IL BIKE TOUR DELLA DECRESCITA

Il resoconto dell'edizione 2024

Il Bike Tour della Decrescita 2024 si è svolto Dal 30 Agosto all’8 Settembre, la nona edizione del viaggio in bicicletta decrescente ci ha portato da Rimini a Bologna e Lugo. Il tema è uno che ci riguarda tuttə: il cibo in tutte le sue sfaccettature. Il cibo è cultura, piacere, alimentazione e salute ma tocca anche il clima (Basti pensare che circa un terzo delle emissioni di gas serra globali derivano dai sistemi alimentari), il benessere animale, la biodiversità, la giustizia sociale nell’accesso al cibo, così come nella sua produzione (pensate al caporalato).

Tutti temi che abbiamo affronteremo in questo viaggio, in connessione a un’analisi critica del sistema socio-economico.

 

Di seguito trovate il diario di viaggio ed il photobook

 

7 Settembre

Ultimo giorno di Bike Tour! Nella mattinata riunione conclusiva e proposte per il prossimo anno. Nel primo pomeriggio abbiamo conosciuto Silvia, la titolare della CSA Terrestra che sta ospitando il festival Licheni. È in realtà una azienda agricola individuale, c’è una sola dipendente, ma grazie alla strutturazione come CSA l’azienda ha potuto evitare la chiusura, che sarebbe sicuramente avvenuta in quanto i prezzi riconosciuti dalla GdO non ne permettevano la sopravvivenza. Stefano di Arvaia (Bo) sulle CSA notava: dovrebbero essere chiamate ‘Comunità a supporto della città ‘, e non dell’agricoltura, perché la città senza agricoltura non può sopravvivere!

Abbiamo seguito ancora un workshop tra quelli proposti prima di assistere allo spettacolo dei nostri amici e partner di lunga data, Altri Mondi Bike Tour: ‘Siamo moltitudini’, e riguarda l’importanza dei batteri e dei virus negli ecosistemi, e quanto sia miope da parte nostra volere la loro distruzione. Solo riuscendo a vivere in equilibrio con la loro esistenza possiamo pensare di poter sopravvivere! Lo spettacolo è stato molto divertente e coinvolgente. Serata in relax e partenze. Al prossimo bike tour!

 

6 Settembre

Il bike tour è partito molto presto questa mattina per permetterci di arrivare in tempo all’appuntamento con Arvaia, un CSA (comunità a supporto dell’agricoltura) alle porte di Bologna. Sveglia alle 5,30 dunque e giù per le strade ancora buie! Che bello assistere al sorgere del sole e sentire i numerosi cantì dei galli.

Siamo giunte tutte in tempo a Forlì per prendere il treno che ci ha portato a Bologna, dove abbiamo proseguito in bici fino a Casteldebole. Qui ci ha accolto Francesca che ci ha accompagnato ai poderi dove Stefano, membri del CSA ci ha raccontato la nascita della stessa e del sistema che la regola. È un bellissimo esempio di supporto dove chi può paga la quota associativa intera e chi sa di potere un po di più di altri paga una quota maggiorata lasciando l’eccedenza a chi non ce la fa e paga una quota ridotta. Ogni settimana ogni socio ritira la quota di raccolto che gli spetta (è prevista anche una adesione a mezza quota). Quando il raccolto è finito chiunque dei soci può andare a raccogliere quanto rimasto o quanto è maturato più tardi. Le coltivazioni sono biologiche con l’uso della rotazione delle colture che arricchisce il terreno di sostanza organica.

Abbiamo fatto l’esperienza di andare a raccogliere le eccedenze da mangiare a pranzo, quindi abbiamo mangiato tutte insieme con l’aggiunta di pane (fatto con il loro grano), olio, conserve e formaggi acquistati per noi dalla cooperativa. Stefano ci ha raccontato anche il loro lavoro di piantumazione di alberi un tempo molto presenti tra una coltura e l’altra, come il gelso, il ciliegio selvatico e il bagolaro,  che consentono alle campagne di mantenere un buon grado di biodiversità in quanto rifugio di varia fauna. Rallegrati dall’esistenza di questa realtà cu siamo recati da Camilla, un GAS che nel 2019 si è trasformato in negozio rendendo possibile fare la spesa ai soci anche senza averla ordinata in precedenza. Il negozio è aperto dai soci a rotazione per un pomeriggio al mese da ognuno.

Ancora un treno nella giornata che ci consente di arrivare non proprio a pezzi a Lugo per il Festival dei Licheni, dove siamo attese per la cena. Anche qui la cena è vegana, l’approccio queer al cibo è di non prevaricazione, lo stesso che cercano di diffondere nei vari aspetti della vita. Purtroppo alcuni membri del bike tour per motivi diversi hanno fatto anticipatamente ritorno a casa, e lo sciopero dei mezzi proclamato per domenica potrebbe far decidere altri di fare altrettanto. Domani si vedrà!

 

5 Settembre

Il posto dove eravamo era così accogliente, il cibo portatoci dal contadino così abbondante, che,  complice il tempo piovoso in previsione, abbiamo optato per un cambiamento di programma. Siamo rimasti ancora una notte a Rocca San Casciano nella casa scout. Nella mattinata si è tenuto un ‘bagno di immersione nel bosco, condotto da Guido. Quindi il ‘laboratorio creativo di cucina’ è continuato fino all’ora di pranzo con la creazione di altri piatti. Quello che ha fatto felice e divertito a preparare  tutti noi sono stati gli gnocchi di patate al sugo di pomodoro. Nel pomeriggio ci hanno raggiunto le 2 famiglie, che avevano dovuto lasciarci per un guasto alle cargo bike, e che siamo stati felici di riaccogliere. Nel pomeriggio si è tenuto un workshop in cui abbiamo sviluppato i luoghi comuni, le resistenze e le difficoltà nel seguire una dieta vegana. Le opinioni espresse erano le più diverse, e tutte sono state ascoltate nel rispetto delle stesse. Cena con i numerosi avanzi, pulizia delle stanze in vista della partenza molto presto domattina per Bologna, e ancora la forza e la voglia di fare giochi di gruppo nel cortile…

 

4 Settembre

A malincuore abbiamo lasciato la Fattoria dell’Autosufficienza per dirigerci verso Rocca San Casciano, dove ci ha accolto una casa scout e un contadino della zona ci ha rifornito di frutta, verdura e formaggio biologico da lui prodotto. Nel pomeriggio laboratorio pratico di cucina durante il quale abbiamo sviluppato idee su come preparare o cucinare il cibo a disposizione. Ne è uscita una deliziosa cena, e persino una torta!

 

3 Settembre 

Pensieri del nostro copresidente Karl Krahmer:

Che tristezza dover lasciare anticipatamente il bike tour per tornare al lavoro. Tanto più pedalando insieme attraverso le bellezze dell’Appennino, per poi salutare tuttə e virare da solo a Forlì e passare Predappio, segnata dal suo passato fascista. Quella che ho attraversato è una città nuova, fondata per celebrare le origini del regime sanguinario di Mussolini. Nonostante occasionali illazioni insensate dalla destra sull’ecologismo, niente più lontano dall’ecofascismo della decrescita (vedasi anche questo bel saggio sul tema: https://www.iltascabile.com/scienze/ecofascismo/). La decrescita intreccia le problematiche ambientali con le lotte sociali e per quanto possa includere la proposta di regole che limitano (apparenti) libertà di produrre e consumare quanto si voglia, indipendentemente dai limiti ecologici, queste regole andranno definite in uno spazio democratico.

La proposta della decrescita felice serve proprio a salvaguardare gli spazi di scelta collettiva e individuale, tutelando lo spazio ecologico necessario affinché ci siano questi spazi di scelta, il più possibile per tuttə. Questo, in un mondo diseguale, non può che avere impatti differenziati sulle vite delle persone, essendo la ricchezza materiale la variabile che più determina quanto si inquina: più si ha e si consuma, più risorse si consumano, più gas serra si emettono. Ma non è solo un tema di rinuncia: si può vivere molto bene in armonia con l’ambiente e senza basare la propria vita su processi ingiusti di estrazione di risorse. Lo dimostrano tante piccole esperienze e ci sono moltissime idee per fare di questo delle politiche efficaci che fanno bene a tutte le persone. Certo, a costo di scomodarsi a mettere un dubbio un sistema di accumulazione infinita di capitale. Ma a chi ha mai reso davvero felice questo? E a quale costo?

 

2 Settembre

Il Bike Tour è arrivato alla Fattoria dell’Autosufficienza a più di 700m slm, nel pieno dell’Appennino tra Toscana e Romagna dove si è preso il tempo per stare due notti, riposarsi, confrontarsi e imparare.

La Fattoria è una realtà bellissima portata avanti da Francesco Rosso che con grande sforzo, ingegno, copiando da esperienza in giro per il mondo, ha recuperato dei terreni agricoli abbandonati da anni e ha realizzato uno spazio agricolo, di agriturismo, di apprendimento fisico e spirituale, di riposo e di rigenerazione ecologica bellissimo, pieno di biodiversità.

Pensato e costruito con i principi della permacultura e della bioedilizia ma anche del semplice piacere e della bellezza. Ci ha raccontato delle sfide incontrato tra tempo inclemente, istituzioni a volte ostili, errori fatti; dell’importanza di contenere l’acqua per evitare l’erosione; del ruolo delle galline nel riciclare gli scarti di cibo e per chiudere i cicli naturali; della manutenzione dei pascoli per la biodiversità.

L’autosufficienza è un’ambizione qui ma non va intesa in senso troppo rigido: produrre ortaggi a queste altitudini è difficile e non troppo efficiente – ha comunque senso per un agriturismo ma volere l’autosufficienza completa sarebbe illusorio. Il tema è quindi anche quello di essere parte di cambiamenti più ampi, di essere in rete con altre realtà per poter costruire delle vere alternative sistemiche. Oltre a godersi il luogo, la biopiscina che celebra la vitalità anziché la sterilità dell’acqua, e dell’ottimo cibo, il gruppo la mattina ha partecipato a un corso di panificazione con pasta madre con le farine dei grani antichi coltivati nella stessa azienda.

Ma come si può trasformare il sistema del cibo in modo decrescente?

Ne ha riflettuto il gruppo del bike tour in un laboratorio ragionando sul cambiamento dal locale al globale. Che ruolo ha il cibo locale in una trasformazione decrescente? Ma poi come lo possiamo definire il cibo locale? Semplicemente attraverso la distanza trasportata? Ma possono essere più impattanti per il clima i 3km in macchina dal produttore locale che i 10mila km su una nave cargo. O definiamo dei confini tra territori? Ma come li tracciamo i confini?

La verità è che la geografia umana è ed è sempre stata profondamente relazionale e sono le relazioni a definire un luogo. Ovviamente ha senso rafforzare i sistemi locali del cibo, comunque li intendiamo ma allo stesso tempo non ha forse senso essere troppo assolutisti. Anche perché il potenziale di produrre cibo è molto diversa tra diversi territori. Ci sono territori che probabilmente non potranno mai essere autosufficienti e nutrire tutta la propria popolazione e il commercio alimentare a livello globale ha fortemente contribuito alla sicurezza alimentare, anche compensando variazioni locali della produzione. Il tema è come possiamo rendere più solidali queste relazioni di scambio.

E poi, la carne: la produzione di carne è responsabile di circa metà delle emissioni di gas serra globali che sono causate dal sistema alimentare che nell’insieme è responsabile di tra un quarto e un terzo delle emissioni totali. È allora senza dubbio fondamentale ridurre produzione e consumo di carne e questo ha anche grandi benefici per la salute. Ma forse non significa diventare tutt* vegan*, anche perché ci sono molti territori (anche le Alpi) in cui si può produrre carne ma non ortaggi. E gli animali, come abbiamo anche visto nella Fattoria dell’Autosufficienza sono importanti per chiudere dei cicli naturali e per mantenere la biodiversità nei pascoli. Ma qui ovviamente si parla di tutt’altro che allevamenti di massa.

E poi la giustizia sociale. C’è orribile sfruttamento lavorativo nell’agricoltura, anche col caporalato che continua a imperversare in Italia, ci sono troppe persone che non hanno abbastanza da mangiare e c’è il grande tema che nella nostra società comprare del cibo etico costa, richiede tempo e conoscenze approfondite; diventa, in altre parole, spesso strumento di distinzione ed esclusione sociale. Ma il cibo del sistema agro-industriale orientato a profitto e crescita fa male a tutt* e quindi il cibo buono ed etico non deve essere per pochi ma per tutt*!

 

1 Settembre
Il Bike Tour è stato da Remedia, un’azienda che sull’Appennino coltiva con metodi biologici, rispettando ritmi naturali e instaurando rapporti di lavoro durevoli coi propri collaboratori. Dalle piante distilla oli essenziali, fa acque aromatizzate e ne produce prodotti per la cura naturale e la cura del corpo.
 
 
30-31 Agosto
Le prime tappe ci hanno portato da Rimini a Sant’Agata Feltria. Entrare dal mare nelle montagne è sempre un’emozione. Per strada abbiamo incontrato il Comitato Salute Valmarecchia (https://iononbecco.wordpress.com/) che protesta contro l’apertura di un grande allevamento intensivo di polli, superficialmente biologico, nella loro valle.
 

La questione del consumo di carne è sicuramente un tema centrale di questo viaggio, considerando i grandi impatti ecologici che ha la sua produzione, sollevando domande come: bisogna essere proprio veganə o è più efficace una posizione più moderata di riduzione del suo consumo per coinvolgere più persone? Quanto tempo serve per cucinare le verdure e chi ce l’ha? Quali equilibri di genere ci sono nei ruoli in cucina? Chi si può permettere di comprare della carne etica, ammesso che esista?

Contraddizioni del sistema della mobilità durante il bike tour

Duranete il nostro percorso ci imbattiamo in una superstrada che passa sopra la statale che stiamp percorrendo. Ovviamente non saremmo mai per la costruzione di una superstrada con la sua violenta distruzione del paesaggio. Ma quando pedaliamo sulla statale vecchia e il traffico è poco perché tuttə vanno sulla strada veloce… Non possiamo che esserne contentɜ. Quale sarebbe l’alternativa? Chiaro che non ci si può aspettare che quotidianamente si vada in bici sulle strade di montagna. Ma un trasporto pubblico efficace che rende superfluo il possesso individuale dell’auto è possibile, lo dimostra la Svizzera. Ma anche i paesi poveri dove (fatti salvi tutti i problemi che ovviamente hanno) non è ancora arrivata la peste dell’auto di massa, è molto molto più facile spostarsi senza auto che in Italia, semplicemente perché lo fa la maggioranza (ne abbiamo testimonianze dirette per esempio da Marocco, Dominica, Cabo Verde). Ricordiamoci che la mobilità basata sull’auto individuale che sembra così insuperabile ha solo pochi decenni di storia…

 

Il photobook dell'edizione 2024

La mappa dei Bike Tour dal 2016 ad oggi

Tutte le info sui Bike Tour Passati