro mondo per riempirlo nuovamente di sostanza. Partecipare attivamente significa anche tornare a dare la giusta importanza a due delle colonne portanti della Decrescita: la convivialità e l’azione su scala locale (pensa globalmente e agisci localmente!).

Per fare ciò il Movimento per la Decrescita Felice è strutturato in diversi Circoli territoriali. Essere un membro Mdf dà modo di entrare in contatto con persone che come noi si sono proposte di dare un reale inizio alla suddetta rivoluzione. Mdf è un’associazione senza scopo di lucro formata da persone che hanno la stessa visione e che condividono i metodi ed i tempi per metterla in pratica, un “gruppo” di persone che hanno gli occhi ben aperti, le idee ben chiare, e che stanno provando a passare dalle parole ai fatti.

Nel contesto sociale in cui ci troviamo abbiamo decisamente bisogno di ricreare legami di amicizia e di fiducia che siano solidi ed affidabili, possibilmente con individui che sanno e sanno fare, e che condividono con gli altri non solo le proprie conoscenze, ma anche l’indisponibilità tipica della Decrescita a farsi soddisfare rapidamente dalle vuote promesse della società dei consumi. Persone che, come avrebbe detto Adorno, facilmente respingono la saggezza stolta costituita dalla rassegnazione.

(1): C. Castoriadis, Une societé à la dérive, Seuil, Paris, 2005

Fonte: Il Fatto Quotidiano