Il rischio delle grandi feste è sempre lo stesso: il conformismo e peggio ancora l’assuefazione che riempie di niente le persone. Anche per le festività pasquali, come per quelle natalizie, è concreta la possibilità che siano solo giorni liberati da qualche impegno ma che non dicano nulla o poco, alle persone che li vivono.
Non è questo il luogo per discettare della festa in se e delle sue derive, origini e dei suoi messaggi propri. Tuttavia è un tempo che viviamo tutti e la festa e l’aria di festa tocca un pò tutti quanti noi.
Desidero, come è quasi mia consuetudine in questi casi speciali, dedicare un pò di spazio a coloro che tale festa e soprattutto tale festività, gioia, speranza che dovremmo avvertire, non avvertono, sentono, sperimentano.
Il mio pensiero va principalmente alle persone che si sentono svuotate di senso e di speranza. Persone che hanno camminato così tanto alla ricerca di questi due elementi vitali, che hanno smarrito la strada e un pò anche se stessi. Il mio pensiero più puro ed autentico va a costoro e alla loro sete di vita autentica così forte che per svariati motivi si è tramutata quasi in malattia psichica.
Il mio affetto va a chi si sente solo, nostalgico, a chi è malato, chi subisce l’odio, la paura. A chi è disperato. A chi si sente come chiuso in gabbia, senza poter attingere alla freschezza dell’aria pulita. A chi avverte sul proprio cuore come un macigno inamovibile.
Il Movimento per la decrescita felice ha senso anche e soprattutto quando esprime la sua capacità umana di far indietreggiare la disumanizzazione che vediamo ogni giorno all’opera.
L’augurio quindi, per questa Pasqua 2015, è quello di riprendere e recuperare stili e abitudini umanizzanti per se stessi e per tutti coloro che incrociano in qualche modo il nostro cammino.
Auguri.
Alessandro Lauro